Moise Kean e l’insostenibile leggerezza dell’essere

0
Moise Kean

Moise Kean, alla sua seconda esperienza con la maglia della Juventus, sta vivendo una stagione complessa dal rendimento altalenante. Nettamente dietro a Vlahović e Milik nelle gerarchie offensive di Allegri, il classe 2000 è relegato a ruolo di riserva. Poche partenze da titolare e molti spezzoni in cui non sempre si è dimostrato pronto e convincente ne hanno condizionato le statistiche. Ciò che preoccupa del ragazzo cresciuto nelle giovanili bianconere, però, è il suo atteggiamento. In questo nostro approfondimento a lui dedicato vogliamo cercare di tracciare un bilancio complessivo di quest’annata. Ci soffermeremo su alcuni indicatori numerici, ma non solo, per cercare di capire se, come ormai molti sostengono, Moise Kean sia effettivamente un nuovo caso Balotelli oppure no.

I numeri stagionali di Moise Kean

Partiamo dai dati statistici. Complessivamente, tenuto conto di tutte le competizioni, nella stagione 2022/2023 Moise Kean ha finora cumulato 1102 minuti, spalmati in 33 presenze. Di queste, 23 in Serie A (ma solo 9 volte è partito titolare), 2 in Coppa Italia, 5 in Champions e 3 in Europa League. Il tutto senza mai disputare una partita per intero. Già da questi pochi numeri possiamo ricavare uno degli elementi poc’anzi descritti. Ovvero sia, il giocatore della nostra Nazionale ha una media di 33 minuti disputati a gara che ne testimoniano il ruolo di attore non protagonista

In questi scampoli di match, Moise Kean ha messo a referto 7 reti, così distribuite: 5 in campionato e 1 in Champions e 1 in Coppa Italia. Sicuramente non siamo di fronte a numeri eccezionali, pur parlando di un giocatore chiamato a fare le veci dei più blasonati attaccanti della rosa juventina, ma tutto sommato non sono neanche così pessimi. Il vero elemento su cui invece bisognerebbe riflettere è quello riguardante il fattore disciplinare.

Moise Kean e l'insostenibile leggerezza dell'essere

La fedina penale calcistica del nativo di Vercelli conta finora 4 ammonizioni e un’espulsione. Quest’ultima rimediata appena 40 secondi dopo il suo ingresso in campo allo “Stadio Olimpico”, nella sconfitta patita dai bianconeri contro la Roma. L’episodio dell’ultimo turno di campionato rappresenta sicuramente il punto più basso della stagione di Moise Kean, ennesimo segno di un’immaturità ancora evidente che gli è costata due giornate di squalifica e 10.000 euro di ammenda. Oltre, ovviamente, al danno di natura tecnica e tattica alla squadra, già sotto nel punteggio e lasciata in inferiorità numerica nei sussulti finali.

Una prima riflessione: i problemi disciplinari

Relativamente ai minuti giocati, se le reti messe a referto sono poche, le sanzioni disciplinare risultano, invece, un po’ eccessive, tenendo conto anche che parliamo di un attaccante. Eppure, la cosa più sorprendente rimane un’altra ed è un perfetto indicatore di quanto il ragazzo debba ancora crescere molto sul piano della gestione mentale. Ben 3 delle 4 ammonizioni sono infatti arrivate dopo il novantesimo minuto. Ciò denota un cattivo atteggiamento e una mancanza di concentrazione proprio in quegli ultimi scampoli, in cui la squadra dovrebbe beneficiare di un uomo fresco che possa portare un pressing efficace per ritardare la manovra avversaria.

Questo indizio è sintomo non tanto di scarso impegno. Anzi, è l’esatto opposto. Ovvero sia un eccesso di zelo, frutto di una mancanza di equilibrio e concentrazione che consenta al ragazzo di leggere la partita e compiere la scelta giusta. L’età certo è una discriminante da tener conto in questo senso, però, possiamo ancora considerare Moise Kean come un giovane,calcisticamente parlando? Un ragazzo che, seppur ventitreenne, è ormai da diverso tempo tra i professionisti e vanta presenze in squadre blasonate, quali Juventus e PSG, e in campionati prestigiosi come la Premier. Tale interrogativo appare piuttosto lecito e lontano dal trovare una risposta che metta tutti d’accordo.

