La 24^ giornata di campionato si conclude col tripudio della Juventus che stravince 4-2 il derby col Torino in casa, dopo una partita ricchissima ed entusiasmante e che sarà oggetto della nostra analisi tattica. Una stracittadina che presenta la sua follia già nei primi 45 minuti, conclusisi con un sostanziale equilibrio, anche nel punteggio. I granata vanno avanti due volte: prima con Karamoh dopo neanche 2 minuti di gioco, poi si fanno rimontare dalla rete di Cuadrado al 16°. Sul tramonto della prima frazione di gioco, arrivano i successivi gol di Sanabria e Danilo. Nella ripresa, i bianconeri ne hanno di più e completano la rimonta con l’ex Bremer e chiudono definitivamente i giochi con Rabiot al minuto 81. Prepariamoci a ripercorrere questo avvincente duello anche sotto il profilo della tattica nell’analisi di Juventus-Torino. Partiamo, come sempre, dalla presentazione delle due formazioni.
Allegri si affida ancora al 3-5-2. Per quanto concerne il reparto arretrato, non c’è nessuna novità. Szczęsny tra i pali e linea difensiva tutta brasiliana con Danilo, Bremer e Alex Sandro. A centrocampo, invece, ecco la sorpresa che non ti aspetti. Rabiot e Fagioli affiancano il centrale Barrenechea, preferito a Paredes. Sulle fasce, spazio a Kostić e Cuadrado. Davanti, Vlahović e Di María.
Jurić risponde col 3-4-2-1. A protezione di Milinković-Savić giocano Buongiorno, Schuurs e Djidji. Linetty e Ilić presidiano la linea mediana, mentre Singo e Rodríguez agiscono sugli esterni. In attacco, il riferimento centrale è Sanabria, supportato alle spalle dal tandem di trequartisti Mirančuk e Karamoh.
Primo tempo: l’equilibrio regna sovrano
Nemmeno il tempo di cominciare la nostra analisi tattica che il Torino passa in vantaggio sfruttando il primo blackout difensivo della Juventus. Dopo poco più di 90 secondi, sugli sviluppi di un calcio d’angolo, Karamoh viene totalmente perso dalla retroguardia bianconera. L’ivoriano ha così modo di aggiustarsi il pallone e insaccare da distanza ravvicinata.
L’azione da cui scaturisce il corner ci consente tuttavia di parlare di uno dei fattori con cui i granata sono riusciti a mettere in difficoltà i padroni di casa nelle prime fasi di gioco. Ovvero sia il palleggio dal basso per attirare in avanti le linee juventine, per poi sorprenderle in profondità coi propri velocisti, Singo e lo stesso Karamoh su tutti.
Entrambe le squadre presentano un approccio speculare, volto a inibire le primarie fonti di impostazione. Il Torino, come sue consuetudine connaturata, porta un pressing aggressivo uomo su uomo. Sanabria e i due trequartisti prendono in consegna i tre difensori, mentre l’inferiorità numerica a centrocampo è colmata con le posizioni strette degli esterni. La Juve si preoccupa principalmente di schermare i due play Ilić e Linetty, concedendo il giro-palla al terzetto arretrato degli ospiti. Per dare qualità alla manovra, dunque, Mirančuk si abbassa molto, portando fuori posizione Alex Sandro e consentendo così l’inserimento alle spalle del brasiliano a uno dei centrocampisti che si stacca o a Sanabria con i suoi tagli.
Analisi tattica Juventus-Torino: la risposta bianconera allo svantaggio
Preoccupata dalle continue infilate subite, la Juventus cerca di cambiare strategia. La squadra di Allegri comincia così a difendere più bassa, togliendo profondità agli avversari e provando a forzare qualche palla lunga sui cui ha notevole supremazia.
Per quanto concerne la proposta offensiva, invece, i padroni di casa faticano a muovere con fluidità il pallone, complice la pressione avversaria. Per questo devono appoggiarsi ai propri riferimenti principali, ossia le due punte. Vlahović svaria su tutto il fronte, rendendosi utile soprattutto col suo lavoro a venire incontro per ripulire le giocate e smistare il gioco sugli esterni, principalmente sulla sinistra dalle parti del connazionale. Qui, infatti, Kostić va via a piacimento in velocità a Singo. Di María, dopo aver esplorato la situazione sulla fascia destra, inizia a giocare molto più dentro al campo per liberarsi dalla stretta marcatura di Buongiorno ed essere più decisivo negli ultimi 20 metri.
La qualità delle giocate dell’argentino e l’intraprendenza del serbo rappresentano le chiavi dell’analisi tattica che consentono alla Juventus di rendersi viva in avanti e mettere pressione al Torino. E, ancor di più, con cui riesce a costruire il pareggio. Al minuto 16, il Fideo trova una traccia verticale per l’ex Francoforte, che ubriaca Singo e trova Cuadrado sul secondo palo. Il colombiano, complice anche una deviazione, riesce a centrare il bersaglio.
