Milan Campione d’Italia: il grande lavoro di valorizzazione di Pioli

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Al termine di una stagione lunga e tortuosa, il Milan è riuscito a laurearsi Campione d’Italia per la diciannovesima volta nella sua storia. Un risultato clamoroso se si pensa alle previsioni di inizio stagione che vedevano l’Inter campione in carica ancora come la favorita principale. Ieri pomeriggio, proprio in un testa a testa contro gli eterni rivali impegnati contro la Sampdoria, i rossoneri hanno avuto la meglio per 3-0 sul campo del Sassuolo. La netta vittoria firmata dal partente Kessié e da un Giroud autore di una doppietta, ha portato il Diavolo in paradiso, mettendo la ciliegina sulla torta ad un’annata fantastica.

Milan Campione d’Italia: i protagonisti di questa stagione

Da Maignan a Tomori, fino ad arrivare a Tonali, Leao e Giroud, sono diversi i protagonisti che hanno contributo in modo considerevole a questo traguardo. Gran parte del merito, però, non può che essere data a Stefano Pioli. Tenendo conto del cammino compiuto sulla panchina della compagine lombarda, l’ex tecnico del Bologna ha compiuto un mezzo miracolo. Subentrato due anni fa a Giampaolo dopo un inizio di campionato disastroso, Pioli con tanta pazienza, e forte della fiducia della società, ha trascinato i suoi ad uno Scudetto che due anni fa sarebbe stato inimmaginabile. 

Milan Campione d'Italia: il grande lavoro di valorizzazione di Pioli

Nonostante una rosa qualitativamente inferiore a quella dell’Inter, la vittoria del campionato è il giusto premio per il grande lavoro svolto dal tecnico emiliano. Capace di gestire, ma soprattutto valorizzare una rosa composta da giocatori giovani e veterani, Pioli ha trasformato il suo Milan in una squadra “operaia”. Una squadra magari non brillante e spettacolare dal punto di vista del gioco, ma pronta a tutto pur di portare a casa la vittoria. Con questo organico a disposizione, ad inizio stagione nessuno si sarebbe mai immaginato che i rossoneri potessero centrare questo traguardo storico dopo ben undici anni. E forse questo successo del Diavolo mette in risalto due cose. La prima è che non sempre vince la più forte, e la seconda che in fin dei conti l’allenatore ha la stessa valenza dei calciatori che scendono in campo.

L’importanza di valorizzare i giocatori

Dei giocatori che hanno guidato la squadra ad inserire in bacheca il 19o Scudetto, quelli che si devono menzionare in particolar modo sono Maignan, Tomori, Theo Hernàndez, Tonali e Leao. Partendo dal primo, ereditare la porta difesa egregiamente da Donnarumma negli ultimi anni non era affatto semplice, ma l’estremo difensore transalpino ha superato ogni aspettativa. L’ex Lille si è ambientato sin da subito in Serie A mettendo in mostra tutta la sua reattività tra i pali con interventi prodigiosi. Non per altro negli ultimi giorni è stato eletto miglior portiere della stagione 2021/22.

Riguardo al terzino sinistro francese, invece, possiamo solamente dire che ha dimostrato di essere uno dei migliori nel panorama europeo. Mai come quest’anno, l’ex Real Madrid si è comportato da vero leader portando al braccio la fascia da capitano in diverse occasioni. Le sue sovrapposizioni in avanti e le sue giocate, sono state un ingrediente prezioso per la riuscita di questo importante risultato.

I miglioramenti di diversi giocatori

Giovani promesse del calcio europeo, Tomori, Tonali e Leao hanno avuto una crescita improvvisa, ma fondamentale. Il difensore classe ’97 prima in coppia con Kjaer, poi con il giovane Kalulu, ha dimostrato in campo di avere personalità da vendere. Anche dopo l’infortunio del compagno di reparto danese, il centrale ha preso il controllo della difesa da vero leader. Discorso diverso invece quello che riguarda Sandro Tonali. L’ex centrocampista del Brescia, infatti, era chiamato alla stagione del riscatto dopo un’annata scorsa deludente, ma comunque importante per la sua crescita. Il numero 8 ha guidato il reparto mettendo in mostra le sue qualità e la sua determinazione segnando anche reti pesanti come quello nel finale contro la Lazio o la doppietta di Verona. Un calciatore completamente diverso da quello insicuro e impacciato dell’ultimo anno.

