Un argomento spesso sottovalutato nel mondo del calcio è la comunicazione. Spesso si tende a non parlarne dandola per scontata e, talvolta, additandola come superflua. Quanto è importante nell’economia della squadra?
Abbiamo tutti nelle orecchie, e sotto gli occhi, le analisi che parlano di giocatori solo nei movimenti o per le loro giocate. Esaltando questi due fattori come le uniche differenze tra i professionisti e i dilettanti.
A nostro avviso questo non basta, a tecnica, movimenti, intelligenza, personalità va aggiunta anche la comunicazione, che nel calcio è indispensabile.
La comunicazione nel calcio: l’importanza di quella verbale
Ogni giocatore che ha calcato i campi di gioco avrà sentito almeno una volta un allenatore dirgli di parlare di più. La comunicazione nel calcio, quella proficua ovviamente, è fondamentale.
Partiamo da quella più scontata: quella del portiere. Fin da piccoli viene insegnato a chi gioca in quella posizione a farsi sentire, a gridare “mia” in uscita. Questo per spaventare l’avversario e avvertire i compagni di non intervenire.
Ma non si ferma lì la comunicazione di un portiere, egli ha il compito, vedendo tutto il campo, di guidare la difesa, chiamare le marcature, indirizzare i movimenti del reparto e tenere alta la concentrazione.
Tutto questo semplicemente parlando, motivo per cui molti portieri, anche in Serie A, vengono preferiti ad altri. Durante l’assenza di pubblico è stato più semplice sentire le indicazioni degli allenatori e la comunicazione tra i giocatori.
Prendendo in esame Buffon, ad esempio, si nota subito quanto con la voce guidi tutta la squadra, diventando un allenatore aggiunto.
I giocatori di movimento
Preso atto dell’importanza della comunicazione nel calcio da parte di un portiere, spostiamo il focus sui giocatori di movimento. Ogni giocatore deve lavorare per reparti e per catene, per riuscire ad essere funzionale all’economia di squadra.
Dato questo presupposto, come si può pensare di poter prescindere dalla comunicazione? È un elemento fondamentale, in tutte le zone di campo. Immaginiamo un difensore che non chiami una marcatura o che non chiami il reparto a salire, quanti danni può provocare?
Di fondamentale importanza sono anche le parole chiave. Un difensore deve chiamare quando esce a contrasto oppure quando copre il compagno uscito. Dunque è importante avere una comunicazione efficace, intuitiva e riconoscibile, tramite le cosiddette parole chiave.
Lo stesso vale anche per chi gioca in posizione più avanzata, deve essere chiaro quando viene effettuato uno smarcamento e quindi quando si vuole la palla.
Per lo stesso principio, anche chiamare un compagno e dirgli se è libero di giocare e di girarsi o se ha un uomo a marcarlo, indirizzando così una giocata con meno tocchi e meno serenità è fondamentale.
L’inserimento delle parole chiave è libero, non per forza ci sono input univoci, l’importante è che siano funzionali e adoperati da tutto il gruppo squadra.
La comunicazione paraverbale nel calcio
La comunicazione è spesso intesa come frutto di un processo linguistico e verbale, ma non è sempre così, ed è riduttivo intenderla come tale.
La componente comunicativa primaria deriva dal linguaggio non verbale e, così come lo è in altri ambiti, lo è anche nel calcio. Andiamo a definirne l’importanza e a vedere alcuni esempi.
Partiamo dall’importanza delle posture, se mi posiziono con il corpo in maniera chiusa e frontale alla mia porta è scontato che voglio il pallone tra i piedi, e che probabilmente andrò a rigiocare la palla indietro.
Se invece mi posiziono con una postura aperta, magari quasi a 180 gradi nei confronti della porta, probabilmente potrei volere il pallone per poi giocarlo in diagonale o in verticale.
Sta quindi a chi riceve il pallone comunicare con il corpo che tipo di giocata vuole effettuare nel momento in cui riceve il pallone, indicando anche il movimento conseguente dei compagni.
Allo stesso modo può indicare con le mani e le braccia dove vuole il pallone, unendolo magari a una parola chiava in fase di smarcamento. Così eliminerebbe ogni possibilità di dubbio nel giocatore in possesso, chiarendo la giocata.
Tutto questo semplicemente con una postura o con un movimento delle braccia, capite l’importanza della comunicazione? Passiamo ora oltre e guardiamo la fase di non possesso.
In fase di non possesso
Una fase della comunicazione maggiormente importante nel calcio, in fase di non possesso, deriva dagli attaccanti. Loro, in base a come si posizionano con il corpo, comunicano alla squadra la direzione del pressing, spostando dunque la densità di giocatori in una zona precisa del campo.
Se la loro postura è attendista, si capisce che si aspetterà più bassi l’avversario, se è direzionata allora ci si sposta. Se invece l’attaccante non prende una decisione, e non comunica facilmente, il pressing verrà eluso, a causa della passività e della disorganizzazione dei movimenti.
Conclusione
Per concludere diciamo che la comunicazione nel calcio è un elemento fondamentale e imprescindibile, e che può e dev’essere allenato. Una squadra organizzata lo si vede anche e soprattutto da come comunica, e questo è un dato di fatto.
Con una comunicazione efficace le giocate diventano più semplici, le incomprensioni vengono meno e il gioco di squadra viene premiato. Quindi prestiamo attenzione a questo fattore, e diamogli il giusto risalto.