La famiglia nel pallone: i fratelli Baggio

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La consueta rubrica “La famiglia nel pallone” di 11contro11 anticipa l’appuntamento settimanale al mercoledì, dedicandolo ai fratelli Baggio, coppia sicuramente non nota a molti quanto Roberto, uno dei più grandi se non il più grande calciatore italiano di tutti i tempi. Quest’ultimo, protagonista del film biografico in uscita oggi su Netflix, infatti, ha un fratello minore di nome Eddy, il quale ha militato in diverse realtà di provincia. Riassumere in poche righe una carriera e un’esistenza ricca come quella del “divin codino” è impresa certamente proibitiva.

Qualsiasi parola per descriverne le gesta dentro e fuori dal campo non gli renderebbe abbastanza giustizia. Ecco perché, con la suddetta rubrica, come nel caso dei fratelli Vieri e Maradona, ci si pone l’obiettivo di narrare anche quegli aspetti che trascendono ciò che è già noto agli appassionati di questo sport. E per riuscire nell’intento, si cerca di dare la giusta visibilità anche ai familiari che hanno vissuto una carriera e una vita meno mainstream ma altrettanto ricca e meritevole di essere raccontata.

La storia dei fratelli Baggio: Roberto

Roberto Baggio nasce il 18 febbraio 1967 a Caldogno, in provincia di Vicenza, in una famiglia che conta già altri cinque tra fratelli e sorelle e che in seguito diventeranno otto. Cresciuto nelle giovanili della squadra della propria città natale, mostra sin da subito giocate fuori dal comune, tanto da meritarsi, a soli 13 anni, la chiamata del Lanerossi Vicenza.

La famiglia nel pallone: i fratelli Baggio
Roberto Baggio con la maglia del Lanerossi Vicenza, stagione 1982/1983.

Anche nel capoluogo veneto continua a stupire e ad attirare l’attenzione degli addetti ai lavori, arrivando a esordire e segnare, a 16 anni, in prima squadra. Tuttavia, è già qui che comincia anche una dura e lunga lotta con le proprie articolazioni. A soli 18 anni infatti, dopo che la Fiorentina acquisisce le sue prestazioni, subisce un grave infortunio al legamento crociato anteriore e al menisco del ginocchio destro. La dirigenza viola potrebbe rinunciare al giocatore, ma decide di non farlo, credendo fermamente anche nelle capacità di recupero del ragazzo. E il tempo ripagherà la scelta fatta.

L’esplosione a Firenze

Il bottino personale del giocatore all’ombra dell’Artemio Franchi è di 55 gol in 136 partite disputate. Numeri che, tuttavia, non possono rendere l’idea del grande contributo dato in campo da Baggio, nonostante le difficoltà dell’allenatore Sven-Goran Eriksson nel trovargli la giusta collocazione in campo. Appare evidente come in qualsiasi ruolo, dal trequartista alla prima punta, il giocatore sia un’autentica spina nel fianco capace di incantare chiunque lo guardi, dal pubblico agli inermi avversari.

La famiglia nel pallone: i fratelli Baggio
Roberto Baggio con la maglia della Fiorentina, a fine anni ’80.

Tutto ciò convince la Juventus a portarlo in bianconero, suscitando l’ira della tifoseria toscana. Tant’è che al primo incrocio da ex, si rifiuta di calciare il rigore che avrebbe regalato il pari alla sua nuova squadra. Gesto apprezzato dai suoi ex tifosi, con i quali è rimasto sempre molto legato, che lo omaggiano con un lancio di sciarpe viola alla sua uscita dal campo.

I successi con Juventus e Milan

Quella con la maglia della Juventus, tuttavia, resta, insieme a Firenze, l’esperienza più longeva di Baggio in una delle sette squadre in cui ha militato. Il fantasista, infatti, non solo vince uno Scudetto, una Coppa Italia e una Coppa Uefa, ma ottiene anche importanti riconoscimenti personali. Oltre al premio di Best Fifa Men’s Player, nel 1993 spicca la vittoria del Pallone d’Oro, soffiato in maniera nettissima ai “podisti” Dennis Bergkamp ed Eric Cantona. Inoltre, un anno dopo, diventa, con 8,6 miliardi di lire annui, il primo calciatore tra i 40 sportivi più ricchi del mondo secondo la rivista Forbes. Tuttavia, lo score di 115 gol e 16 assist complessivi non convince il tecnico Marcello Lippi a tenerlo in rosa. Complice anche, stando ai rumors, l’opposizione del giocatore a fargli i nomi dei giocatori a lui ostili.

Nel 1995, allora, arriva la chiamata del Milan di Silvio Berlusconi, che investe 18 miliardi di lire per portarlo in rossonero. Anche nel capoluogo lombardo Baggio si rivela decisivo, contribuendo alla vittoria del quindicesimo Scudetto della società. Spiccano, oltre a 7 reti, i 12 assist per i compagni (record personale in una stagione). Dopo appena due stagioni, tuttavia, arriva il momento di cambiare aria, a causa delle scelte tecniche del neo-tecnico Fabio Capello.

