Un’ottima Juventus accoglie con una sconfitta il suo ingresso in Europa League. I bianconeri cadono per 2-1 contro il Paris Saint-Germain, ma grazie alla migliore differenza reti rispetto al Maccabi, chiudono al terzo posto nel girone. Lo stesso criterio condanna invece i francesi, relegati alla seconda piazza in favore del Benfica, dilagante in Israele. Tornando alla partita dell'”Allianz Stadium”, la squadra di Allegri gioca, per distacco, la sua miglior partita in questa Champions, ma finisce comunque per soccombere sotto i colpi dell’inarrestabile Mbappé. Mattatore anche stasera, come all’andata, con la rete al minuto 13 che sblocca il risultato e l’assist a Nuno Mendes per il gol vittoria al 69°. In mezzo, la rete del provvisorio 1-1 firmata da Bonucci. Possiamo adesso passare ad approfondire i motivi salienti di questo Juventus-PSG attraverso la nostra analisi tattica. Prima, però, diamo un’occhiata alle formazioni.
I padroni di casa ripartono con alcune importanti conferme nel loro 3-5-2. La prima riguarda la seconda titolarità consecutiva in Champions di Gatti a completare, insieme a Bonucci e Alex Sandro, il terzetto difensivo davanti a Szczesny. Poi, a centrocampo, viene rinnovata la fiducia a Fagioli come mezz’ala destra dal primo minuto, affiancato al centrale Locatelli e al mancino Rabiot. I soliti Kostic e Cuadrado presidiano, invece, le fasce. Infine, davanti c’è Milik, supportato qualche passo più indietro da Miretti.
Gli ospiti si presentano con un 4-3-1-2. Tra i pali Donnarumma, linea difensiva guidata da capitan Marquinhos e Sergio Ramos, con Bernat e Hakimi sugli esterni. In mezzo al campo, Vitinha e Fabian Ruiz accompagnano Verratti, mentre Soler è chiamato a sostituire lo squalificato Neymar, agendo da trequartista alle spalle della coppia d’attacco formata da Messi e Mbappé.
Primo tempo: una Juventus gagliarda come mai vista in questa stagione
Questa analisi tattica di Juventus-PSG è dominata sostanzialmente da due anime. Da un lato abbiamo la Vecchia Signora, trascinata dalla personalità e della voglia dei suoi giovani gioiellini. Dall’altro, i francesi che possono contare su delle individualità devastanti, in grado di segnare il destino della partita. Eppure, la squadra di Galtier si ritrova fin dai primissimi istanti braccata dall’intensità della pressione alta degli uomini di Allegri.
Un’aggressione incessante che mette in grande difficoltà i pur bravissimi palleggiatori parigini, impossibilitati a prendere possesso delle redini del gioco. Con i centrocampisti marcati a uomo da parte degli omologhi bianconeri, gli ospiti sono costretti a esplorare nuove soluzioni per poter imbastire le proprie azioni d’attacco. Anziché impostare dal basso, il PSG si affida ai lanci lunghi dalle retrovie, cercando le spizzate di Fabian Ruiz prima e di Renato Sanches poi. Quest’ultimo entrato al 20° proprio al posto dello spagnolo rimasto vittima di un infortunio. Il ricorso alla palla lunga è l’unica maniera attraverso la quale la squadra riesce a guadagnare campo e a costringere la Juventus a difendersi una decina di metri più bassa.
Alzando il proprio baricentro, i francesi riescono a manovrare con più fluidità, anche se i bianconeri non concedono spazi. Per questo, i giocatori d’attacco non danno mai punti di riferimento, interscambiandosi ripetutamente le posizioni. Messi predilige partire sul centro-destra e qualche metro più indietro, per andare poi furtivamente a galleggiare alle spalle della mediana piemontese per rifinire in verticale l’azione. Soler alterna movimenti incontro (per portare superiorità numerica in mezzo al campo e liberare qualche centrocampista dalla marcatura avversaria) all’attacco della zona centrale, da vero e proprio centravanti. Soprattutto quando Mbappé si defila sulla sinistra.
Il fuoriclasse parigino individua nello spazio tra Cuadrado e Gatti l’anello debole della difesa juventina, per cui si posiziona spesso da quella parte per ricevere e puntare o andare in profondità. La scelta si rivela azzeccata, perché, al minuto 13, il PSG trova il vantaggio. Nasce tutto da una palla sanguinosa persa da Locatelli a centrocampo, che innesca una ripartenza mortifera. Messi serve subito il suo numero 7 che, prima salta l’ex difensore del Frosinone, resistendo al suo tentativo di trattenuta. Poi sdraia Locatelli a terra con una finta e batte Szczesny con un tiro forte e piazzato sul secondo palo.
Analisi tattica Juventus-PSG: approccio e reazione dei bianconeri
Come anticipato nella parte introduttiva di questa analisi tattica di Juventus-PSG, la squadra di Allegri sfodera la sua miglior prestazione stagionale. Soprattutto per la voglia, la determinazione e l’intensità profuse durante tutti i 90 minuti. Tale atteggiamento estremamente propositivo, si traduce in campo in un pressing asfissiante ed estremamente produttivo. Ogni portatore di palla dei francesi subisce l’aggressione di un paio di bianconeri, che procurano così diversi recuperi.
