Juventus-Lazio (2-2): analisi tattica e considerazioni

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La penultima giornata di serie A si chiude con un rocambolesco 2-2 tra Juventus e Lazio. I bianconeri si portano sul doppio vantaggio nel primo tempo, grazie ad uno straordinario Morata. Lo spagnolo è autore dell’assist per l’1-0 di Vlahovic e della rete del 2-0. Nella ripresa, la squadra di Sarri aumenta i giri del motore e approfitta del calo fisico degli uomini di Allegri, sui quali pesano i supplementari della finale di Coppa Italia. Accorciano le distanze un’autorete di Alex Sandro e poi Milinkovic-Savic all’ultimo istante. Un gol fondamentale per i biancocelesti, che così acquisiscono la certezza matematica di un posto nella prossima Europa League. Oltre alle giocate del rettangolo di gioco, la partita si riempie anche dei sentimenti del popolo bianconero, che saluta per l’ultima volta Dybala e Chiellini. Questo e molto altro nella nostra analisi tattica di Juventus-Lazio. Cominciamo dando uno sguardo alle formazioni.

Juventus-Lazio (2-2): analisi tattica e considerazioni

I padroni di casa si presentano stavolta con un 4-2-3-1. Perin tra i pali, linea difensiva composta dai terzini Cuadrado e Alex Sandro e dalla coppia centrale Chiellini e Bonucci. Mediana tutta italiana con Locatelli e il giovane Miretti. Vlahovic è l’unica punta, supportato sulla trequarti da Morata, Dybala e Bernardeschi.

Nessuna novità, invece, per Sarri, che manda in campo il suo solito 4-3-3. In porta c’è Strakosha, protetto dalla retroguardia formata da Marusic, Acerbi, Patric e Lazzari. Cataldi in cabina di regia, affiancato dai titolarissimi Milinkovic-Savic e Luis Alberto. In avanti, c’è Cabral a fare le veci di Immobile da centravanti. Felipe Anderson e Zaccagni completano il tridente agendo sugli esterni.

Primo tempo: la Lazio domina, ma la Juventus colpisce

L’analisi tattica del primo tempo di Juventus-Lazio è contrassegnata da un maggior possesso dei biancocelesti. La squadra di Sarri si dispone fin da subito alta ed aggressiva in pressione. In fase d’attacco, vengono molto ricercati gli esterni. A sinistra, Zaccagni, con i suoi movimenti a convergere per arrivare alla conclusione. A destra, Lazzari, con le sue pericolose discese, beneficiando dei tagli interni di Felipe Anderson a liberare la corsia.

La Juventus parte molto bassa e pur concedendo qualcosa sulle fasce, è attenta a non farsi trovare impreparata in area. In questo senso, la retroguardia bianconera è aiutata dall’assenza di peso offensivo dei biancocelesti. Cabral, infatti, per quanto molto generoso, viene spesso a giocare fuori, impotente contro la maggiore fisicità dei centrali di Allegri. Non è un caso che, al di là del maggior possesso palla, la squadra di Sarri arrivi alla conclusione soltanto con soluzioni da fuori poco precise.

Il 4-2-3-1 del tecnico livornese prevede un’impostazione a 3, con Locatelli che si schiaccia sulla linea difensiva e Miretti in verticale rispetto a lui. I bianconeri sono bravi nell’alternare una gestione paziente del pallone con continui cambi di gioco, ad azioni più verticali, innescando l’attacco della profondità dei giocatori offensivi. Specialmente quando la Lazio rimane un po’ scoperta dietro. Ed è proprio grazie a questo duplice sviluppo che i padroni di casa, tra il 10° e il 36° collezionano il doppio vantaggio. Apre le danze Vlahovic, bravo a sfruttare di testa un ottimo cross dalla sinistra di Morata. Lo stesso spagnolo, poi, mette in cassaforte il risultato con uno splendido destro a giro al termine di un eccellente contropiede sull’asse Dybala-Cuadrado.

Juventus-Lazio (2-2): analisi tattica e considerazioni

La doppia gioia bianconera viene intervallata da uno dei tanti momenti toccanti della serata. Al minuto 17, De Ligt entra al posto di Chiellini, permettendo al capitano di prendersi l’ultima standing ovation della sua storia con la maglia bianconera. 

Acquisito il doppio vantaggio, la Juventus torna ad abbassarsi e a difendersi con un 4-4-2. Dybala si occupa in prima battuta di Cataldi, mentre Miretti prende in custodia Luis Alberto. Dall’altra parte, Locatelli tiene d’occhio Milinkovic, col serbo molto più statico e poco incline ad accompagnare l’azione in area di rigore. Come sempre, maggiori spazi sono concessi a Lazzari, non sempre seguito da Morata, che rimane più dentro al campo.

