Dopo essersi soffermata sui gemelli Filippini, sui fratelli Lucarelli e sui gemelli De Boer, la rubrica targata 11contro11, quest’oggi, parlerà di una vera e propria dinastia del calcio moderno: quella della famiglia Maldini. Se, infatti, nei precedenti appuntamenti abbiamo trattato soltanto due protagonisti, questo giovedì passeremo in rassegna ben tre carriere sportive. Queste sono indissolubilmente legate ad uno storico ed unico club: il Milan. In realtà, solo due di queste sono già entrate a far parte della storia del calcio mondiale, quelle di Cesare e di Paolo. La terza, quella di Daniel, figlio dell’ex-capitano rossonero, si trova ancora ai propri albori, sebbene la società di via Aldo Rossi abbia già deciso di puntare su di lui.
Come se non fossero bastate le imprese compiute all’interno del rettangolo verde, i due Maldini più “grandi” hanno segnato e stanno segnando le vicende del mondo calcistico anche all’esterno del campo. Cesare e Paolo, infatti, congiuntamente, hanno vinto: 11 scudetti, 1 Coppa Latina, 2 Coppe Italia, 1 Mondiale (nell’82, vinto da Cesare in qualità di vice-allenatore), 3 Campionati europei Under-21, 1 Coppa delle Coppe; 5 Supercoppe Italiane, 6 Champions League, 5 Supercoppe europee, 2 Coppe Intercontinentali e 1 Mondiale per Club.
Il primo della dinastia Maldini: Cesare
Cesare Maldini nasce il 5 Febbraio 1932 a Trieste, da genitori originari della Slovenia. Fin dalla tenera età si mette in mostra per le sue doti calcistiche e, a tredici anni, entra a far parte del settore giovanile della Triestina. Qui incontra Nereo Rocco, una figura fondamentale per la sua vita, alla quale si legherà strettamente, in senso sportivo ed affettivo. L’esordio nel calcio dei “grandi” avviene il 24 Maggio 1953, sotto la guida tecnica proprio del paròn.
Cesare Maldini compie il debutto da terzino e ben presto diventa un titolare inamovibile della Triestina (stagione ’53-’54), o sulla fascia destra o su quella sinistra, indifferentemente. Nell’estate del 1954, poi, arriva il momento di compiere il grande salto: Bèla Guttmann lo vuole fortemente al Milan e la società rossonera accontenta il proprio tecnico. Da quel momento Maldini diverrà una colonna della formazione meneghina. Nel 1961 otterrà addirittura la fascia da capitano e ritroverà il suo padre calcistico: Nereo Rocco. Il mister siederà in panchina anche nella notte del 22 Maggio 1963, quando il Milan vincerà la sua prima Coppa dei Campioni.
Dopo 347 partite e 3 gol, Cesare Maldini decide di lasciare Milano per trasferirsi in Piemonte, per poter seguire il tecnico che egli tanto adora. Al Torino il ragazzo classe ’32 gioca la sua ultima stagione da calciatore e si ritira al termine dell’annata 1966-67. Alla fine della propria carriera, inoltre, il triestino avrà collezionato 14 presenze con la Nazionale maggiore, essendone stato anche capitano per ben due anni, dall’inizio del 1962 fino al termine dell’anno 1963.
Cesare Maldini e la carriera da allenatore
Dopo aver sollevato la prima Coppa dei Campioni “italiana”, Cesare Maldini capisce che la sua storia con il calcio non può che essere agli albori. L’ex-rossonero, infatti, decide di intraprendere la carriera da allenatore. Dal 1967 al 1971 il più “precoce” componente della dinastia Maldini rimane sotto l’ala protettrice del proprio mentore, Nereo Rocco, salvo poi iniziare davvero a dirigere una “propria” formazione. Nella stagione ’72-’73, addirittura, alla guida del Milan, Maldini conquista il double continentale (Coppa Italia e Coppa delle Coppe). Dopo i risultati ottenuti con i rossoneri, il friulano allena anche Foggia, Ternana e Parma, con risultati altalenanti.