Le due squadre continuano a rincorrersi
Riagguantato il pari, la Juventus decide di mantenere un atteggiamento prudente, volto a non concedere spazio alle proprie spalle. Questa scelta si rivela efficace da questo punto di vista, ma al tempo stesso permette agli uomini di Jurić di muovere palla con più facilità e di salire col baricentro. La corsia mancina, con i movimenti di Karamoh a portar via Danilo, la spinta di Rodríguez e le incursioni dei centrocampisti fanno la differenza. Cuadrado deve occuparsi dell’esterno austriaco, mentre Fagioli non sempre è puntuale negli scivolamenti esterni sul suo omologo granata. Ne consegue che i granata arrivano senza troppi ostacoli a mettere palla dentro e macinano occasioni. Finché, al minuto 43, Sanabria pesca il colpo decisivo, approfittando della disattenzione di Bremer su assist di Ilić.
Nemmeno il tempo di gioire, però, che, dopo 180 secondi, i padroni di casa acciuffano per la seconda volta il pareggio. Nuovamente decisive le palle inattive con Danilo che svetta più in alto di tutti e con un gran colpo di testa fa 2-2.
Secondo tempo: la Juventus ne ha di più e porta a casa il risultato
Nella ripresa, il copione dell’analisi tattica prevede una Juventus che vuole fare la partita e un Torino che cerca di sfruttare gli errori tecnici avversari per ripartire in contropiede. La crescita della squadra di Allegri coincide con quella di Fagioli. Il classe 2001 svaria per tutto il campo, rivestendo sia il ruolo di palleggiatore che dà qualità alla prima uscita, sia quello di primo supporto a Vlahović, ancora molto ricercato con palle lunghe per il suo lavoro di sponda.
Col punteggio ancora in equilibrio e qualche giocatore che non soddisfa il proprio allenatore, i cambi diventano decisivi, sia in un senso che nell’altro. Il primo a intervenire è Jurić al minuto 59 con l’inserimento di Radonjić al posto di un Karamoh andato via via spegnendosi. Allegri risponde 9 minuti dopo con una triplice sostituzione determinante. Entrano contemporaneamente Chiesa, Pogba e De Sciglio per Cuadrado, Barrenechea e Di María. La Juventus guadagna intraprendenza e qualità e si prepara all’assalto.
Rabiot va a posizionarsi davanti alla difesa, lasciando le mezz’ali libere di sostenere l’azione. Chiesa agisce da seconda punta pura, libero di scegliersi la posizione dove poter incidere di più. L’ex viola lascia subito il segno con le sue accelerazioni, ma soprattutto con l’assist per il più classico dei gol dell’ex di Bremer. Al 71° i bianconeri sono per la prima volta davanti.
Appena 3 minuti dopo, l’allenatore croato cerca di correre ai ripari. Inserisce fisicità a centrocampo con l’ingresso di Ricci per Linetty e cerca nuova energia da Vojvoda a sinistra, al posto di Rodríguez, e Seck in luogo dello stesso Radonjić. Nei minuti finali, la Juventus può amministrare e sfruttare la reticenza di un Torino ormai da tempo fuori dalla partita. Al minuto 81, c’è giusto il tempo per calare il poker con Rabiot. Manco a dirlo, sull’ennesima situazione di calcio da fermo.
Analisi tattica Juventus-Torino: le considerazioni finali
La Juventus bissa il successo dell’andata e si porta al settimo posto a pari merito col Bologna e a 10 punti dalla zona Champions. I bianconeri trovano il quarto successo consecutivo in campionato senza i gol degli attaccanti. Vlahović, dopo una prova generosa, va calando dopo la traversa, mentre Di María paga le fatiche di Europa League dopo la sontuosa prestazione col Nantes. Note positive arrivano anche dal giovane Barrenechea, autore di una partita diligente e senza sbavature, con grande senso della posizione e prezioso nel lottare e recuperare. Il tutto per poi apparecchiare la tavola al tanto agognato ritorno in campo di Paul Pogba. Con la rosa ormai quasi al completo, la squadra di Allegri può affrontare con un pizzico di speranza in più il momento clou della stagione.
Il Torino, invece, non riesce a dare seguito all’ottimo primo tempo in cui, al netto delle disattenzioni difensive, riesce a costruire e a proporre il proprio calcio. Nella ripresa, i granata perdono brillantezza, soprattutto negli uomini offensivi. Karamoh sparisce, mentre Mirančuk fatica ad accendersi, con notevoli ripercussioni sulla qualità delle trame offensive della squadra. Come se non bastasse, nemmeno con i cambi scocca la scintilla. Anzi, la fiamma degli ospiti si spegne, facendo invece divampare quella del suo allenatore, costretto a sostituire un giocatore appena entrato dopo neanche 15 minuti. E così, col progredire della partita, il Toro è andato via via involvendosi in un vitello pronto ad essere divorato da una Juventus famelica.