La Juventus batte finalmente un colpo anche in Europa superando il Maccabi Haifa in casa per 3-1 nella terza giornata dei gironi di Champions. I bianconeri smuovono così la loro classifica dopo le due sconfitte iniziali, dando continuità al successo dell’ultima giornata di campionato. La squadra di Allegri gioca una discreta partita, almeno fino al minuto 75, quando il subentrato David trova la rete che accorcia le distanze costruite con i gol di Rabiot e Vlahovic. Lo stesso francese, alcuni minuti dopo, firma la doppietta personale, sugellando i 3 punti. Mattatore della serata e assoluto protagonista di questa analisi tattica di Juventus-Maccabi è Angel Di Maria, autore degli assist di tutte le marcature bianconere. Non resta allora che immergerci più a fondo nelle pieghe di questa sfida, non prima però di aver dato una rapida occhiata alle formazioni.
Allegri recupera il Fideo e Paredes, ma perde Milik. Per questo, rispetto a quanto visto contro il Bologna, ritorna al 4-3-3. Szczesny in porta, linea difensiva con Cuadrado e De Sciglio esterni e coppia centrale formata da Bremer e Danilo. A centrocampo, l’ex PSG ritrova il suo posto in cabina di regia, affiancato dalle mezz’ali Rabiot e McKennie. In attacco, Vlahovic è il riferimento centrale, con Kostic a sinistra e Di Maria, appunto, a destra.
Bakhar, invece, deve schierare un 3-5-2 piuttosto rimaneggiato per cause extracalcistiche che investono alcuni dei suoi giocatori. Tra i pali c’è Cohen, protetto dalla retroguardia composta da Batubinsika, Seck e Goldberg. Sundgren e Cornud sono i due quinti che agiscono a tutta fascia, mentre in mezzo al campo giocano Chery, Mohamed e Abu Fani. Davanti, la coppia Tchibota-Pierrot.
Primo tempo: la Juventus ci mette un po’ a sbloccare la gara
Come poc’anzi anticipato, i riflettori di questa analisi tattica di Juventus-Maccabi sono principalmente puntati su Angel Di Maria. In questa sede, però, non ci occuperemo della qualità e della classe indiscutibili dispensate dall’argentino nel corso dei 90 minuti. Piuttosto, cercheremo di spiegarvi come la sua posizione in mezzo al campo, insieme ad altre componenti, sia stata uno dei principali fattori del primo successo dei bianconeri in questa edizione della Champions League.
Innanzitutto, la stella della Seleccion gode della libertà di poter svariare su tutto il fronte offensivo, non dando alcun punto di riferimento agli avversari. Pur partendo spesso largo sulla destra, in verticale rispetto a Cuadrado, predilige venire a giocare palla molto dentro al campo. Qui si trova nettamente molto più a suo agio, perché ha piena visione di tutto il set d’attacco e può decidere dove smistare l’azione.
Con Paredes perennemente tallonato da Chery, infatti, il vero playmaker della squadra è lui. Non di rado viene a ricevere anche in posizione molto arretrata per poter innescare la corsa di Kostic, aprendo il campo col suo preciso piede mancino. La libertà di movimento del numero 22 è consentita anche dal grande lavoro senza palla di McKennie. Quando l’argentino si accentra, è lui ad andare largo sulla fascia destra. Oppure si fa trovare nel corridoio intermedio per aprire il gioco su Cuadrado quando l’argentino decide di rimanere largo per creare superiorità numerica sull’esterno col colombiano.
Da quanto esplicato fino a questo momento, sembrerà chiaro che il lato forte dell’attacco bianconero è sicuramente quello destro, dove si concentra una maggiore presenza di giocatori. Il Maccabi fatica ad arginare il possesso dei padroni di casa, perché difende con una difesa a 5, ma soltanto con 2 centrocampisti. Con Chery tutto occupato su Paredes (che, per inciso, partecipa pochissimo alla fase offensiva, rimanendo sempre molto basso), Abu Fani e Mohamed si ritrovano in inferiorità numerica contro le due mezz’ali bianconere e lo stesso Di Maria.
Analisi tattica Juventus-Maccabi: il gol dei bianconeri
I primi 20 minuti sono di totale dominio della Juventus, che sfiora più volte il vantaggio. Le situazioni più pericolose arrivano grazie al recupero alto del pallone o innescando l’attacco della profondità di Vlahovic o delle mezz’ali. In particolare di Rabiot, che parte da dietro e si butta nello spazio, mentre McKennie è più bravo ad andare a riempire l’area quando l’azione si sviluppa esternamente.
Al minuto 35, la gara si sblocca proprio grazie al centrocampista francese, imbeccato perfettamente da una preziosa verticalizzazione di Di Maria. Il numero 25 si ritrova davanti al portiere e spara una cannonata sotto la traversa, portando in vantaggio i bianconeri.
Sprazzi di Maccabi Haifa prima del gol
Non possiamo però non spendere, in questa analisi tattica di Juventus-Maccabi, qualche considerazione anche sugli israeliani. Il loro primo tempo è piuttosto anonimo, con pochissimi sprazzi concessi dai padroni di casa per non più di 10 minuti. Se fino ad adesso abbiamo avuto modo di evidenziare le loro lacune difensive, proviamo ad accennare qualcosina sulle loro soluzioni offensive.
Premettendo che il loro gioco risulta molto condizionato dalle assenze, i giocatori di Bakhar cercano di calmare il ritmo quando la Juventus, ad un certo punto, abbassa il proprio baricentro. Attraverso un lento giro-palla riescono progressivamente a guadagnare campo, senza però scoprirsi più di tanto. Pierrot, giocatore fisicamente strutturato, ma molto poco mobile, viene trovato pochissimo.