La vera sfida, che lo fa entrare di diritto all’interno della storia del calcio nostrano, è quella che Cesare Maldini decide di affrontare entrando nello staff tecnico della Nazionale italiana. Nel 1980, infatti, viene scelto come vice-allenatore di Enzo Bearzot. Nel 1982, quindi, l’ex-terzino milanista vince il Mondiale e aiuta gli azzurri a salire sul tetto del Mondo. Per i dieci anni successivi, poi, Cesare Maldini si sposterà all’Under-21, formazione con la quale conquisterà ben 3 Europei di categoria consecutivi (’92, ’94, ’96).
Nel 1996, poi, viene promosso ad allenatore della Nazionale maggiore, il cui capitano era il figlio Paolo. Dopo l’uscita di scena nel Mondiale del 1998 in Francia, Cesare, però, torna all’interno dello staff milanista e, grazie alle imprese compiute con i giovani azzurri, viene nominato capo degli osservatori del club. Dal 1999 al 2001 rimane al Milan, compiendo anche qualche apparizione in panchina, al fianco di Fatih Terim. Al termine della sua carriera, il triestino guiderà la Nazionale del Paraguay nel Mondiale del 2002, diventando il tecnico più anziano nella storia del torneo.
Paolo Maldini: la storia tra il Milan e la dinastia Maldini non si conclude
Per descrivere la grandezza di Paolo Maldini non basterebbero nemmeno una decina di articoli. Quel che rappresenta per il movimento sportivo italiano è qualcosa di indescrivibile; forse potremmo definirlo, se non il più grande, almeno uno dei migliori calciatori della storia del calcio nostrano. Anche la FIFA lo ha premiato recentemente, inserendolo all’interno del suo Dream Team All-Time, al fianco di altre dieci leggende.
Maldini si merita questi riconoscimenti e merita di essere annoverato fra le stelle dello sport più affascinante del mondo. 902 presenze con la maglia del Milan (record), 126 con la Nazionale azzurra, 4 mondiali disputati e 5 Champions League vinte. Questi sono solo alcuni dei risultati ottenuti dal terzino sinistro più forte di tutti i tempi.
Paolo Maldini nasce il 26 Giugno 1968 a Milano ed è il quarto figlio di Cesare. Per tutta la vita, il ragazzo milanese gioca nel Milan, diventandone anche il capitano, un’icona e un simbolo. L’esordio lo compie all’età di 16 anni, sotto la guida di Nils Liedholm, il 20 Gennaio 1985. Dalla stagione successiva Maldini diventa un titolare inamovibile dei rossoneri e consolida il legame che unisce la dinastia Maldini con la storia del club milanese.
Sacchi, Capello, Ancelotti: Coppe dei Campioni e Capitano del Milan
La carriera del classe ’68 è lunga e ricca di gioie. Tra il 1987 e il 1991, sotto la guida di Arrigo Sacchi, il giovane lombardo vince uno scudetto (’87-’88), una supercoppa italiana, una supercoppa europea, una coppa intercontinentale ed anche due Coppe dei Campioni, alla fine dell’89 e alla fine del ’90, battendo in finale prima la Steaua Bucarest e poi l’Olympique Marsiglia.
Dal 1991 al 1996 sulla panchina del club si siede Fabio Capello. Il tecnico porta a Milano tre scudetti consecutivi (dal ’91 al ’94), una Supercoppa italiana (’93-’94), perdendo però una finale di Coppa dei Campioni, nella sfida contro l’Olympique Marsiglia. Il 18 Maggio 1994, tuttavia, il mister friulano si riscatta e dà una lezione di calcio ai tracotanti catalani del Barcellona, che prima della gara credevano di aver già in pugno il trofeo più ambito. Con un sonoro 4-0, disputando un match impeccabile, Paolo Maldini solleva la terza Coppa dei Campioni nel giro di sei anni.
Nel 1994 Maldini arriva terzo nella corsa per il Pallone d’Oro; nel ’95 perde una finale di Coppa dei Campioni contro l’Ajax; a partire dall’anno sportivo ’97-’98, poi, diventa capitano del Milan, ricevendo la fascia in eredità da Franco Baresi. Dopo qualche anno di transizione, nel ’99, insieme a Zaccheroni, Maldini conquista l’ennesimo scudetto della propria carriera.
