Mondiale 2006: la storia di Angelo Peruzzi

0

Continua la rubrica di 11contro11 dedicata ai protagonisti del Mondiale 2006, con uno degli azzurri che certamente è stato meno sotto i riflettori in quel torneo: Angelo Peruzzi.

Se volessimo dare un volto all’Italia che trionfò al Mondiale tedesco, se volessimo trovare un solo protagonista che spicchi su tutti, avremmo senza dubbio molte difficoltà. Potremmo pensare a Cannavaro, con suoi interventi decisivi in difesa; a Grosso, con il suo gol in semifinale; a Totti, con il rigore trasformato in pieno recupero dopo un ottavo sofferto contro l’Australia. E così via, finendo per accorgerci che il segreto di quella squadra (oramai palese a tutti, a distanza di anni) fu il gruppo. Un gruppo che Marcello Lippi fu abile a forgiare, credendo veramente alle qualità di ogni elemento della rosa

La prova di ciò fu che, dei 23 convocati del tecnico viareggino, ben 21 giocatori scesero in campo durante il Mondiale 2006. Tutti, ad eccezione dei due portieri di riserva, Peruzzi e Amelia. Ma la forza del gruppo azzurro non si limitava agli uomini scesi in campo, bensì trovava sostegno anche da quelli che, in quel mondiale, non giocarono neanche un minuto, come Angelo Peruzzi.

Peruzzi-Lippi: un’intesa di vecchia data

Eppure Angelo Peruzzi alla spedizione mondiale del 2006, guidata da Marcello Lippi, era ad un passo dal non prenderne parte. D’altronde, non sarebbe stata neanche la prima volta che il portiere, al tempo in forza alla Lazio, rifiutava un ruolo da comprimario nella squadra azzurra. Tra gli anni ’90 e 2000, la concorrenza per la porta azzurra era, infatti, incredibilmente accesa; oltre agli affermati Peruzzi e Pagliuca, crescevano giovani talenti come Toldo e Buffon. E proprio ad un portiere campione del mondo come Dino Zoff, Peruzzi si trovò a sbattere la porta in faccia quando venne convocato come portiere di riserva per l’Europeo del 2000. Angelo, il Cinghialone, come era stato affettuosamente soprannominato per la sua stazza, non si sentiva riserva di nessuno, dopo anni sulla cresta dell’onda.

Il rapporto con i ct dell’Italia non migliorò di molto con l’arrivo di Trapattoni; dopo un altro rifiuto per il Mondiale 2002, Peruzzi probabilmente si pentì delle scelte precedenti ed accettò (non senza tentennamenti) la convocazione per l’europeo del 2004. Questo sembrava l’ultimo passo della sua carriera azzurra, per il portiere trentaquattrenne. 

Ma l’arrivo in panchina di Lippi cambiò tutto. Il rapporto tra il tecnico e Peruzzi era di quelli che si cementano nel tempo, tra mille battaglie, vittorie e sconfitte, come quelle vissute ai tempi della Juventus. Già quando il tecnico viareggino aveva chiamato Peruzzi per il passaggio dall’altra parte della trincea, per quell’esperienza rivelatasi poi disastrosa all’Inter, lui si era fatto trovare pronto. Solo Lippi poteva convincere un uomo orgoglioso come Peruzzi a fare il comprimario in quel Mondiale 2006.

Il ruolo di Peruzzi nel Mondiale 2006

Se da una parte un promettente portiere di 24 anni come Marco Amelia scalpitava, pregustando per gli anni a venire un ruolo da titolare tra i pali della porta azzurra, il ruolo di Angelo Peruzzi in quella squadra era ben diverso. Pur consapevole dell’immensa stima che Lippi nutriva per lui, sapeva che la titolarità di Buffon, in quegli anni probabilmente al top della sua carriera, non era in discussione. Solo uno sfortunato evento, che neanche lo stesso Peruzzi si sarebbe augurato, avrebbe potuto privare la squadra azzurra di uno dei portieri più forti della storia.

Ma il ruolo dell’esperto portiere andava ben oltre la presenza sul terreno di gioco.