Gli aspetti tecnici e l’atteggiamento in campo

L’andamento stagionale altalenante ha portato Kean a vivere molti momenti deludenti con pochi lampi di luce. La prima parte d’annata è stata piuttosto anonima e contrassegnata da qualche apparizione a gara in corso. Schierato in tutte le varie posizioni del fronte offensivo, da punta centrale a esterno, ha apportato un contributo modesto, numericamente impercettibile, ma comunque discreto per quanto concerne l’impegno. Il suo rendimento è però decisamente decollato in una fase particolare. Si tratta di quella che va dalla seconda metà di ottobre alla sosta per il Mondiale, in cui la Juventus ha infilato la serie di 8 successi consecutivi in Serie A

In questo frangente, Moise Kean ha dimostrato di poter essere un riferimento importante per la squadra orfana di Vlahović. È risultato molto incisivo, trovando una certa regolarità dal punto di vista delle titolarità e sbloccandosi finalmente sotto il profilo realizzativo. Nelle 7 partite disputate tra campionato e Champions, infatti, il classe 2000 è partito 4 volte dal primo minuto, segnando ben 5 reti. Alcune di queste anche decisive. Come quella che ha aperto le danze nel poker all’Empoli del 21 ottobre o il gol-vittoria in casa del Verona e la doppietta alla Lazio nel mese di novembre. Dopo la Coppa del Mondo, invece, c’è stata una netta involuzione.

Moise Kean e l'insostenibile leggerezza dell'essere

Innanzitutto, per quanto concerne le prestazioni, il giocatore si è fatto trovare decisamente meno pronto. E questo vale sia quando è partito dall’inizio che quando è subentrato. Atteggiamento pigro, a tratti impalpabile, poco mordente e diverse occasioni fallite lo hanno portato a conquistarsi la rabbia dell’allenatore e i fischi dei tifosi. In questi primi due mesi e mezzo di 2023 ha collezionato solo 507 minuti, con la miseria di appena 2 reti segnate e il già citato episodio di Roma con squalifica.

Quali considerazioni per il prosieguo della stagione di Moise Kean?

Non essendo a disposizione per i prossimi due turni di campionato, Allegri lo ha impiegato nei minuti finali della gara col Friburgo. Kean è sembrato aver imparato la lezione, mettendosi immediatamente e profondamente al servizio della squadra. In particolare, complice la condizione precaria di Chiesa, si è sacrificato nel ruolo di esterno sinistro nel 3-5-2. Entrato per cercare di far respirare e salire i suoi, ha indossato dei panni decisamente non consoni per lui. Ciò nonostante, ha profuso grande applicazione nella fase difensiva, pur non essendo il suo forte. Un segnale importante che può essere interpretato come la volontà di voler dare una scossa definitiva alla propria stagione. Anche in ottica di una futura permanenza a Torino.

Moise Kean è un ragazzo che potrebbe aspirare ad una radiosa carriera calcistica. Tuttavia alcune beghe comportamentali lo portano a commettere delle scelleratezze che ne compromettono il compimento. Come il Tomáš dell’opera di Milan Kundera, il classe 2000 vive di irrequietezza, incapace di saldarsi in certezze che gli consentano di vivere con pienezza il rapporto con la Juventus. A differenza del personaggio dell’autore franco-ceco, però, il giocatore italiano ha avuto l’opportunità di poter vivere due vite. Una con e una senza i colori bianconeri. Potendo scegliere, non ha saputo dir di no a quella chiamata di capitan Chiellini a fine agosto 2021 per tornare a casa e riprendersi il posto lasciato vacante dalla contestata e sofferta partenza di un certo Cristiano Ronaldo.

Moise Kean e l'insostenibile leggerezza dell'essere

Moise Kean è voluto tornare fortemente, ma ora ha il dovere di dimostrare una volta e per tutte di amare follemente la Vecchia Signora. A suon di prestazioni e gol, certo, è il suo mestiere d’altronde. Ma ancor di più con gesti, anche semplici, però efficaci, che denotino una maturità finalmente raggiunta

LASCIA UN COMMENTO

Per favore inserisci il tuo commento!
Per favore inserisci il tuo nome qui