Anno 1997: nelle sale cinematografiche esce il nuovo classico Disney Hercules, e tra le canzoni composte per il lungometraggio spicca Zero to hero, ovvero da zero a eroe. Nello stesso anno, fa il suo esordio in Serie A, nel Perugia, un giocatore che di questo titolo ha saputo fare, col tempo, una filosofia di vita, in campo e fuori. E questo calciatore risponde al nome di Marco Materazzi. Un esordio sicuramente da predestinato quello del difensore leccese, perché avvenuto contro quella che sarebbe stata la squadra con cui avrebbe avuto le maggiori soddisfazioni in carriera: l’Inter. Ma prima dei ben noti successi in nerazzurro, l’apice sarà raggiunto in azzurro, quello della Nazionale italiana. Infatti, il 9 luglio 2006, a Berlino, Materazzi alza al cielo, con i suoi compagni, la Coppa del Mondo vinta contro la Francia.
Un percorso, quello del 23 per eccellenza, numero scelto e sempre conservato in onore dell’inarrivabile campione di basket Michael “Air” Jordan, iniziato nelle giovanili di Lazio e Messina e proseguito sui campi di provincia a Tor di Quinto, Marsala, Trapani e Carpi. Successivamente, come detto, l’arrivo nel mitico Perugia di Luciano Gaucci, dove, nella stagione 2000/2001, dopo la breve parentesi Everton, ottiene il record ancora imbattuto di gol stagionali in Serie A per un difensore: 12. Numeri che valgono, quindi la chiamata dell’Inter, dove però il giocatore, almeno nelle prime stagioni, alterna campo e panchina distinguendosi soprattutto per gli interventi duri sugli avversari, dentro e purtroppo anche fuori dal campo, come ben sa Bruno Cirillo, dopo il noto episodio di Inter-Siena di gennaio 2004.
La svolta del 2006 e l’apoteosi nerazzura
Tuttavia, dopo tanti alti e bassi, proprio quando le strade di Inter e Materazzi sembravano incanalarsi verso una separazione, addirittura, secondo le voci dell’epoca, in direzione Milan, e dopo la vittoria di 2 Coppa Italia e una Supercoppa Italiana, il trionfo nel Mondiale gli dà la giusta svolta psicologica e non solo. Dopo la tempesta Calciopoli, infatti, il difensore diventa il condottiero dell’Inter di Mancini che vince lo Scudetto 2006 a tavolino e quello del 2007 col record di 97 punti stagionali. Con ben 10 reti messe a segno, il ragazzo che sembrava avviarsi verso una finale di carriera anonimo lontano dalla Milano nerazzurra, diventa improvvisamente uno degli emblemi dell’interismo. Da lì in poi saranno solo gioie, e vivrà una nuova notte magica a Madrid, dove, con i suoi compagni, nel 2010, riporta al club la Champions League dopo 45 anni, nonché il primo Triplete tutto italiano. Successi che non sarebbero mai potuti arrivare senza la grinta e la determinazione di Matrix, come lo hanno ribattezzato i propri tifosi.
L’esperienza di Marco Materazzi nel Mondiale 2006
Come già detto, l’esperienza Mondiale di Materazzi comincia tra mille incertezze, a causa di una stagione non all’altezza con l’Inter, nonostante la vittoria finale della Coppa Italia. Tuttavia il commissario tecnico Marcello Lippi crede nelle potenzialità del giocatore, soprattutto come uomo spogliatoio, vista la presenza davanti a sé di due titolari inamovibili come Fabio Cannavaro e Alessandro Nesta. Eppure, il 22 giugno 2006, al 17′ del match tra Italia e Repubblica Ceca, decisivo per il passaggio agli ottavi di finale, cambia per sempre non solo la sua storia, ma anche quella di tutti i suoi compagni.
Nesta è costretto ad abbandonare il campo per infortunio, e allora il mister chiama lui per sostituirlo. Nove minuti più tardi, su un calcio d’angolo, Totti scodella in mezzo all’area di rigore un pallone preciso e ad effetto proprio sulla testa di Materazzi, che vola più in alto di tutti e porta in vantaggio gli azzurri. Il resto è storia: 2-0 il finale, grazie al raddoppio di Inzaghi, e si vola dritti al turno successivo. L’avversario è l’Australia allenata da Guus Hiddink, il quale aveva già castigato gli azzurri, quattro anni prima, alla guida della Corea del Sud, nel famigerato match-scandalo deciso quasi totalmente dai discutibili provvedimenti dell’arbitro ecuadoriano Byron Moreno.