Negli anni 2000, infine, arriva a Milano il terzo grande allenatore della storia calcistica di Paolo Maldini: Carlo Ancelotti. Con il mister di Reggiolo, dal 2001 al 2009, anno del ritiro dal calcio giocato, il classe ’68 solleva 8 trofei: una Coppa Italia (2002-03), uno Scudetto (2003-04), una Supercoppa Italiana (2004); due Champions League (2002-03, 2006-07), due Supercoppe europee (2003, 2007) e una Coppa del Mondo per Club (2007-08).
Paolo Maldini fa entrare la dinastia Maldini all’interno della storia del calcio
Tre sono gli eventi memorabili che segnano indelebilmente gli ultimi anni di carriera milanista. Il primo è quello legato alla vittoria della propria quarta Champions League, nel 2003. Paolo Maldini solleva il trofeo 40 anni esatti dopo che il padre Cesare ha vinto la medesima competizione internazionale, sempre in terra inglese: l’uno a Manchester, l’altro a Londra.
Il secondo avvenimento è associato alla sconfitta in finale contro il Liverpool, nel 2005. Proprio il capitano rossonero, infatti, apre le marcature, siglando il gol più veloce nella storia delle finali di Champions League.
Infine, il terzo ricordo è quello relativo alla vittoria della Coppa dalle “grandi orecchie”, datata 23 Maggio 2007. Con la conquista del titolo di Campione d’Europa Maldini entra nella storia: egli è il calciatore più anziano ad esser riuscito a raggiungere tale traguardo (a 38 anni e 391 giorni) ed è il secondo ad aver sollevato ben 5 Coppe dei Campioni /Champions League.
Con il Milan, Paolo Maldini ha raggiunto infiniti record. Il primo è quello delle presenze in Serie A: dopo aver superato Dino Zoff, il 25 Settembre 2005, infatti, il terzino si è fermato a 647 apparizioni nel massimo campionato italiano. Inoltre, egli ha raggiunto le 1000 partite da professionista, il 16 Febbraio 2008: uno dei pochi nella storia ad esserci riuscito. Infine, il club meneghino, per rendere omaggio al suo capitano, ha deciso di ritirare la sua maglia numero 3, in onore di un’icona del calcio moderno e futuro.
Maldini e la Nazionale italiana, tra sfide europee e mondiali
Con la maglia degli azzurri Paolo ha proseguito la storia della della dinastia Maldini in Nazionale: il padre Cesare, infatti, aveva collezionato “solo” 14 presenze. Il classe ’68, invece, è sceso in campo con l’Italia per ben 126 volte, realizzando 7 gol, diventando capotano e partecipando a ben quattro Campionati del Mondo.
L’esordio di Maldini è precoce: a soli 19 anni egli partecipa ad una gara internazionale sotto la guida di Azeglio Vicini. Il ragazzo prende parte all’Europeo del 1988 e al Mondiale del 1990, disputato nel Bel Paese. Nella rassegna iridata del 1994, insieme ai nostri colori, Paolo Maldini si laure vice-campione del mondo. Stesso destino avrà anche la spedizione di Euro2000. A partire dal ritiro di Franco Baresi, anche qui Maldini diventerà il capitano della selezione nostrana, giocando 74 gare con la fascia al braccio. Al termine della sua carriera, il n°3 milanista farà registrare l’ennesimo record, quello dei minuti giocati durante le manifestazioni mondiali: ben 2216, più di ogni altro nella storia.
Daniel Maldini: la famiglia milanese rimane legata al club rossonero
Dopo aver ripercorso le carriere di Cesare e di Paolo, l’ultimo componente della dinastia Maldini è Daniel, secondogenito dell’ex-capitano milanista. Il ragazzo, classe 2001, oggi fa parte della rosa del Diavolo ed ha compiuto anche il suo esordio, sia in Serie A che nelle competizioni internazionali. Il ruolo che ricopre, a differenza del nonno e del padre, è quello di centrocampista offensivo, talvolta schierato anche da mezzala.
