Juventus-Lecce (1-0): analisi tattica e considerazioni

0

Con una zampata di Milik la Juventus riesce ad avere la meglio sul Lecce nella sfida dell'”Allianz Stadium” valevole come anticipo della giornata 6 di Serie A, di cui a breve andremo a svolgere l’analisi tattica. La squadra di Allegri agguanta un successo molto importante per scacciare via i fantasmi di Sassuolo, ma la vittoria non è corroborata da una prestazione convincente. Dopo un primo tempo poco spettacolare, nella ripresa i bianconeri trovano con un afflato d’insistenza il gol che vale 3 punti con l’attaccante polacco, a segno alla prima da titolare. Sterile la reazione degli uomini di D’Aversa, molto meno indomabili di quanto mostrato in questo avvio di stagione. Riviviamo gli spunti salienti di questo Juventus-Lecce attraverso il racconto dell’analisi tattica. Prima però diamo un’occhiata alle formazioni.

Padroni di casa in campo col consueto 3-5-2, leggermente rimaneggiato dal turnover. In porta c’è sempre Szczesny, protetto dalla retroguardia composta da Bremer, Danilo e Rugani. Sugli esterni, confermato McKennie a destra, mentre a sinistra ritrova la titolarità Cambiaso. In mezzo, Locatelli regista affiancato dalle mezz’ali Rabiot e Fagioli. Davanti, c’è appunto Milik a far coppia con Chiesa.

Gli ospiti rispondono col 4-3-3. Falcone tra i pali, linea difensiva con coppia di terzini nuova composta da Venuti e Dorgu, mentre Baschirotto e Pongračić presidiano il centro. In cabina di regia c’è Ramadani, con Oudin e Blin ai suoi lati. Tridente offensivo che vede Krstović in mezzo e le due ali Strefezza e Almqvist a supportarlo.

Analisi tattica Juventus-Lecce, primo tempo soporifero

L’analisi tattica della Juventus in questa sfida contro il Lecce presenta una serie di aspetti che sono una logica conseguenza della disfatta di Sassuolo. I bianconeri non vogliono ripetere gli errori dell’ultima trasferta, per cui scendono in campo dando grande attenzione alla disposizione in campo, quasi in un eccesso di zelo difensivo, e cercano di bypassare il centrocampo in fase di impostazione.

Per non subire l’intraprendenza degli esterni offensivi salentini, Allegri tiene entrambi i quinti molto bassi, in linea coi difensori, quando la squadra non è in possesso di palla. Grazie alle coperture dei braccetti e al supporto dei centrocampisti (e complice anche una mediana leccese piuttosto statica e passiva), la Vecchia Signora non va mai in sofferenza sulle corsie e tiene a bada egregiamente le principali fonti di pericolo degli ospiti.

Quando però arriva il momento di condurre la manovra, le cose si complicano. A centrocampo c’è grandissimo traffico e Locatelli viene preso in prima battuta da Oudin. La costruzione dell’azione passa inevitabilmente dai piedi dei difensori e questo compito viene preso in particolare da Danilo. Le soluzioni non sono granché. La palla addosso a Milik diviene facile preda della retroguardia pugliese, che sovrasta il polacco un po’ troppo svogliato. I lanci lunghi a innescare le accelerazioni di Chiesa si trasformano quasi sempre palle perse per l’imprecisione della giocata stessa. Come se non bastasse, nemmeno i quinti riescono a garantire uno sfogo, perché nel Lecce sia Almqvist che Strefezza rientrano a dare copertura.

Con le strade tutte ostruite, l’unico modo per arrivare dalle parti di Falcone è recuperare il possesso nella trequarti avversaria con un minimo di pressione alta. Situazione di gioco che, come suo solito, la Juventus esplora nei primissimi minuti, salvo poi calare col trascorrere del tempo. Solo qualche sporadico anticipo o break dalla difesa permette a Chiesa di ricevere in area e puntare la porta.

Juventus-Lecce (1-0): analisi tattica e considerazioni

Tuttavia, nei bianconeri manca un po’ di energia e supporto agli attaccanti per impensierire davvero gli ospiti. Milik viene spesso fuori a giocare il pallone, lasciando vuoto il centro dell’area, senza che alcuno s’inserisca.

Analisi tattica Juventus-Lecce: la calma dei pugliesi

Il Lecce arriva a questa partita contro la Juventus con la consapevolezza di affrontare una squadra sfiduciata e con tanti dubbi, come di fatto si è dimostrata attraverso l’analisi tattica della prima frazione. Per questo motivo, la squadra di D’Aversa mantiene un ritmo basso, aspettando un inevitabile calo di intensità da parte dei padroni di casa. I bianconeri concedono il giro-palla da dietro, mandando le due punte in pressione sui centrali e smistando le mezz’ali sui terzini

Il dispendioso lavoro a cui sono costretti Rabiot e Fagioli procura ai salentini un’opportunità di uscita, sempre esterna, cambiando fronte da una fascia all’altra per cogliere il ritardo del centrocampista dal lato debole. Quasi sempre l’azione si sviluppa da destra a sinistra, per cui spetta a Dorgu il compito di verticalizzare. Con le ali inibite, il riferimento principale è l’appoggio addosso a Krstović, impegnato in una lunga battaglia con Bremer. Per il Lecce è però difficile guadagnare terreno a partire dalle sponde del montenegrino, perché la difesa a 5 bianconera non concede nulla

Altrettanto intangibili sono gli attacchi della Juventus, che a sua volta s’infrange contro il muro salentino, eretto con tutti gli effettivi dietro la linea della palla. A parte qualche sgasata di Chiesa, il primo tempo si conclude con uno 0-0 assolutamente esemplificativo di una partita lenta, giocata tecnicamente male dall’una e con l’assenza di fretta di chi arriva da lontano dall’altra.

