Dopo tre gare senza successi, la Juventus di Sarri torna a vincere nello scontro diretto con la Lazio e comincia ad accarezzare lo scudetto per il nono anno consecutivo. Una partita equilibrata nel primo tempo, mentre nella ripresa i bianconeri hanno approfittato dello sbandamento biancoceleste per mettere a segno l’uno-due decisivo con Ronaldo, che tocca 30 gol in campionato e condivide il trono dei marcatori con Immobile. Nonostante un secondo tempo in totale controllo, un nuovo blackout ha fatto tremare Sarri nel finale consentendo alla Lazio di credere al pareggio. Un aspetto sul quale il tecnico bianconero dovrà ancora lavorare molto, soprattutto in vista della Champions dove i cali di concentrazione si pagano a caro prezzo.
Intanto, c’è un titolo in dirittura d’arrivo: a quattro giornate dalla fine, sono otto i punti di vantaggio sull’Inter. Lo scudetto potrebbe arrivare già fra due giorni, se i bianconeri dovessero battere l’Udinese e Conte non riuscisse a vincere contro la Fiorentina.
Juventus-Lazio, Sarri: scudetto a un passo? «Comincio a grattarmi…»
Nel dopopartita di Juventus-Lazio, ai microfoni di Sky Sport, Maurizio Sarri tiene ancora i piedi per terra e non vuole sentir parlare di scudetto già vinto. «Comincio a grattarmi… E’ come avere un’opportunità da gol, la puoi segnare oppure mancare. Ci mancano ancora quattro punti e solo ad obiettivo raggiunto ne potremo parlare. In questo momento sono tutti punti sudati, giochiamo ogni tre giorni e dobbiamo rimanere con la testa sul pezzo».
Una serata di grande importanza per la Juve non poteva che essere decisa dal suo giocatore più rappresentativo. Con la doppietta alla Lazio, Cristiano Ronaldo sale a quota 30 reti in campionato, arrivando a una sola rete da Felice Borel come miglior marcatore della storia bianconera in una sola stagione. Il portoghese è inoltre il giocatore più veloce della storia a realizzare almeno 50 reti in Inghilterra, Spagna e Italia. E adesso, il record di Higuain come miglior marcatore in una stagione nella storia della Serie A dista solo sei gol.
«Cristiano sente l’odore del gol, – afferma Sarri dopo Juventus-Lazio – è un giocatore impressionante anche perché ha una capacità straordinaria di recupero tra una partita e l’altra. E’ un fuoriclasse non solo nei piedi ma anche nella testa. Se si mette qualcosa in testa il livello di determinazione è forte. Vediamo se farlo riposare in qualcuna di queste partite, non mi sembra comunque che ne abbia bisogno in questo momento».
Sulla staffetta Dybala-Higuain: «Scelgo l’uno o l’altro in base all’avversario, valutando se giochiamo contro una difesa da portare fuori oppure in profondità. Per la maggior parte ci concentriamo comunque sulla condizione fisica dei nostri. Ieri Dybala si è bloccato in allenamento per un mal di schiena e oggi abbiamo dovuto rischiarlo, perchè Higuain ha avuto lo stesso problema durante il riscaldamento».
Il tecnico sulla Champions: «Niente cali di concentrazione»
Non sono ammessi cali mentali in Champions League, dove i bianconeri devono guadagnarsi i quarti di finale rimontando il Lione. «Quest’anno abbiamo subito 12 rigori contro. Un numero altissimo così come i gol che questa squadra ha segnato rispetto alle stagioni precedenti. Diversi gol li abbiamo presi in situazioni di blackout quando eravamo in netto vantaggio. Io spero che anche in Champions abbiamo un netto vantaggio ma ho forti dubbi, quindi il calo dal punto di vista mentale non dovrebbe succederci.
Stiamo comunque parlando di un finale di stagione atipico, così come lo sarà la fase finale della Champions. Ci sono squadre che hanno già finito e sono in periodo pre-campionato. Parlando della sosta per il lockdown, poi, non è stata certo rilassante con i rumori delle ambulanze e mille morti al giorno. E’ una situazione eterogenea tra un Paese e l’altro. Noi abbiamo un ottavo di finale da ribaltare, non sarà semplice, ma adesso dobbiamo pensare alle ultime partite di campionato».
Sarri ricorda il suo percorso da allenatore, cominciato nella stagione 1990/91 sulla panchina dello Stia. Il tecnico è adesso vicino al suo primo trofeo in Italia tra i professionisti. «Ho smesso di fare un altro mestiere perché mi annoiavo e ho scelto il calcio per vivere di questo lavoro, non certo perché avevo già la presunzione di arrivare ai vertici nazionali ed europei. In corso d’opera ci vuole anche tanta fortuna per arrivare al posto giusto al momento giusto. Così riesci a fare di più rispetto alle intenzioni iniziali, per quanto mi riguarda vivere facendo ciò che mi appassiona».