Parlare di carriera ad alti livelli sembra un po’ precoce, anche se il giovane centrocampista gioca nel settore giovanile del Milan da quando è un ragazzino. Con tenacia e con forza il più giovane dei Maldini si è conquistato il debutto in prima squadra, il 2 Febbraio 2020, durante la gara di campionato contro il Verona. Inoltre, Daniel Maldini ha preso parte a due gare dell’Under-18 e a due partite dell’Under-19 italiana. Curioso il dato che il classe 2001 ha fatto registrare all’inizio di quest’anno. Il 6 Gennaio 2021, infatti, con la sua apparizione in Serie A ha fatto raggiungere le 1000 presenze alla dinastia Maldini in maglia milanista (647+347+6).
Il presente della dinastia Maldini
Purtroppo Cesare ci ha lasciati il 3 Aprile del 2016, all’età di 84 anni. Il suo ricordo, però, non svanirà mai, grazie alle imprese registrate sul campo ed anche grazie al comune di Milano. Quest’ultimo, infatti, ha deciso di dedicargli un parco pubblico, insieme ad un’altra leggenda del calcio italiano: Giacinto Facchetti. Seppur i due siano stati i simboli di due società rivali (Milan ed Inter), la dedica di uno spazio a questi due calciatori ci ricorda sempre di più che lo sport è sinonimo di unione e di armonia, non di distanza e di odio.
Paolo, invece, dopo il ritiro si è voluto allontanare dal calcio, complice anche il diverbio avuto con la Curva Sud durante gli ultimi anni di militanza nel Club meneghino. Solo nel 2015 è tornato sotto i riflettori del mondo sportivo mediante la fondazione di un club calcistico, in collaborazione con Ricardo Silva: il Miami FC. Il 5 Agosto del 2018, poi, il Milan ha annunciato l’ingresso di Maldini all’interno dello staff societario, in qualità di direttore dello sviluppo strategico dell’area sportiva. In seguito alle dimissioni del precedente DT del club, Leonardo, proprio Maldini è stato eletto Direttore Tecnico del Diavolo, nel 2019.
Daniel, infine, come già dichiarato in precedenza, sta provando ad entrare nella storia del Milan. Il classe 2001 si sta giocando le proprie carte in prima squadra, sotto lo sguardo attento di mister Pioli e dei senatori dello spogliatoio. Solo il futuro ci darà delle risposte, sperando che anche il piccolo di casa Maldini riesca a compiere imprese sportive degne di nota.
Le considerazioni finali relative ad una famiglia speciale
In definitiva, possiamo affermare che, i due componenti della dinastia Maldini che hanno già appeso le scarpe al chiodo, sono entrati a far parte dei ricordi e delle vicende calcistiche della nostra nazione. Cesare, grazie alle sue grandi doti umane, nell’arco del decennio con l’Under-21, è riuscito a far emergere e a far esaltare future stelle del football italiano. Con la sua gentilezza, serietà, professionalità ed intelligenza, infatti, il tecnico della selezione giovanile ha fatto risaltare calciatori come Buffon, Cannavaro, Inzaghi e Vieri. Il più precoce dei Maldini è stato un vero uomo ed un grande educatore, prima che uno sportivo ed un allenatore.
Paolo, invece, pur essendo “figlio di Cesare”, è riuscito ad andar oltre ai pregiudizi e alle male lingue. Con gli infiniti record fatti segnare, il n°3 per eccellenza ha dimostrato a tutti il suo vero valore ed è diventato uno dei giocatori più forti di ogni epoca. Le sue grandi doti morali, le sue immense capacità relazionali e le innate qualità sportive lo rendono uno sportivo “d’altri tempi”. Paolo Maldini è un esempio, forse il più grande, per chiunque si approcci al mondo del pallone.
Daniel è ancora giovane ed ha ancora davanti a sé anni lunghissimi, sicuramente ricchi di sorprese e di gioie. Lasciamo che possa goderne, senza sentirsi appesantito dai verdetti affrettati e dalle etichette sbagliate di un pubblico che ama giudicare senza sosta e che non riesce più ad innamorarsi.