Nel ritorno degli ottavi di finale, nell’affascinante teatro di Old Trafford, l’Atletico Madrid batte per 1-0 il Manchester United. A decidere l’incontro, mandando gli spagnoli ai quarti di finale, è una rete a fine primo tempo di Renan Lodi. La vittoria dei colchoneros è ben più netta di quanto non dica il valore nominale del risultato. Non solo per il peso in ottica qualificazione. Ma anche, e soprattutto, perché ottenuta rispettando alla perfezione il piano-partita ideato sapientemente da Simeone. Scopriamo allora attraverso l’analisi tattica quali sono le chiavi che hanno portato al trionfo del pragmatismo dell’Atletico sul tutto fumo e niente arrosto del Manchester. Cominciamo dalle scelte di formazione.
Padroni di casa in campo col 4-2-3-1. De Gea tra i pali, Dalot e Alex Telles esterni bassi, con Varane e Maguire centrali. Davanti alla difesa giocano Fred e McTominay. In avanti talento e fantasia con Elanga, Bruno Fernandes e Sancho alle spalle dell’unica punta Cristiano Ronaldo.
Il Cholo risponde col 3-5-2. Oblak in porta, Savic a comandare la difesa con Gimenez e Reinildo. Herrera in mezzo al campo, supportato dalle mezz’ali De Paul e Koke, con Lodi e Llorente sugli esterni. In attacco, coppia leggera e di qualità con Griezmann e Joao Felix, mattatore dell’andata.
Primo tempo: dominio United, ma l’Atletico colpisce
La prima frazione di gioco esplica già quello che è il tema ricorrente di quest’analisi tattica di Manchester Utd-Atletico. E cioè, da un lato, gli inglesi, che fanno la partita con intensità e portando tanti uomini nella metà campo avversaria. Dall’altro, gli spagnoli, che invece si difendono compatti, sanno soffrire e attendono l’occasione giusta. Come un serpente velenoso, i colchoneros si nascondono nelle pieghe della partita, per poi sferrare un solo morso decisivo che avvelena la preda e la lascia agonizzare lentamente, fino a consumarsi.
L’approccio dei padroni di casa è molto convincente. Almeno per mezz’ora. Squadra propositiva, con tanti giocatori vogliosi di mettersi in mostra. Il piano del tecnico tedesco è quello di non dare punti di riferimento offensivi per scardinare il castello difensivo madrileno. L’unica certezza è Sancho largo sulla sinistra. Dopodiché, gli altri componenti dell’attacco svariano molto. Soprattutto i due portoghesi, Ronaldo e Fernandes. Il primo non occupa quasi mai la posizione di centravanti, preferendo partire largo. Tanto da sinistra, quanto, l’azione dopo, da destra. Il secondo, invece, alterna movimenti incontro al portatore, all’attacco della profondità tra centrale e terzino sinistro dell’Atletico. Questo turbinio apre l’area di rigore agli inserimenti di Fred o ai tagli di Elanga.
Il centrocampista brasiliano, in particolare, è l’uomo che si piazza tra le linee, alle spalle di De Paul. Viene inoltre sfruttato come perno avanzato per aprire il gioco in ampiezza da una fascia all’altra. Il Manchester vuole creare superiorità esternamente, per questo tiene molto alti i terzini e si affida alla intraprendenza di Sancho. L’Atletico si ritrova così avvolto e schiacciato, con grosse difficoltà a ripartire. Il riferimento è Griezmann ovviamente, sia con palla lunga, ma con evidente difficoltà contro la fisicità dei due centrali inglesi. Sia col gioco corto, dove esprime maggiormente la sua qualità giocando di sponda per i centrocampisti o per il compagno di reparto Joao Felix. Il portoghese deve però fare i conti con la marcatura di McTominay, mediano e primo baluardo difensivo dei red devils contro l’asso degli ospiti.
Lo United rifiata e l’Atletico passa in vantaggio
Dopo 30 minuti di dominio territoriale, ma senza creare troppe occasioni nitide, il Manchester allenta la pressione. Ciò consente alla squadra di Simeone di respirare e di riguadagnare campo, alzando il baricentro. Le punte possono finalmente giocare più vicine all’area avversaria e al minuto 41 propiziano il gol del vantaggio. Joao Felix attacca la profondità e apre per Griezmann sulla destra. Il francese fa partire un cross perfetto che trova la testa di Renan Lodi sul secondo palo. È 1-0 per l’Atletico Madrid.
