Personalità, capacità di leader e da guerriero. Ma non solo. Francesco Acerbi, che oggi compie 33 anni, centrale in forza alla Lazio, ha dimostrato di saper vincere anche fuori dal campo. La battaglia contro la malattia, per ben due volte.
Acerbi, la dura lotta per affermarsi
Acerbi nasce a Vizzolo Predabissi, un piccolo comune della provincia di Milano, il 10 febbraio 1988. Cresce calcisticamente nel Pavia e da lì ha inizio una girandola di prestiti, fino a quando, nel 2008, non rientra alla base. Qui resta per due anni prima di passare in comproprietà alla Reggina, dove trascorre una sola stagione, racimolando undici gettoni. A 23 anni, la grande occasione: l’esordio in Serie A col la maglia del Chievo, nel 2011/2012, con cui segna anche il primo gol in massima serie.
L’annata successiva, il treno che passa una volta nella vita: la chiamata dal Milan, col Genoa che cede la metà del cartellino ai rossoneri. In un momento in cui il club, però, ha dovuto affrontare il pesante addio dei senatori, con la pressione sulla squadra di Allegri altissima. Troppo precocemente paragonato ad Alessandro Nesta, del quale eredita il numero di maglia, non riesce mai ad affermarsi pienamente. Solo sei le presenze in A prima di un nuovo prestito ai clivensi, dove conclude la seconda parte di stagione. Tra bravate e serate in giro fino a tardi, come da lui stesso raccontato, c’è bisogno di un cambiamento.
La dura lotta contro il male
Il 2013 è il primo anno in massima serie dell’ambizioso Sassuolo di Giorgio Squinzi, e l’allenatore Eusebio Di Francesco riceve come rinforzo lo stesso Acerbi. Nei torridi giorni d’estate del calciomercato, tuttavia, durante le visite mediche qualcosa non va. Al difensore è diagnosticato un tumore al testicolo, che urge di operazione chirurgica. Di nuovo arruolabile, torna in campo. E come se non bastasse, il primo dicembre del 2013, in seguito a un test antidoping, vengono rintracciate sostanze sospette nel suo organismo. La procura opta per la sospensione temporanea: il cancro è tornato in forma recidiva. E poi, dopo tanti sacrifici e tanto sudore, l’estate seguente, la bestia viene definitivamente sconfitta. Per questa importante vittoria, riceve il Premio nazionale Andrea Fortunato, titolo agli sportivi di merito nel sociale e nella medicina. Perciò, può iniziare un nuovo capitolo della sua vita, da dedicare al mondo del pallone.
Con i neroverdi finalmente riesce a mostrare le sue doti. Personalità, grinta, precisione e abilità nel gioco aereo. Chiude l’esperienza in Emilia dopo due anni con 157 presenze e ben 11 reti all’attivo: uno stacanovista senza tregua. Successivamente la Lazio di Simone Inzaghi, che nell’estate 2018 deve far fronte all’eredità di Stefan De Vrij, accasatosi alla gemellata Inter, si interessa al difensore. Così, in cambio di 10 milioni, Acerbi va in biancoceleste, dove non fa certo rimpiangere l’olandese. Posizionato al centro della difesa a tre, non abbandona più il suo posto: per Inzaghi è insostituibile.
Tanti gli sfizi toltisi con la maglia della Lazio. Innanzitutto, i primi trofei vinti nella sua carriera: la Coppa Italia sull’Atalanta nel 2018/2019 e la Supercoppa Italiana contro la Juventus. Nella stagione corrente, inoltre, torna a giocare in Champions League dopo averla solamente assaggiata nella brevissima esperienza con il Milan. Una competizione che i laziali vorranno onorare al massimo, nella sfida impossibile contro il Bayern Monaco di Flick.
Una battaglia vittoriosa
Ed ecco lo score attuale di Acerbi: 11 presenze e 1 gol in Nazionale, 121 apparizioni e sei sigilli con la maglia della Lazio. Considerando la piega che stava prendendo la sua carriera, oggi Francesco si ritiene fortunato. “Non arrendetevi mai, nemmeno quando le cose vanno male. So che in alcuni casi la malattia non può essere sconfitta, anche se una persona ci mette tutta la forza di volontà possibile. Se rimani positivo, la malattia può prendersi il tuo corpo, ma non la tua anima“. Quella del biancoceleste, ne siamo certi, è un’anima da guerriero.