La Supercoppa Italiana ha riservato una sfida, quella tra Milan e Inter, letteralmente a senso unico. Gli uomini di Simone Inzaghi hanno surclassato i campioni d’Italia con un perentorio 3-0 che, in realtà, nasconde molto più di quanto si sia visto in campo. La formazione di Stefano Pioli è rimasta negli spogliatoi, evidenziando una fragilità difensiva e una inconsistenza mentale che non si vedevano dai tempi pre-Covid.
Per i rossoneri in campo il solito 4-2-3-1, con Kjaer preferito a Kalulu in difesa, il ritorno di Tonali in mezzo al campo (dopo la squalifica di Lecce) e l’innesto di Messias al posto di Saelemaekers sulla fascia destra. In casa nerazzurra nessuna novità con il collaudato 3-5-2 con Acerbi al centro della difesa, Calhanoglu in regia al posto dell’acciaccato Brozovic e Darmian al posto di Dumfries.
Primo tempo: Milan in bambola, dominio Inter
I primi 10′ si consumano a ritmo lento, senza particolari scossoni e con diversi errori da entrambe le parti. Le cose, però, cambiano in fretta: all’11’, si consuma un’azione meravigliosa sull’asse Barella–Dimarco, con l’esterno che riceve il cioccolatino del compagno di squadra da scartare e mettere in rete. Il vantaggio dell’Inter sembra rivitalizzare il Milan che prova una reazione, racchiusa in un tiro di Leao ben parato da Onana in calcio d’angolo. Al 21′, però, i nerazzurri colpiscono ancora: Bastoni serve da 70 metri Dzeko sugli sviluppi di una punizione: il bosniaco sfrutta la grave disattenzione della difesa milanista, ubriaca Tonali con una finta e scarica in porta il pallone del 2-0.
In tutti questi minuti è racchiuso il predominio tattico dell’Inter di Simone Inzaghi. Infatti, il centrocampo nerazzurro è riuscito abilmente a sostenere una linea di pressing molto alta, raddoppiando sistematicamente sui veloci esterni rossoneri e creando un ottimo filtro con il reparto arretrato. Da sottolineare, in tal senso, le prove di Barella e Mkhitaryan, che nel primo tempo si trasformano in veri e propri elastici pronti a scardinare sistematicamente la flebile pressione rossonera.
Di contro, è disarmante invece la difficoltà totale del Milan di costruire gioco. A incidere, in particolare, è la fase di impostazione con una linea difensiva a 4. Cosa insolita, poiché Pioli in questi anni è sempre stato abituato a impostare l’azione dal basso con uno dei due mediani a costruire il gioco, in mezzo ai due centrali. Cosa che, soprattutto nel primo tempo della Supercoppa Italiana, non si è assolutamente vista. E, sistematicamente, l’uscita da dietro si è rivelata inconsistente e, il più delle volte, potenzialmente rischiosa.
Secondo tempo: Milan timido, Lautaro chiude
Un po’ come nel finale di primo tempo, ad inizio ripresa il Milan prova ad alzare la testa e, quantomeno, a impossessarsi della metà campo avversaria. Il risultato si traduce in alcune timide conclusioni verso la porta di Bennacer e Leao, troppo poco però per impensierire la porta di Onana. La gestione dell’Inter prosegue senza troppi affanni, fino al 77′, quando Lautaro Martinez mette il punto esclamativo. Su un lancio in avanti della difesa interista, El Toro aggira l’inguardabile Tomori con un movimento di corpo anche banale, ma che basta a prendere il tempo al colpevole difensore inglese: l’argentino deve solo controllare e con un pregiato tocco di esterno batte Tatarusanu, firmando il 3-0 che chiude le ostilità.
Proprio nell’azione del terzo gol nerazzurro c’è un’altra chiave tattica della sfida stravinta dall’Inter: la disattenzione dei difensori del Milan. Sì, perché due dei tre gol subiti sono arrivati da una punizione da oltre 60 metri di distanza, con Kjaer prima e Tomori dopo completamente in bambola di fronte a dei movimenti anche scolastici degli attaccanti di Inzaghi. Emblematico, in particolare, il gol di Lautaro Martinez, su cui il centrale inglese dei rossoneri fa una figuraccia mondiale, dimenticando l’ABC dell’arte di saper difendere. E, in fondo, sta tutto lì, in un’immagine: Inter padrona assoluta, Milan irriconoscibile e controfigura di sé stesso.