Manchester City-Atletico Madrid (1-0): l’analisi tattica

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Il Manchester City batte per 1-0 l’Atletico Madrid nell’andata dei quarti di finale di Champions League. A decidere il match non è il piano tattico orchestrato ed enfatizzato alla vigilia da parte di Guardiola. Determinante, piuttosto, è una rete nella ripresa di De Bruyne, al primo centro stagionale in Europa. Un successo ottenuto con molta fatica contro il castello difensivo dei colchoneros allestito da Simeone. Un ritorno amaro per il Cholo nella città di Manchester, dove 20 giorni fa aveva trionfato a spese dello United. Il risultato lascia comunque ancora in bilico la qualificazione, con un ritorno che si preannuncia rovente nella capitale spagnola. Non perdiamoci in ulteriori indugi e immergiamoci nell’analisi tattica di Manchester City-Atletico Madrid per scoprire i segreti della vittoria degli inglesi. Prima di partire, non guasta un’occhiata rapida alle formazioni.

Padroni di casa in campo col 4-3-3. In porta Ederson, linea difensiva composta da Cancelo, Laporte, Stones e Aké. Rodri padrone del centrocampo, affiancato da De Bruyne e Gundogan. Tridente leggero con Bernardo Silva (falso) centravanti e Sterling e Mahrez sugli esterni.

Gli spagnoli rispondono con un 5-3-2 ultra difensivo. A proteggere la porta di Oblak ci sono Reinildo, Savic e Felipe, con Vrsaljko e Renan Lodi sulle fasce. Koke nel cuore del campo, supportato da Kondogbia e Llorente. Fantasia e qualità davanti con Griezmann insieme a Joao Felix

Primo tempo: monologo City, ma l’Atletico tiene duro

Manchester City-Atletico Madrid non è una semplice partita di calcio, ma uno scontro tra due filosofie calcistiche agli antipodi, di cui cercheremo di evidenziare i tratti in questa analisi tattica. Operazione, a dire il vero, per nulla difficile dato che, specialmente nel primo tempo, i principi dei due allenatori vengono espressi all’estremo. Il risultato è una prima frazione in cui si gioca in una sola metà campo, dove si concentrano 21 dei 22 giocatori. A questo si aggiungano nessun tiro in porta e un sostanziale attacco contro difesa. Andiamo per gradi a sviscerare quelle che sono le due tipologie di organizzazione tattica presentate dalle contendenti.

Manchester City-Atletico Madrid (1-0): l'analisi tattica

L’Atletico ha le idee chiare: atteggiamento difensivo serrato con linee strettissime, squadra cortissima e Griezmann a uomo su Rodri in fase di prima costruzione degli inglesi. Pochissimi sprazzi, soprattutto all’inizio, affidati ai piedi delle due punte. A turno una di loro si abbassa a ricevere per andare ad innescare lo scatto in profondità di uno dei giocatori esterni. Il velato equilibrio dei primi istanti di gara dura appena 10 minuti. Il tempo necessario agli uomini di Guardiola per impossessarsi della metà campo spagnola.

Analisi tattica City-Atletico: l’organizzazione degli inglesi

Il City imposta con una sorta di 3-2-5. Stones comanda la difesa, con Aké che stringe la sua posizione. Anche se l’olandese si sovrappone spesso. Cancelo non fa esattamente l’esterno basso, perché viene molto dentro al campo e si dispone sulla linea di Rodri. Davanti poi, si va alla ricerca della parità numerica contro la difesa madrilena, portando ben 5 uomini in linea. Le due ali, Mahrez e Sterling, rimangono larghissime. Gli intermedi di centrocampo Gundogan e De Bruyne, invece, si portano in avanti all’altezza dei giocatori offensivi. Bernardo Silva funge da falso centravanti, anche se spesso questa posizione viene occupata o dalla mezz’ala o da un esterno alto. Ciò avviene frequentemente, dato che il portoghese ama abbassarsi o defilarsi sulla sinistra per giocare il pallone.

Manchester City-Atletico Madrid (1-0): l'analisi tattica

La squadra di Guardiola, in fase di non possesso, corre sempre in avanti ad aggredire con ferocia i portatori di palla spagnoli. Tenendo il baricentro molto alto e presentando una quantità massiccia di giocatori in attacco, il City costringe inevitabilmente l’Atletico ad abbassarsi. Anzi, a schiacciarsi a ridosso dell’area, con tutti gli effettivi rannicchiati in 20 metri. Se da un lato questo atteggiamento molto difensivo toglie profondità ai padroni di casa, dall’altro lato ingabbia i Colchoneros a rimanere in quella fetta di campo. Risultato: impossibilità di ripartire o rendersi pericolosi in avanti. Pochi lampi di qualità vengono emessi dall’illuminante Joao Felix. Il portoghese, però, ogni volta che riceve palla è circondato da avversari e finisce per sbattere contro il muro inglese.

Manchester City-Atletico Madrid (1-0): l'analisi tattica

Il City domina la partita. Mantiene costantemente il possesso del pallone e continua ad avanzare il proprio baricentro. Anche i difensori, molto coinvolti nella manovra perché Pedri non è preciso come al solito, si ritrovano nella trequarti degli spagnoli. L’assedio degli uomini di Guardiola inizia sempre con una conduzione centrale per far collassare la difesa di Simeone e aprirsi corridoi di passaggio liberi o in verticale o sugli esterni. Nonostante l’assenza di giocatori fisici in avanti, i padroni di casa provano a riempire l’area con gli inserimenti dei centrocampisti. In particolare con i movimenti di Gundogan, mentre De Bruyne rimane al limite dell’area a caccia della seconda palla. Tuttavia, gli inglesi soffrono di una insolita mancanza di qualità, soprattutto nell’ultima giocata decisiva.