Mondiale 2006: la storia di Angelo Peruzzi

Emblematiche furono le parole di Daniele De Rossi, alla notizia del ritiro del portiere nel 2007: “Il suo valore va al di là di quello tecnico. Nel periodo più difficile per me durante il Mondiale del 2006, Peruzzi è stato il compagno che più mi è stato vicino. Parole che assumono un significato ancora più importante, se pensiamo siano state pronunciate da un rivale romanista. Ma quel gruppo, l’Italia del Mondiale 2006, aveva abbattuto ogni barriera. Tutti erano campioni, non solo in campo, e tutti riconoscevano le qualità dei propri compagni, mettendo da parte ogni rivalità.

Un altro romanista, il più romanista di tutti, Francesco Totti, arrivò a definirlo un buon amico, un grande campione e il calcio ha ancora bisogno di persone come lui”. La stima per Peruzzi, oltre che per le qualità tecniche, era dovuta senza dubbio anche alle sue doti umane. Legatissimo a Zidane, andò a trovarlo negli spogliatoi al termine della finale.

La straordinaria carriera di Angelo Peruzzi

Il Mondiale del 2006 per Angelo Peruzzi fu la ciliegina su una carriera sempre ad alti livelli. Riuscì ad essere apprezzato per le qualità tecniche e umane in ambienti storicamente rivali, come Roma e Lazio, Juventus e Inter. Cresciuto nel vivaio giallorosso, con la squadra della capitale esordì a soli 17 anni. Dopo una stagione a farsi le ossa con il Verona, tornato alla Roma si trovò a vivere il momento più buio della sua carriera. In seguito ad uno stiramento, fece assunzione di sostanze dopanti che gli costarono la squalifica per un anno.

“Fu la peggiore stronzata della mia vita e mi rifiutai di fare ricorso perché era giusto che pagassi, ha dichiarato di recente Peruzzi. E probabilmente fu la scelta migliore, perché da lì in poi iniziò la sua ascesa che lo portò a diventare uno dei migliori portieri del tempo.

Dopo la squalifica, infatti, approdò alla Juventus. Dopo una stagione di rodaggio, alle spalle del capitano Stefano Tacconi, Peruzzi si afferma come titolare nella squadra bianconera. Nonostante la prima delusione azzurra, con la mancata convocazione al Mondiale del 1994, a Torino vince il primo trofeo europeo, la coppa UEFA del ’93. Ma era solo l’antipasto dei gloriosi anni a venire…

Con l’arrivo di Lippi sulla panchina juventina, Peruzzi ed i bianconeri vincono tutto: subito la doppietta Scudetto-Coppa Italia nella stagione 1994-’95, poi la Champions League la stagione successiva (parando due rigori decisivi in finale), seguite da Coppa Intercontinentale, Supercoppa europea ed altri due Scudetti. I rammarichi più grandi di quella squadra furono senz’altro le due finali di Champions perse ma che testimoniarono comunque la forza assoluta dei bianconeri in Italia ed in Europa in quegli anni.

Dopo gli anni di trionfi juventini al fianco di Marcello Lippi, che gli valsero anche due premi individuali come miglior portiere della serie A, l’ultima annata con i bianconeri fu deludente. La Juventus si trovò di fronte ad una parziale rivoluzione che coinvolse anche lo stesso Peruzzi. Era il momento di una nuova avventura, era il momento di seguire ancora il suo condottiero.

Mondiale 2006: la storia di Angelo Peruzzi

Gli ultimi anni alla Lazio

Lippi e Peruzzi si ritrovarono quindi all’Inter. Mentre la stagione dei nerazzurri fu estremamente deludente ed il tecnico viareggino fallì senza dubbio, il portiere riuscì comunque ad assicurare prestazioni di alto livello assiduamente. Ciononostante, l’anno successivo Peruzzi si trasferì per l’ultima volta nella sua carriera.

L’approdo alla Lazio segna una nuova fase della carriera dell’estremo difensore. Nonostante con i biancocelesti vincerà soltanto una Coppa Italia ed una Supercoppa Italiana, nelle sette stagioni laziali si affermerà nuovamente su altissimi livelli. La convocazioni ai Mondiali 2006 ed un nuovo premio come miglior portiere della Serie A, proprio nella stagione del ritiro, testimoniano come Peruzzi sia stato uno dei migliori portieri italiani della storia per tutto l’arco della propria carriera. E la sua presenza al Mondiale del 2006 fu il giusto riconoscimento ad un campione, dentro e fuori il campo.

LASCIA UN COMMENTO

Per favore inserisci il tuo commento!
Per favore inserisci il tuo nome qui