Secondo tempo: la Juve cala e la Lazio rimonta

Nella ripresa, la Lazio riparte con maggiore convinzione e determinazione, complice anche il calo fisico dei bianconeri. Spina nel fianco della difesa juventina è il solito Lazzari. La squadra di Allegri soffre molto sul proprio lato sinistro. I tagli interni di Felipe Anderson portano fuori posizione Alex Sandro e così sull’esterno biancoceleste si ritrova spesso il solo Morata in chiusura. Lo spagnolo mostra come sempre un grande spirito di sacrificio, ma da un’ennesima discesa dell’esterno destro di Sarri, la Lazio conquista un prezioso corner al minuto 51. Dagli sviluppi dello stesso, Patric trova la rete che accorcia le distanze, coadiuvato da una determinante deviazione dello stesso Alex Sandro.

L’ex tecnico del Napoli crede nella rimonta e inserisce subito Pedro al posto di Cabral. Lo spagnolo si colloca sulla corsia di destra del tridente, con Felipe Anderson spostato da centravanti. L’ex Barça dimostra grande vivacità e intraprendenza e tutta la squadra beneficia del momento, alzando ulteriormente il baricentro. I biancocelesti legittimano la supremazia territoriale con una ritrovata superiorità tecnica, soprattutto a centrocampo. Con la Juventus che si abbassa sempre di più, si libera maggiore spazio per i centrocampisti, in particolare Milinkovic. Il serbo detta i tempi e guida il pressing, entrando finalmente in partita.

Allegri vede i suoi in difficoltà in mezzo al campo e incapaci di uscire dalla pressione laziale. Per questo, dopo l’ora di gioco, ricorre ad un triplo cambio. Dentro Kean, Aké e Pellegrini per Vlahovic, Morata e Locatelli. La squadra passa ad un 4-3-3, con Alex Sandro avanzato da mezz’ala sinistra, Bernardeschi spostato a destra e Miretti davanti alla difesa. In attacco, Kean parte largo sulla corsia mancina, mentre Dybala agisce da (falso) centravanti. Le sostituzioni riportano un po’ di equilibrio a centrocampo, anche se il tecnico livornese continua a chiedere un grande lavoro in copertura agli esterni offensivi. La Joya, invece, non si dimostra pienamente a suo agio in quella posizione, finendo spesso in fuorigioco.

La Lazio continua ad avere giocate di qualità dalle corsie, con Cuadrado in grande difficoltà nel tenere nell’uno contro uno Zaccagni. Sarri perde però Luis Alberto, sostituito, insieme a Cataldi, da Basic e Lucas Leiva. A 13 minuti dalla fine, Allegri cambia ancora. Dentro Palumbo e fuori Dybala, accolto anche lui dall’affetto di tutto l’Allianz Stadium. Il giovane neoentrato si colloca a sinistra, permettendo a Kean di occupare la posizione di punta centrale.

Le pochissime sortite in avanti dei bianconeri sono affidate ai guizzi e alla velocità di Aké. Tuttavia, l’unica arma offensiva rimasta ai padroni di casa si traduce nella loro condanna. Al minuto 95, Zaccagni ferma una ripartenza al limite della propria area. Patric avvia la transizione dei biancocelesti, conclusa dal tiro di Basic. Perin si oppone, ma sul secondo palo arriva Milinkovic per il tap-in vincente. Gol del 2-2 e Lazio in Europa League.

Juventus-Lazio (2-2): analisi tattica e considerazioni

Analisi tattica Juventus-Lazio: le considerazioni finali

L’ultima partita stagionale in casa della Juventus va ricordata soprattutto per i grandi addii di due colonne della storia recente bianconera, Chiellini e Dybala. Per quanto concerne la prestazione, al netto di un buon primo tempo, la squadra di Allegri soffre per tutta la ripresa, rimanendo sempre troppo bassa e non riuscendo a gestire l’ultimo pallone a meno di 30 secondi dal fischio finale. Poco importa per un risultato che, dal punto di vista della classifica, non aggiunge né toglie niente. La Vecchia Signora attende ormai soltanto la fine di questo campionato, sabato sera in casa della Fiorentina, per lasciarsi alle spalle una travagliata stagione e iniziare a gettare le basi per il futuro.

Pari tutt’altro che insignificante invece per Sarri e la sua compagnia, che agguantano così il preziosissimo quinto posto che vale l’approdo alla prossima Europa League. La squadra fatica nel primo tempo a rendersi pericolosa, orfana del proprio bomber Immobile e con Milinkovic lontano dalla porta. Nella ripresa, invece, il serbo sale in cattedra e trascina i compagni, sugellando la qualificazione all’ultimo istante. I biancocelesti ora possono chiudere con spensieratezza la stagione davanti al proprio pubblico, sabato sera contro il Verona. In ottica futuro, il tecnico di origine napoletane dovrà sicuramente lavorare sulla fase difensiva, atavico tallone d’Achille che ha accompagnato la squadra per tutta la stagione e ne ha condizionato parzialmente il rendimento.

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