Il risultato del primo tempo

Il tempo passa e il City non trova varchi. L’intensità forsennata iniziale lascia spazio a un calo del ritmo, le cui cause sono attribuibili a diversi fattori. In primis, i demeriti degli inglesi, come la già sottolineata imprecisione, anche dei giocatori più tecnici. In secundis, i meriti ovviamente difensivi degli spagnoli. La linea a 5 di Simeone non concede spazio per infiltrarsi nemmeno alle gocce di pioggia che cadono copiose dal cielo di Manchester. I giocatori sono sempre pronti a darsi copertura a vicenda e rimangono molto attenti quando il City si avvicina negli ultimi 16 metri.

Ne consegue, complessivamente, una prima frazione quasi stucchevole per l’ovvietà e la monotonia del suo copione tattico. Gli uomini di Guardiola sembrano infastiditi dal non riuscire a sfondare, continuando a macinare errori su errori. Il massiccio possesso palla non si traduce in guizzi od occasioni. Al netto di qualche uscita in presa alta, Oblak non riceve alcun tiro nello specchio. Si va all’intervallo sullo 0-0.

Secondo tempo: servono i cambi per dare una mossa al City

Nella ripresa, l’analisi tattica di City-Atletico ci riserva subito qualche variazione per Guardiola. Sterling viene spostato al centrato dell’attacco, mentre Silva viene dirottato largo a sinistra. Cancelo è spostato stabilmente largo da esterno basso di destra. De Bruyne e Gundogan vengono invertiti di lato. Quello che non cambia è però la frettolosità dei padroni di casa. Un po’ di sufficienza di troppo apre la strada a due pericolosissime ripartenze che però i colchoneros non sfruttano a dovere. Simeone allora prova ad osare. Triplo cambio al minuto 59. Dentro De Paul, Correa e Cunha, fuori Koke, Griezman e Llorente. La squadra passa al 3-4-3, con l’ex Udinese in mezzo al campo accanto a Kondogbia. Vrslajko e Lodi avanzano. Tridente con Joao Felix ala sinistra.

10 minuti dopo e arriva la contromossa di Guardiola. Anche per lui tre sostituzioni tutte d’un fiato. Entrano Grealish, Foden e Gabriel Jesus per Gundogan, Sterling e Mahrez. I nuovi entrati vanno a formare il tridente d’attacco, mentre Bernardo Silva viene arretrato a mezz’ala sinistra. De Bruyne torna a destra, come a inizio partita. I cambi dell’ex tecnico del Barcellona si rivelano determinanti, in modo particolare Foden. La stellina inglese infatti apporta la qualità necessaria per scardinare il baluardo difensivo spagnolo. Al minuto 70, si fa trovare tra le linee e verticalizza premiando il movimento di De Bruyne. Dopo una partita molto imprecisa, il belga è bravo a battere Oblak con un destro rasoterra. Il gol del vantaggio sblocca ovviamente il City sotto il profilo mentale. Meno errori, meno frenesia, maggiore fluidità e pulizia tecnica nel palleggio. 

Manchester City-Atletico Madrid (1-0): l'analisi tattica

La squadra ritrova fiducia. Vengono tentate e riuscite molte più giocate. Anche individuali nell’uno contro uno. Il protagonista è come sempre il classe 2000. L’Atletico, invece, nonostante un modulo più spregiudicato non riesce a costruire situazioni pericolose. Vano anche l’ingresso di Lemar per Joao Felix. Nel finale i Colchoneros provano ad aggiungere un po’ di peperoncino ad una gara fino a quel momento correttissima. Bersaglio principale è Grealish. I tentativi di infiammare gli animi non sortiscono però effetti. Al triplice fischio la gara si chiude sull’1-0 per i padroni di casa.

Analisi tattica City-Atletico: le considerazioni finali

Più che il dodicesimo uomo, a Guardiola basta inserire quello giusto dalla panchina, che risponde al nome di Phil Foden, vero party crasher della difesa madrilena. Il tecnico spagnolo può tirare un sospiro di sollievo, anche se il risultato di misura non offre garanzie anticipate sulla qualificazione. Il City ha modo di metabolizzare la lezione e capire che i principi del guardiolismo non sono così efficaci contro il Cholo. L’unica mossa prevedibile per il ritorno riguarda il discorso centravanti. Con la squalifica di Jesus, i citizens devono ricorrere necessariamente al “falso nove”. Stasera si apre un ciclo durissimo per il City che, oltre all’Atletico, affronta due volte anche il Liverpool. Settimane infernali per determinare la stagione dei campioni d’Inghilterra.

Simeone può comunque essere soddisfatto della prova dei suoi. Il suo (quasi) impeccabile piano difensivo regge per 70 minuti e viene scardinato soltanto dalla giocata costruita da un giocatore appena entrato. Unico rammarico per l’Atletico può essere quello di non aver sfruttato nessuna delle grosse occasioni in contropiede avute a inizio secondo tempo. Per il ritorno, gli spagnoli, spinti dal pubblico e con la giusta garra, hanno l’obbligo di mettere in campo qualcosa in più. Subire il giusto ed essere precisi nel concretizzare.

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