Analisi tattica Juventus-Lecce, il secondo tempo: la zampata vincente di Milik

Nella ripresa, il copione dell’analisi tattica di Juventus-Lecce non può che proseguire allo stesso modo dei primi 45 minuti. La prestazione dei bianconeri peggiora, oscillando tra un festival dell’horror tecnico e la confusione organizzativa più totale. Una squadra che non riesce a essere corale nei movimenti, lenta e sempre in attesa che qualcuno inventi la giocata risolutiva. E non è un caso che il gol vittoria arrivi da un’occasione casuale.

Sugli sviluppi di un calcio d’angolo, al minuto 57, Milik premia quel sussulto d’insistenza avviato dal cross di McKennie prima e dalla sponda di testa di testa di Rabiot poi. Il polacco è lesto ad allungarsi sul secondo palo per spingere dentro il pallone del vantaggio bianconero.

Juventus-Lecce (1-0): analisi tattica e considerazioni

Il risultato sbloccato consente alla squadra di Allegri di liberarsi un po’ dalla pressione emotiva e, soprattutto, costringe il Lecce a doversi sbilanciare. Aspetti che favoriscono un miglioramento della qualità generale della gestione del possesso e della prestazione dello stesso Milik, nonché danno maggiore convinzione ai centrocampisti per farsi vedere in avanti. Soprattutto Rabiot, con le sue incursioni profonde, e Fagioli, che continua a galleggiare tra le linee e a ripulire palloni per dare respiro alla manovra con la sua tecnica e la sua leggerezza nelle giocate.

D’Aversa ricorre ai cambi per scuotere i suoi. Poco dopo l’ora di gioco entrano Rafia, Sansone e Gendrey rispettivamente per Oudin, Strefezza e Venuti. Pochi minuti dopo, al 69′, arriva anche un’altra sostituzione a centrocampo con Kaba al posto di Ramadani e conseguente passaggio di Blin in posizione di regista. Il Lecce alza il baricentro, portando su anche i terzini, ma manca nelle rifiniture. Di converso, concede tanto campo alla Juventus, che ora trova con maggiore facilità un riferimento avanzato su cui appoggiarsi, rifiatare e far salire la squadra.

Allegri, invece, cambia soltanto dopo il minuto 70. Prima Gatti e Kostić rilevano Rugani e Cambiaso, il primo per un problema fisico e il secondo per evidente difficoltà nel contenere la velocità di Almqvist. Poi, è il turno di Vlahović per il match-winner. L’ultima tornata di sostituzioni investe il lato destro, con Weah e Miretti che prendono i posti di McKennie e Fagioli, ormai esausti. Nel Lecce, infine, l’ultima mossa è l’inserimento di un’altra punta, Piccoli, per Blin e conseguente passaggio ad un 4-4-2 a trazione decisamente anteriore. L’ultimo flash lo regala Kaba che si fa ammonire due volte e lascia anzitempo la partita.

Juventus-Lecce, le considerazioni finali

Concludiamo questa analisi tattica di Juventus-Lecce con qualche breve riflessione. I bianconeri centrano l’unico obiettivo ammissibile in questa giornata, ovvero sia la vittoria. Poco conta che la squadra non abbia corso pericoli o comunque non sia caduta vittima di strafalcioni come quelli visti a Reggio Emilia, perché, obiettivamente, in Emilia la Vecchia Signora ha toccato un fondo che sarebbe meglio non tornare ad esplorare. C’è ancora tanto da fare per dirsi usciti da questo momento interlocutorio, stante una prestazione non ancora convincente.

Quanto agli ospiti, ci si aspettava decisamente di più. Una squadra che viaggia sulle ali dell’entusiasmo si è arenata sul prato dello “Stadium” senza colpo ferire. Pochissima intraprendenza, nessun guizzo degno di nota e un atteggiamento di chi, conscio del suo reale potenziale, quasi ha paura di osare di più. Anche in casa di una Juventus ormai non più temibile come un tempo. L’approccio passivo è testimoniato anche dall’impalpabilità dei subentrati, che non sono riusciti ad infondere quello spirito di reazione per sovvertire lo svantaggio. Fotografia dell’inefficienza degli innesti è Kaba, che in meno di 30 minuti si becca due gialli e lascia i suoi in 10.

LASCIA UN COMMENTO

Per favore inserisci il tuo commento!
Per favore inserisci il tuo nome qui