Dalla parentesi Bologna all’Inter di Massimo Moratti

Dopo essere stato a lungo vicino al passaggio al Parma, alla fine si accasa al Bologna. In rossoblù, nonostante altri problemi con l’allenatore Renzo Ulivieri, riesce a trascinare i propri compagni alla qualificazione in Coppa Intertoto. L’anno seguente, poi, decide di accettare la corte dell’Inter di Massimo Moratti e Luigi Simoni, fresca di vittoria della Coppa Uefa. I nerazzurri possono contare, in attacco, su un autentico arsenale, che comprende già i vari Ronaldo, Ivan Zamorano e Alvaro Recoba prima e in seguito anche Christian Vieri.

Anche in questo caso, tuttavia, a causa degli infortuni occorsi a ciascuno dei giocatori succitati, la squadra non ha mai raccolto quanto avrebbe potuto. E il nuovo incontro con Lippi, nel 1999, non ha certo migliorato le cose. Ad ogni modo, resta memorabile, su tutto, la doppietta rifilata al Real Madrid in Champions League, un anno prima. E prima di lasciare definitivamente Milano, Baggio regala alla propria squadra l’accesso ai preliminari della stessa competizione europea, grazie a un’altra strepitosa doppietta, nello spareggio contro il Parma.

Tra Brescia e Nazionale: avventure indimenticabili di una carriera gloriosa

Dopo un’estate passata da svincolato, ed essere stato addirittura vicino alla neopromossa Reggina, arriva l’inaspettata chiamata dal Brescia di Carlo Mazzone. Baggio firma con le rondinelle col chiaro obiettivo di poter disputare il Mondiale in Corea del Sud e Giappone del 2002, e in caso di esonero del tecnico romano lui avrebbe avuto la possibilità di ritenersi nuovamente svincolato. Invece, la storia va proprio come dovrebbe, e l’attaccante veneto, con la fascia di capitano al braccio, diventa il simbolo della realtà lombarda, condotta sempre alla salvezza in quattro stagioni in massima serie. 

Con la maglia del Brescia, in particolare, Roberto Baggio va sempre in doppia cifra, totalizzando 45 gol in campionato, che gli consentono di arrivare a quota 205 in massima serie. Meglio di lui hanno fatto, nella storia della Serie A, solo Silvio Piola, Francesco Totti, Gunnar Nordahl, Giuseppe Meazza, José Altafini e Antonio Di Natale. La carriera, poi, la chiude tra gli applausi scroscianti di San Siro, in occasione di Milan-Brescia 4-2 del 2003/2004. Tuttavia il sogno di giocare il suo quarto Mondiale non si realizza, a causa dell’ennesimo brutto infortunio al legamento crociato del ginocchio. Pur essendo riuscito a rientrare per la fine della stagione, l’allora commissario tecnico Giovanni Trapattoni preferì non rischiare di avere un giocatore a mezzo servizio.

La storia di Baggio con la Nazionale italiana rappresenta un po’ la metafora di tutta la sua carriera. Tante partite disputate, 56, innumerevoli giocate di pregevole fattura, condite da 27 reti, ma anche tanata sfortuna nelle rassegne iridate. E poi il terzo posto a Italia ’90 dopo la beffarda semifinale persa contro l’Argentina. Il rigore calciato alle stelle a causa di una coscia dolorante in finale contro il Brasile a USA ’94, dopo tante partite vissute da autentico trascinatore. La palla fuori di poco ai quarti di finale contro la Francia nel Mondiale transalpino del ’98. Tanto sarebbe potuto essere, ma ciò che è stato è sicuramente memorabile e degno di essere accostato ai più grandi di sempre.

La storia dei fratelli Baggio: Eddy

Eddy Baggio, il più giovane tra i due fratelli, nasce il 23 agosto 1974, sempre a Caldogno. Il nome di battesimo è un omaggio da parte del padre Florindo al ciclista belga Eddy Merckx. Come Roberto, anche lui agisce come attaccante, ma nel ruolo di prima punta di movimento, e inizia la propria carriera nelle giovanili della Fiorentina. Proprio in questa circostanza, nel 1992, si verifica l’incontro-scontro tra i fratelli. Più precisamente, la Nazionale italiana di Arrigo Sacchi si sta preparando per il match contro la Svizzera, valido per le qualificazioni al Mondiale del 1994. E la partita di rifinitura viene disputata proprio contro la formazione giovanile della “viola”. Neanche a farlo a posta, Roberto ed Eddy imprimono il proprio sigillo alla partita, rispettivamente con gol e assist. 

