Il 31 ottobre è stato il compleanno di uno dei giocatori più forti che abbiano mai calcato un campo: Marco Van Basten. Classe 1964 nasce a Utrecht in Olanda, città in cui muove i primi passi nel mondo del calcio. Nel 1982, però, è con l’Ajax che esordisce in prima squadra, con la quale vivrà 6 stagioni incredibili dove si consacra come grande giocatore. Ad Amsterdam, Marco, sarà per 3 volte capocannoniere del campionato, e guadagnerà anche una scarpa d’oro nel 1986, segnando 37 reti in 26 partite. Con i “Lancieri” vincerà 7 trofei, prima di lasciare l’Eredivisie e accasarsi in Serie A.
Marco Van Basten e il grande Milan
Corre l’anno 1987, il Milan è alla ricerca di un attaccante prolifico, e punta tutto sull’olandese. Van Basten si presenta subito con due gol, la caviglia però scricchiola, si opera e resta fermo per 6 lunghi mesi. Ritorna appena in tempo per essere determinante in Campionato, segna infatti i gol decisivi contro Empoli e Napoli, quello di Maradona, e aiuta i rossoneri a vincere lo scudetto. Dopo la vittoria dell’Europeo con la sua Olanda a Marco il Campionato non basta più. La stagione è quella del 1988-1989, il Milan torna in Coppa Campioni, il trio terribile è formato da Van Basten, Gullit e Rijkaard, tutti olandesi. Il “cigno di Utrecht” segna 33 gol in Serie A, 3 in Coppa Italia, 1 in Supercoppa Italiana e soprattutto 10 in Coppa Campioni, che il Milan si aggiudica. Vince 2 Palloni d’oro consecutivi, che lo consacrano uno dei migliori giocatori della storia del calcio.
Nel 1990 viene operato nuovamente, questa volta è il menisco a tenerlo fuori per 2 mesi, ma che non gli impedisce di conquistare un’altra Coppa Campioni. Nel 1992 vince il suo terzo Pallone d’oro, uno dei pochi a riuscirci. Il giorno dopo corre a operarsi, ancora la caviglia, e lo stop sarà di 4 lunghi mesi. Nel 1993 subisce il quarto intervento alla caviglia, quello definitivo, che gli impedirà di tornare lo stesso giocatore. Dopo due anni di tentativi, all’età di 30 anni, Marco decide di ritirarsi prematuramente. Lasciando una cicatrice profondissima nel mondo del calcio.
Il canto del cigno
Van Basten è stato uno dei giocatori più talentuosi, eleganti e prolifici della storia del calcio. Una poesia in movimento, in grado di ammaliare chiunque lo vedesse giocare. Tanto talento chiuso in un fisico così fragile, come se qualcuno fosse invidioso di ciò che sarebbe potuto diventare. Perché il cigno di Utrecht ha chiuso la carriera in un momento di maturazione, da giocatore che ancora avrebbe potuto dare molto, vincere e migliorare. Il vero rammarico è non aver potuto vedere, ancora per qualche anno, quel bellissimo cigno danzare.