Gli unici lampi arrivano dalle giocate di Tchibota, che sul centro-sinistra riesce a impegnare la difesa bianconera, sfruttando anche le sovrapposizioni di Cornud che impegnano Cuadrado a rimanere largo su di lui. Chery occupa una posizione più da trequartista che da mezz’ala, cercando spazio alle spalle di Paredes. Tuttavia, sebbene il centrocampo juventino gli conceda sempre molta libertà, non riesce ad essere sufficientemente incisivo.
Secondo tempo: la Juventus porta a casa la vittoria tra ripartenze e qualche brivido
La seconda frazione riprende subito con un cambio tra le fila bianconere. A causa di un problema muscolare, De Sciglio è costretto a lasciare il campo in favore di Alex Sandro. La sostituzione non comporta alterazioni del sistema di gioco. A cambiare, nell’analisi tattica di Juventus-Maccabi, è invece l’atteggiamento della squadra di Allegri.
Forti del vantaggio e della volontà degli israeliani di riversarsi in avanti con molti uomini a caccia del pareggio, i piemontesi preferiscono rimanere bassi e concedere l’iniziativa agli avversari, attendendo un loro minimo errore per contrattaccare con rapidità. La scelta si rivela tutto sommato corretta, considerando anche i limiti tecnici degli ospiti. Questi, poi, finiscono col lasciare i 3 difensori totalmente esposti alle ripartenze contro giocatori come Vlahovic, Kostic e Cuadrado, che sanno attaccare la profondità con grande velocità. E contro un Di Maria che dimostra di essere in serata di grazia.
Presto fatto e al minuto 50, il centravanti serbo sorprende la retroguardia troppo statica dei giocatori in maglia verde e viene imbeccato perfettamente dall’ennesima verticalizzazione del Fideo. Davanti a Cohen, il numero 9 mantiene la freddezza e segna la rete del 2-0.
La svolta per gli ospiti arriva con i cambi. Al minuto 59, entrano Atzili e Haziza per Tchibota e Cornud. Anche in questo caso, non ci sono variazioni dal punto di vista tattico, bensì si alza il livello tecnico. La Juventus non cambia strategia di gioco, difendendosi con due linee da 4, ma senza portare troppa pressione ai portatori di palla avversaria. Vlahovic e Di Maria rimangono davanti vicini in quello che è a tutti gli effetti un 4-4-2.
Tale rimane lo schieramento anche con gli ingressi di Bonucci e Locatelli ai posti di Kostic e Cuadrado. Danilo ritorna nella posizione di terzino destro, mentre l’ex Sassuolo va ad affiancare Paredes davanti alla retroguardia, con licenza di accompagnare l’azione. Rabiot e McKennie fungono invece da esterni, pronti anche loro ad allungare e a sorprendere la difesa avversaria in profondità.
Un finale thriller
Com’è consuetudine delle prestazioni di quest’anno, anche contro il Maccabi la Juventus si concede un inopinato calo di concentrazione. Al minuto 72, Kean entra al posto di Vlahovic, mentre Bakhar manda dentro Lavi e David. La mossa si rivela azzeccata, perché il secondo, 3 minuti dopo il suo ingresso in campo, trova la rete che accorcia le distanze. Il numero 21, servito in verticale da Chery, è bravo ad attaccare alle spalle di un disattento Bremer. Peggio del difensore brasiliano fa Szczesny, che affronta improvvidamente l’attaccante israeliano fuori dalla propria area di rigore. Risultato: portiere saltato e appoggio comodo nella porta sguarnita.
Il gol del 2-1 toglie certezze ai bianconeri, che accusano il colpo e si fanno sopraffare dallo spavento. Gli uomini di Allegri non riescono più a ripartire e perdono in continuazione palloni banalmente, finendo succubi del tentativo d’assalto degli ospiti. La squadra rimane bassa, ma anche passiva, senza accorciare in avanti, e finisce per concedere troppo spazio per le conclusioni da fuori a tiratori temibili come Atzili.
Solo all’83° i bianconeri riescono a risollevarsi, ancora grazie a Rabiot. Il francese, infatti, trova la doppietta personale con un bel colpo di testa su calcio d’angolo battuto, come al solito, da Di Maria. Negli ultimi 10 minuti, la Juventus, rinfrancata, difende il 3-1 con un 4-5-1, in cui Kean va a dare una mano sulla sinistra, mentre il Fideo rimane l’uomo più avanzato.
Analisi tattica Juventus-Maccabi: le considerazioni finali
La Juventus tira un sospiro di sollievo e porta finalmente a casa i primi 3 punti di questa Champions League. Questo è sicuramente il ricavato più importante della serata, anche soprattutto per il morale. Sul piano della prestazione e del gioco, invece, c’è ancora da rivedere qualche aspetto, in particolare quello legato all’incapacità di dominare e tenere ritmi alti per larghi tratti della gara. I bianconeri comunque trovano anche alcune conferme. In primis Rabiot, che sta diventando una pedina tattica imprescindibile, da cui Allegri magari si aspetta che possa garantire più spesso qualità oltre che quantità. Su Di Maria, invece, ogni ulteriore elogio sarebbe pleonastico. Qui è doveroso sottolineare il suo comportamento da vero leader, che accende la luce della squadra e sa far brillare anche i compagni. Vlahovic su tutti.
Per quanto concerne il Maccabi, invece, quest’analisi tattica della sfida contro la Juventus, pur evidenziando le lacune difensive, lascia in qualche modo intravedere flebili barlumi di speranza per il ritorno. Soprattutto perché Bakhar potrà contare, dal primo minuto, su quei giocatori che, subentrando dalla panchina, hanno saputo cambiare parzialmente la partita, mettendo in apprensione i padroni di casa. I bianconeri sono dunque avvisati.