Da giovanissimo, nel 1991, riesce anche a vedere l’azzurro, prendendo parte al Mondiale under-17 con la Nazionale italiana. In maglia viola, tuttavia, Eddy non riesce mai a debuttare con la prima squadra, e allora comincia a girovagare tra Serie C1 e C2 con Palazzolo, dove segna i suoi primi 5 gol, poi Prato e Giorgione. La prima vera occasione per mostrare tutto il proprio valore arriva ad Ancona, dove totalizza 11 reti, e soprattutto Ascoli. In maglia bianconera l’attaccante vive la sua migliore stagione dal punto di vista realizzativo, con 22 gol nella stagione regolare e uno nei playoff per salire in Serie B. Alla fine, tuttavia, si arrende proprio all’Ancona, dove fa ritorno, in seguito, esordendo in cadetteria.

In Serie B totalizza 10 realizzazioni, tra i quali spicca una tripletta alla Salernitana, tra campionato e Coppa Italia, giocando in tandem anche con Massimiliano Vieri, altro succitato fratello d’arte. A fine stagione torna nuovamente in terza serie, al Catania. In rosso-azzurro vive un’altra importante esperienza, trascinando gli etnei alla promozione con 18 gol stagionali.

Da Salerno a Pisa, passando per Vicenza e Catania

Successivamente il più giovane dei fratelli Baggio si accasa proprio in quella Salernitana che aveva colpito pochi anni prima, in una stagione però molto sfortunata, terminata con la retrocessione dei campani. Allora prosegue la propria esperienza in cadetteria tornando prima nella sua Vicenza e poi nuovamente a Catania. Questa rimarrà l’ultima sua squadra in Serie B, prima di accasarsi ancora una volta in C1, prima allo Spezia e poi al Pisa. Quella in maglia nerazzurra resta, senza dubbio, una delle esperienze più belle, proprio perché lo lega, in una particolare circostanza, al fratello Roberto.

Infatti, dopo aver trascinato i toscani alla salvezza con 11 gol, in seguito ai playout vinti contro la Massese, nella stagione successiva, agli ordini di Piero Braglia, Eddy Baggio contribuisce, con 5 reti, al ritorno in Serie B. Portafortuna di questa piccola grande impresa, proprio una speciale fascia da capitano regalatagli dal “divin codino” in occasione delle festività natalizie. Amuleto efficace sin dal primo utilizzo, nella vittoria per 4-0 contro il Pizzighettone. In seguito il nuovo allenatore del Pisa, Gian Piero Ventura, non punta su di lui. Perciò, prima di appendere gli scarpini al chiodo, vive le sue ultime due stagioni tra i professionisti con Portogruaro e Sangiovannese, realizzando altri 4 gol. Le ultime esperienze sono quelle con le maglie di Campitello e Amerina.

I fratelli Baggio oggi: tra chi ha detto basta al calcio e chi non l’ha mai abbandonato

Le vite fuori dal campo da gioco dei fratelli Baggio ha preso due direzioni ben distinte e separate. In particolare, Eddy ha deciso di non abbandonare il mondo del calcio, intraprendendo la carriera da allenatore. Nel 2011 guida gli Allievi nazionali del Pisa, e dal 2013 torna definitivamente alla Fiorentina, occupandosi, in un primo momento, sempre degli Allievi nazionali, e in seguito dei Giovanissimi. Roberto, invece, decide di dire addio definitivamente al mondo che l’ha consacrato come icona intramontabile, dedicandosi ad altro. In particolare, in una recente intervista rilasciata a La Repubblica ha espressamente confessato che: “La gente si stupisce «come, non metti più gli scarpini? Non ti viene voglia?» No, e allora? Bisogna che ci mettiamo d’accordo: quelli che senza pallone si sentono appagati e felici sono dei falliti? Per qualcuno c’è altro, ci sono gli altri. Mi sono distaccato dal pallone. […] Lasciare il calcio mi ha ridato vita e ossigeno

La famiglia nel pallone: i fratelli Baggio

Come infatti, pur apparendo ancora in diverse opere letterarie e sul piccolo schermo nel succitato film di Netflix ma anche in un episodio dei fortunati anime “Che campioni Holly e Benji” e “Sailor Moon”, Baggio ha riscoperto sé stesso e l’essenzialità della vita in ben altri ambiti. Più precisamente, dopo essersi convertito al buddismo, ha inaugurato il più grande centro buddista d’Europa, a Corsico. Inoltre, l’ex fantasista, dopo essere convolato a nozze con Andreina, con la quale ha avuto tre figli, si è molto impegnato nel sociale, diventando ambasciatore FAO e ricevendo anche, da un comitato di premi Nobel, il Peace Summit Award 2010 per le tante iniziative benefiche intraprese. Chiaro segnale di come, oltre a correre dietro a un pallone, occorre molto di più per raggiungere la pienezza nella propria esistenza.

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