L’attenzione maggiore si rivolge al centrocampo, dove si forma un gioco delle coppie che si sostanzia in marcature a uomo. Fagioli prende Vitinha, Rabiot si occupa di Fabian Ruiz e successivamente di Sanches e, infine, Locatelli esce su Verratti, fino al limite dell’area di rigore parigina. Una volta riappropriatisi del pallone, i torinesi si ritrovano così già nella trequarti avversaria e con molti uomini. Giocando subito in verticale o a sinistra su Kostic, la squadra costruisce varie palle-gol, arrivando tante volte alla conclusione, come mai si era visto finora in questa stagione. Al di là dei difetti di mira, bisogna però fare i conti col muro eretto prima da Verratti, che si schiaccia sulla linea difensiva a dar manforte, e poi dall’insuperabile Marquinhos.
Il segreto di cotanta pericolosità offensiva risiede proprio nella propensione dei giocatori della mediana. Locatelli gioca costantemente a ridosso del limite dell’area, mentre Rabiot e Miretti vi si inseriscono, a supporto di Milik. L’asso nella manica è poi Fagioli, il vero playmaker della Juventus. Con personalità e qualità, è lui a prendersi la responsabilità di far girare il pallone da una parte all’altra, dando ordine e gestendo il ritmo. Senza mai far mancare il lavoro in interdizione e in chiusura sui movimenti tra le linee di Messi.
La forza dei bianconeri sta nel non cambiare il proprio modo di giocare nemmeno dopo il gol subito. Anzi, continuano a premere, a pressare e a recuperare palloni. Anche Cuadrado finalmente si accende e comincia a creare problemi a Bernat quando riceve sul cambio di gioco e trova spazio per puntarlo. Proprio dal colombiano arriva, di testa, l’assist che consente a Bonucci di trovare, al minuto 39, il gol del momentaneo e meritatissimo 1-1.
Secondo tempo: la Juve continua a giocare bene, ma subisce di nuovo
Nella ripresa, il copione dell’analisi tattica di Juventus-PSG non varia, almeno nelle battute iniziali. I francesi tentano di far male col solito Mbappé, innescato negli spazi lasciati liberi dalla squadra di Allegri che attacca con tanti uomini. Il fuoriclasse parigino riceve palla sulla adorata fascia sinistra, dove può scatenare tutta la sua velocità nell’uno contro uno, per poi convergere verso il centro del campo e agire da rifinitore e regista alto. I suoi strappi consentono infatti agli uomini di Galtier di alzare il baricentro, accompagnando anche con i terzini, in particolare con Hakimi a destra.
Per potenziare il proprio arsenale offensivo, però, il tecnico marsigliese decide di giocarsi un doppio cambio al minuto 68. Entrano Nuno Mendes ed Ekitike, ai posti di Bernat e Soler. Il secondo apporta fisicità al centro dell’attacco, permettendo così a Messi e Mbappé di svariare e partire da posizioni decentrate o più arretrate. Il primo, invece, aggiunge forza e corsa sull’out mancino. La scelta paga subito i suoi frutti, perché appena un minuto dopo la sostituzione, l’esterno portoghese riceve un pallone col contagiri in verticale dal numero 7, brucia Cuadrado con uno scatto fulmineo e batte Szczesny incrociando col piede forte. Il PSG torna così avanti.
Il tramonto della partita tra giovani, emozioni e sorprese
Ancora una volta, la Juventus, pur prendendosi qualche rischio, non rinuncia a riversarsi in avanti, con Fagioli a impostare e gli altri 3 centrocampisti in costante proiezione offensiva. Al minuto 74, Allegri si gioca la sua prima carta: dalla panchina arriva il momento, atteso da 10 mesi, del ritorno in campo di Federico Chiesa, al posto di Miretti. Nel finale, c’è spazio anche per Soulé in luogo di Locatelli, con la squadra che ora si sistema con un 4-4-2, in cui l’ex viola funge da seconda punta. La partita si avvia alla conclusione tra gli ultimi tentativi dei bianconeri, nei quali fanno il loro esordio altri giovani interessanti, come Barrenchea e Barbieri, e la clamorosa notizia del sorpasso del Benfica in classifica a danno dei parigini.
Analisi tattica Juventus-PSG: le considerazioni finali
Come accaduto spesso l’anno scorso, anche stavolta la Juventus esce sconfitta dalla sua prestazione migliore. Al di là della partita e senza voler rimarcare ulteriormente il deludente, quanto disastroso percorso europeo, per i bianconeri inizia stasera una nuova stagione. Da un lato, la possibilità di riscattarsi in Europa League, competizione importante sia per le casse societarie, che per provare a regalare qualche flebile soddisfazione all’ambiente dopo diversi anni di digiuno. Dall’altro, la necessità di proseguire la risalita in campionato, facendo tesoro dei 3 successi consecutivi, premiando la personalità e la freschezza dei giovani e, soprattutto, beneficiando del ritorno in campo di Federico Chiesa.
Quanto al PSG, la notizia del sesto gol del Benfica arriva come una doccia gelata per i parigini. La squadra sembra accontentarsi delle sole occasioni concesse dalla Juventus, o comunque costruite grazie al talento dei suoi giocatori offensivi, senza mai però spingere continuamente sull’acceleratore. Quasi abusando con troppa superficialità del proprio vantaggio in termini di differenza reti sui lusitani. Ed ecco che ora gli uomini di Galtier si ritrovano a dover fare gli scongiuri per evitare una big nell’urna di Nyon. Nonché un potenziale ennesimo fallimento europeo.