Secondo tempo: il Manchester spinge, ma non trova varchi
Nella ripresa, il copione dell’analisi tattica non cambia: il Manchester parte forte e l’Atletico e si rannicchia dietro. Gli uomini di Simeone esasperano la loro fase difensiva con un serrato 5-4-1. Joao Felix viene lasciato solo davanti, perché Griezmann, oltre alla qualità, aggiunge alla sua partita anche tanto spirito di sacrificio. L’attaccante francese è chiamato a ripiegare da esterno destro di centrocampo. Koke, invece, prende in consegna le sovrapposizioni di Dalot dall’altra parte. Nonostante il prolungato palleggio degli inglesi, gli spagnoli non concedono nulla negli ultimi 16 metri. Al Manchester manca presenza in area di rigore, anche perché Ronaldo continua a cercare ad allargarsi. I tanti palloni che piovono dalle parti di Oblak sono però tutti facile preda del portiere sloveno.
La squadra di Rangnick porta sempre tanti giocatori nella metà campo avversaria. Maguire, Varane e McTominay sono gli ultimi uomini e si ritrovano a dover ricoprire da soli molto campo. Ciò spalanca le porte al contropiede degli uomini di Simeone, che si appoggiano alla qualità di Joao Felix in verticale, o a scambi stretti tra Griezman e De Paul. Per poi accompagnare a gran velocità con gli instancabili “quinti” Llorente e Lodi. Col passare del tempo, il possesso dello United si fa sempre più sterile e prevedibile, per questo il tecnico tedesco inserisce un po’ di forze fresche. Prima un triplo cambio con Rashford, Pogba e Matic per Elanga, McTominay e Bruno Fernandes. I red devils passano così al 4-3-3. Alcuni minuti dopo, entra anche Cavani per Fred. Un 4-4-2 decisamente a trazione anteriore, ma con pochissime idee.
L’Atletico ormai non esce più dal proprio quarto di campo e deve fare a meno dell’acciaccato Koke, sostituito da Kondogbia. L’ex Inter si affianca ad Herrera, con spostamento di De Paul a coprire la fascia mancina. Al minuto 84, Rangnick si gioca anche la carta Mata per Meguire. Il Manchester si riversa in avanti sbilanciandosi con un’improvvida difesa a 3 con Varane e i due terzini, Matic a protezione e tutti gli altri avanti. La stanchezza, però, fa da padrona, unita al nervosismo. I cambi non apportano quel brio che servirebbe e così la partita scivola sempre più a favore di Simeone. Nei minuti finali entrano anche Felipe, a rinforzare la retroguardia, e Correa, al posto delle due punte dei colchoneros. Al fischio finale, il Cholo trionfa lasciandosi alle spalle una scena non molto british di lancio di oggetti dai tifosi del Manchester.
Analisi tattica Manchester Utd-Atletico: le considerazioni finali
Il Manchester United dimostra ancora una volta tutta la propria incompiutezza. Dopo l’illusoria prima mezz’ora di grande intensità e coralità, la squadra si spegne lentamente, come purtroppo le accade da inizio stagione. Il predominio territoriale non si traduce in superiorità tattica e mentale: gli inglesi fanno la partita, ma non la dominano. Rispetto alla enorme mole di gioco, arrivano poche occasioni veramente pericolose e così i red devils risultano incapaci di recuperare lo svantaggio davanti al proprio pubblico. Che a fine stagione avvenga una rifondazione tecnica è pacifico, ma ci si doveva attendere di più da una rosa dal talento abbacinante, ma che finisce per collezionare solo cocenti delusioni.
Simeone si prende una bella rivincita contro Cristiano Ronaldo, dopo l’eliminazione della stagione 2018/2019. E lo fa a suo modo, con le armi che gli sono più congeniali. Pragmatismo, difesa, capacità di soffrire, esperienza. Ed ecco che si materializza un trionfo di corto muso in una trasferta tutt’altro che agevole. L’impegno e lo spirito di sacrificio dei colchoneros sono encomiabili e testimoniano un concetto di squadra che invece sembra a tratti sconosciuto dagli avversari. Tutti si calano nella parte, anche i giocatori più tecnici, come le due punte. E nei rari momenti in cui il castello difensivo mostra qualche crepa, può fare affidamento su un portiere fenomenale. Le altre sono avvisate: per battere questo Atletico bisogna faticare.