Milan Campione d'Italia: il grande lavoro di valorizzazione di Pioli

MVP della stagione per il Milan non può che essere Rafael Leao. Il talento portoghese ha vissuto l’anno della sua consacrazione con indosso questa maglia. Conosciuto come calciatore dal grande potenziale, ma troppo discontinuo, il classe ’99 ha vissuto un’annata da protagonista indiscusso. La sua presenza in campo e i suoi 11 gol e 8 assist, hanno permesso ai suoi di cucirsi il tricolore sul petto. Capace di garantire imprevedibilità in fase offensiva e letale in contropiede, Leao è il presente e il futuro di questa squadra. Con ancora tanti margini di miglioramento, l’esterno d’attacco lusitano potrebbe diventare uno dei migliori nel suo ruolo.

Milan Campione d’Italia: dall’allenatore alla dirigenza, l’importanza di saper fare gioco di squadra

Se i giocatori sopraccitati, ai quali possiamo aggiungere anche Kalulu, Calabria, Saelemaekers e Kessié, hanno avuto grossi miglioramenti gran parte del merito va dato all’allenatore e al suo staff. Una buona parte di questo Scudetto, però, allenatore e calciatori la devono dividere sicuramente con la dirigenza. Con l’arrivo dell’ex bandiera rossonera Paolo Maldini, si è puntato all’acquisto di giocatori giovani e funzionali al progetto. Invece di spendere tanto per calciatori sopravvalutati, la società rossonera ha puntato su gente motivata e pronta ad indossare una maglia così pesante.

Per come sono andate le cose, alla fine, possiamo dire che l’esperimento è riuscito alla grande. Come accennato prima, il Milan ha una rosa inferiore all’Inter dal punto di vista individuale. A fare la differenza, infatti, è stato il gruppo che è stato creato negli ultimi due anni. L’amalgama al suo interno e la voglia di alzare il titolo, hanno semplificato il lavoro di Pioli. Con la vittoria dello Scudetto e l’addio di giocatori importanti del calibro di Kessié e Romagnoli, è giunto il momento che la dirigenza provi a reinvestire su altri calciatori di livello per riconfermarsi l’anno prossimo.

Le partite che hanno svoltato la stagione

Ovviamente laurearsi Campioni d’Italia è sinonimo di numerose vittorie, ma due in particolare sono state le partite che hanno dato la scossa al Diavolo. Si tratta del derby di ritorno e del successo nel finale in casa della Lazio. Dopo il pareggio per 1-1 dell’andata, il Milan arriva a questo impegno dalla sconfitta casalinga contro lo Spezia e dal pareggio a reti bianche contro la Juventus. Un momento non facile quello dei rossoneri, costretti ad uscire dal campo con una vittoria per sperare nella corsa Champions.

Con i nerazzurri in vantaggio a fine primo tempo e in totale controllo della gara, sembrava non ci fossero più speranze per il Milan. Nella ripresa però, la squadra di Stefano Pioli è rientrata con un piglio diverso ed è riuscita ad avere la meglio sui cugini sfruttando un raro momento di blackout grazie alla doppietta di Giroud.

Ancora più pesanti, invece, sono stati i tre punti dell’Olimpico. Anche in questo caso in svantaggio a fine primo tempo per via del gol di Immobile, il Diavolo ha ribaltato il punteggio nella seconda frazione. Prima il solito Giroud, poi Tonali nel finale, hanno regalato una vittoria fondamentale scavalcando momentaneamente un Inter che, un paio di giorni dopo, avrebbe perso clamorosamente a Bologna.

Milan Campione d’Italia: Ibrahimovic leader in campo e fuori

Superstite dell’ultimo Milan scudettato, Zlatan Ibrahimovic è tornato due anni e mezzo fa con un obiettivo: vincere il campionato con i rossoneri. Due squadre completamente diverse quelle con cui lo svedese si è laureato Campione d’Italia. Nel 2011, infatti, la compagine lombarda allora allenata da Massimiliano Allegri, vinceva il 18o Scudetto consapevole di essere a fine ciclo lasciando poi il testimone per i successivi 9 anni alla Juventus.

Milan Campione d'Italia: il grande lavoro di valorizzazione di Pioli

L’ex PSG tornato alla base dopo l’esotica esperienza negli USA, si è ritrovato catapultato in una squadra giovane, insicura e in difficoltà. Il suo carisma e i suoi gol, hanno dato una grossa mano in questa fase di rinascita del Diavolo. Nonostante i tanti acciacchi fisici che hanno contraddistinto la sua stagione, Ibra ha giocato un ruolo importante al di fuori del rettangolo di gioco. I suoi discorsi motivazionali e il suo incoraggiamento soprattutto nei confronti di giocatori meno esperti, sono stati indispensabili per i successi dei rossoneri. In attesa di scoprire se il fuoriclasse svedese continuerà o meno la sua carriera, a dispetto delle poche partite disputate, si può dire che il numero 11 rimane un elemento imprescindibile per questa squadra!

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