Analisi tattica della partita Juventus-Hellas Verona, la sfida che chiude la giornata di anticipi della decima giornata di serie A.
La sfida tra la terza in classifica e la quintultima del campionato. Ma nulla di scontato con la squadra di Allegri che se è in serata negativa può essere decisamente autolesionista e con il team di Baroni che non ha mai reso la vita facile a nessun avversario, fino ad ora.
Dovesse vincere la Juventus riassaporerebbe il gusto effimero del primato in solitaria, prima delle sfide di Inter e Milan che comunque non saranno alle prese con partite facili. Una vittoria, più concretamente e realisticamente consentirebbe ai bianconeri di consolidarsi tra i club in lotta per un posto in Champions League, obiettivo annunciato più volte dal club e decisamente più alla portata della formazione di Allegri.
Dall’altro lato una vittoria della squadra di Baroni le consentirebbe di salire sopra la linea di galleggiamento e distanziarsi dalla zona retrocessione.
Allegri schiera la Juventus con il consueto 3-5-2. Szczesny il portiere che ha dimostrato di essere in un buono stato di forma. La difesa a tre con Gatti, Bremer e Rugani, riproposto vista l’indisponibilità di Danilo. Sugli esterni scelti Weah e Kostic, con McKennie, Locatelli e Rabiot nella zona centrale. Torna Vlahovic dal primo minuto e la sua spalla sarà questa sera Kean.
Risponde Baroni schierando in campo i suoi uomini con il 3-4-1-2. Montipò tra i pali, , Dawidowicz, Magnani e Faraoni il trio difensivo. Capitan Terracciano, Hongla, Folorunsho, Doig nel centrocampo a tutto fosforo. Duda a giostrare dietro Bonazzoli e Djuric.
Analisi tattica Juventus-Hellas Verona, primo tempo: la Juventus non sfonda
Juventus parte aggressiva. Il piano sembra la riconquista veloce del pallone poi la ricerca di spazio sulla fascia per arrivare al cross. Area ben riempita dai giocatori bianconeri.
Parte l’azione della Juventus con tranquillità fino alla metà campo dove trovano un Verona molto aggressivo e fisico.
Il Verona che riparte cerca subito Djuric per vedersela uno contro uno con Rugani, Bremer o Gatti. E fa bene il suo compito, creando doppie palle per i compagni o a conquistare buone punizioni.
Sembra in palla Kean che segna un gol dopo un’azione strepitosa ma partendo in posizione irregolare poi impegna Montipò dopo un colpo di desta da calcio piazzato.
Verso la mezz’ora di gioco cala l’intensità della Juventus allora l’Hellas Verona si alza sia con il pressing che con il gioco. Funziona bene la fascia destra del Verona con Doig. Su quel lato la Juventus spesso accentra Weah e lasci aperto McKennie ma Doig si trova solo. Da questo lato parte l’azione che permette a Bonazzoli un tiro al volo che impegna il portiere Bianconero.
Buona la Juventus in questo primo tempo, è mancato solo il colpo vincente. Regge il Verona e arriva qualche occasione nel finale.
Analisi tattica Juventus-Hellas Verona, secondo tempo: fino alla fine non è un modo di dire
Si stabilizza la situazione già segnalata nel primo tempo. McKennie fisso sulla Fascia e Miretti al posto di Weah. Nessun cambio per il Verona che ha chiuso in crescendo.
Subito in evidenza Kostic che mette una gran palla in area che Kean spreca malamente. Poi realizza un altro gol Kean annullato per un precedente fallo dello juventino.
Prova a cambiare Allegri: fuori un furioso Kean e Kostic dentro Chiesa e Cambiaso. Si cercano gli spunti di Chiesa che alla prima occasione impegna Montipò con un tiro velenoso.
Nuovamente la Juventus è in pressione sul Verona e le occasioni si susseguono, ma ,manca sempre il tocco decisivo. Locatelli per il taglio dietro la difesa del Verona di McKennie, palla indietro per Chiesa che sbaglia un rigore in movimento. Troppi errori sottoporta della Juventus.
Anche Baroni muove gli uomini per spezzare la pressione della Juventus sulle fascie: al 73′ escono Hongla per Suslov, Doig per Lazović e Faraoni per Tchatchoua. Cerca più appoggio al gioco offensivo che di coprirsi Baroni. All’84’ toglie Bonazzoli per Serdar. Sarà Folorunsho a giocare più avanti.
Ci prova con Milik per Vlahovic Allegri. Non cambia modulo ma solo i protagonisti. Poi all’87’ tira fuori il coraggio Allegri. Fuori Rugani per .Yıldız Si abbassa McKennie sulla linea dei terzini. 4-3-3 per la Juventus. La palla del ko capita proprio a Yıldız che sbagli su assist di Milik.
Chiude i cambi il Verona in pieno recupero togliendo Terracciano per inserire Coppola.
Pareggio sembra già scritto. Ma la Juventus ci crede ancora e sull’ennesimo cross stacco di Milik che colpisce il palo, mischia furibonda sulla linea di porta, Dawidowicz ostacola la presa di Montipò, la palla arriva a Cambiaso che fa cadere il muro difensivo dell’Hellas Verona. Il 90′ è passato da più di 6′.
Le considerazioni finali
Partiamo dal Hellas Verona. Una squadra ostica, capace di far giocare male gli avversari, che fa della forza fisica la sua arma di lotta. Il centrocampo, aggressivo e coriaceo, impedisce agli avversari di sviluppare un gioco lineare. La fase difensiva è ben costruita e in area mette la giusta attenzione. Sei gol fatti, il terzo peggior attacco. Tredici gol subiti come Fiorentina e Frosinone, meglio di Genoa, Sassuolo, Empoli, Salernitana e Cagliari. Se non trova un modo per segnare più gol sarà sempre sofferenza fino alla fine del campionato.
La Juventus ha giocato forse una delle sue migliori partite di stagione. Molte conclusioni, molti tiri, un’incredibile numero di occasioni da gol. Se sembra ritrovato il gioco, ancora qualche pecca nella cattiveria sottoporta. Non certo per Kean che oggi ha giocato molto bene, ma gli altri giocatori offensivi. Allegri ha pensato di passare a un certo punto al 4-3-3 inserendo Milik al fianco di Vlahovic e Chiesa. Ma qualcosa l’ha frenato. E il cambio è stato troppo tardivo. Se non fosse stato per la conclusione finale, la sua titubanza sarebbe costata 2 punti preziosi. Ci vuole più coraggio in certi momenti, più fiducia nelle capacità di questa squadra di reggere, in particolari situazioni, anche un gioco più offensivo.
Se questa partita fosse finita in pareggio sarebbe stato un risultato bugiardo per quanto visto in campo. Ma sarebbe stato in parte colpa anche dei bianconeri poco freddi e lucidi in determinate occasioni e del suo allenatore che non ha avuto prima il coraggio di dare maggior peso alla sua fase offensiva.