E anche questa partita sembra rivelarsi stregata per gli azzurri, nonché maledetta per Matrix. Al 50′, infatti l’arbitro tira fuori il rosso diretto per un fallo al limite dell’area di rigore, che sembra mettere la parola fine al suo Mondiale e a quello di tutta la compagnia, viste le enormi difficoltà riscontrate contro gli uomini in maglia gialla. Fortunatamente, rispetto al 2002 l’esito sarà diverso, grazie all’audacia di Fabio Grosso nel procurarsi un rigore allo scadere, trasformato con freddezza, precisione e potenza da Francesco Totti. Dopo essere stato sostituito nel match contro l’Ucraina da Andrea Barzagli, autore, tra l’altro, di un’ottima prova, Materazzi rientra contro la Germania. Giusto in tempo per essere ancora una volta protagonista, insieme a Cannavaro, di una prestazione difensiva maiuscola, al cospetto dei padroni di casa, favoriti a detta di tutti.
9 luglio 2006: il cielo è azzurro sopra Berlino
E si arriva quindi a Berlino, Italia-Francia. I bleus passano subito in vantaggio, e anche stavolta, purtroppo, il numero 23 ci mette lo zampino, in tutti i sensi, in negativo. È suo, infatti, il fallo in area di rigore su Florent Malouda, dal quale scaturisce il rigore, poi realizzato, da Zinedine Zidane: 0-1. Ma questa partita si rivelerà essere, a stretto giro di posta, una sorta di metafora della carriera del difensore. A ridosso della mezzora, infatti, Materazzi replica la prodezza del match contro la Repubblica Ceca, volando più in alto di tutti, stavolta sull’angolo battuto da Andrea Pirlo, e riportando il risultato, quindi, in parità.
La partita andrà avanti tra mille occasioni da una parte e dall’altra, ma soprattutto tra tatticismi, paura, spintoni e qualche fallo di troppo. Si va perciò ai supplementari, e i protagonisti saranno ancora i due marcatori, ma per un episodio che avrebbe segnato per sempre le loro storie e quella del calcio in generale. Una provocazione reciproca, qualche parola di troppo, e il francese rifila all’italiano una testata dritta nello sterno. L’arbitro, aiutato implicitamente anche dalle immagini nei maxischermi dell’Olympiastadion, non può che espellere Zidane, mettendo fine a una gloriosa carriera nel peggiore dei modi.
Si torna a giocare, ma neanche l’extra-time basta. Si va quindi ai rigori, da sempre infausti nelle ultime uscite ufficiali dell’Italia, se si esclude la semifinale europea contro l’Olanda del 2000. E anche stavolta la storia sorride agli uomini in maglia azzurra. Infatti, tutti i giocatori chiamati al dischetto, tra i quali anche Materazzi, non sbagliano, mentre per i francesi David Trezeguet colpisce la traversa, con la palla che rimbalza miracolosamente al di qua della linea di porta, e allora il sogno diventa realtà. L’Italia è campione del mondo per la quarta volta nella sua storia. E questa coppa porta inciso a caratteri cubitali anche il nome di Marco Materazzi, protagonista indiscusso.
Situazione attuale
Dopo una carriera indimenticabile, nel male ma soprattutto nel bene, in virtù dei tanti trofei collezionati in bacheca, Materazzi dice addio al calcio giocato, ottenendo nel 2013 l’abilitazione ad allenare. Una nuova avventura iniziata in India, al Chennai Titans, prima come allenatore-giocatore, quando arriva terzo in classifica, poi solo come tecnico, ottenendo la sua prima soddisfazione anche in questa nuova veste, con la vittoria del campionato nel 2015. Tuttavia l’esperienza terminerà dopo il penultimo posto della stagione successiva.
Nel mentre, apre in società col cestista Stefano Mancinelli due negozi a tempo di articoli sportivi, a Milano e Perugia, e nel 2012 fa l’opinionista per la Gazzetta dello Sport, per una rubrica online. Nella vita privata, l’anno 1997 è stato ancora una volta cruciale per Matrix, perché il 23 giugno ha sposato Daniela, la quale l’ha reso padre di tre figli: Anna, Gianmarco e Davide. Una vita piena e veramente realizzata, quindi, per lui, in attesa di una nuova sfida nello sport che tanto gli ha dato, e di poter quindi risentire il famoso coro: “Tutti pazzi per Materazzi”.