Ci risiamo, per l’ennesima volta. Tiémoué Bakayoko è stato protagonista suo malgrado del match Milan-Lazio, avendo ricevuto dei cori e intimidazioni razziste da parte di una frangia di tifosi biancocelesti. Un episodio che non è passato inosservato ai vertici rossoneri e allo stesso giocatore.
Bakayoko, animi dei tifosi mai sopiti
Le tensioni sono da attribuire a un episodio del 13 aprile 2019. I rossoneri vincono 1-0 sulla Lazio grazie a un rigore di Franck Kessié. L’ivoriano e il francese a fine match espongono la maglia di Francesco Acerbi come fosse un trofeo di caccia, suscitando molte polemiche. I supporter degli aquilotti non hanno dimenticato l’episodio, manifestando nel modo più meschino possibile il proprio disappunto. Anche Kessié, in seguito al rigore fallito, si è sorbito dei “buuuh” razzisti dalla curva ospiti.
Bakayoko ha mostrato tutto il suo disappunto tramite un messaggio social. “Grazie per il caldo benvenuto, Rossoneri. Purtroppo mi sono infortunato al debutto, ma contano soprattutto i tre punti per la squadra. E ho qualcosa da dire ad alcuni tifosi della Lazio e ai loro cori razzisti contro me e mio fratello Franck Kessié. Siamo forti e orgogliosi del colore della nostra pelle. Ho fiducia che il nostro club li saprà identificare“. La dirigenza, infatti, parrebbe intenzionata a sollecitare la FIGC per un esposto sportivo. Una gara non di certo tranquilla, contornata anche dall’espulsione di Maurizio Sarri nel finale e una possibile mancato espulsione allo stesso Bakayoko.
Il razzismo verso Boateng
I tifosi del Milan assistendo all’episodio si saranno ricordati anche di un altro evento, che risale a otto anni fa. Il 3 gennaio 2019, in amichevole contro la Pro Patria, alcuni tifosi casalinghi danno il via a una serie di insulti e cori razzisti verso calciatori di colore, in particolare a Kevin-Prince Boateng. Il ghanese, fortemente infastidito, prende il pallone e lo scalcia con rabbia verso la tribuna, raccogliendo il plauso della tifoseria dissociata dal gesto. Un fatto, però, che la Corte d’Appello del tribunale di Milano non avrebbe punito 2 anni dopo, trovando non colpevoli gli spettatori coinvolti. Avvenimento, tra i tanti, rimasti presto impuniti.
La sensazione è che serva una mano di ferro, più decisa di fronte a tali episodi. Purtroppo, la giustizia italiana spesso non ha seguito il proprio corso, favorendo il verificarsi di tali eventi. Fatti che siamo costretti ancora una volta a condannare, al di là di qualsiasi sfottò o rivalità.
La sensazione è che serva una mano di ferro, più decisa ma contro chi entra per spaccare una gamba a un giocatore avversario questi giocatori che fanno i maschietti e poi per due cori si mettono a piangere mi provocano solo il vomito