Nella sfida di ritorno del playoff di Europa League contro il Nantes, la Juventus è riuscita a vincere, come connaturato al DNA suo e di Ángel Di María. Il Fideo, autore di una prestazione sublime, ha incantato compagni e avversari con le sue meravigliose giocate, lasciando contemporaneamente un segno di estetica e pragmatismo. La sua tripletta, infatti, oltre a trascinare i bianconeri agli ottavi di finale della competizione, ha ribadito ancora una volta quanto sia immenso e determinante il suo talento. Attraverso questo contributo di approfondimento, vogliamo proprio andare a scandagliare quel ruolo preminente che questo grande campione si è assunto per regalare una serata da favola al popolo bianconero. Così come i grandi artisti sanno fare attraverso le proprie tele, in cui fanno convergere genio, meraviglia e bellezza.
Ángel Di María, l’uomo al comando di Nantes-Juventus
Se Di María fosse nato a metà dell’Ottocento, probabilmente sarebbe entrato a far parte del gruppo dei pittori Impressionisti. Il fuoriclasse argentino, infatti, presenta diverse peculiarità che all’epoca contraddistinguevano i pittori francesi. E dunque, quale palcoscenico migliore, se non quello transalpino, per dare sfoggio della sua arte, dispensata su un rettangolo verde. Ed ecco che, nella serata di Nantes, Di María si fa foriero di quella luce intensa e quella fiamma che alimentano l’ardore della Juventus, rendendola viva e tenendola sempre sul pezzo.
A questo punto, però, potreste chiedervi cos’hanno davvero in comune il Fideo e alcuni artisti vissuti più di 150 anni fa. Ebbene, gli aspetti sono molteplici. Innanzitutto, come il gruppo di Monet, il nativo di Rosario ripudia il formalismo accademico e, nella fattispecie, tattico. Schierato come seconda punta nel 3-5-2 allegriano, raramente gravita attorno a Kean. Egli preferisce, piuttosto, trovarsi da sé la posizione dove può essere più incisivo. Dunque, meglio partire sull’adorata fascia destra, dove convergendo dentro al campo può dare libero sfogo all’estro e alla magia del suo piede sinistro.
Questo è un po’ il leitmotiv del primo tempo, che produce il massimo risultato possibile. Due gol e un’espulsione procurata che spianano la strada alla cavalcata trionfale bianconera, definitivamente legittimata nella ripresa. Nei secondi 45 minuti, infatti, il Nantes si ritrova in netta difficoltà, soprattutto per via della superiorità numerica e del centrocampo della Juventus. In tale situazione, con assoluto controllo delle operazioni, Di María decide di agire in una zona più centrale, tra le linee. Soprattutto dopo l’ingresso di Cuadrado, per lasciare così la corsia libera al colombiano.
Mettersi in proprio per mostrare a tutti la propria arte
Sulla trequarti, il numero 22 si trova comunque decisamente a suo agio. Ha la possibilità di ricevere palla più vicino all’area di rigore e può fungere da rifinitore per il centravanti o per l’inserimento dei centrocampisti oppure può smistare il gioco esternamente. Insomma, una seconda punta assolutamente atipica, che si mette in proprio e sceglie autonomamente lo spazio dove può meglio mostrare la sua arte. Proprio come gli Impressionisti, che, boicottati e respinti dal Salon parigino, decidono di allocarsi in un posto diverso, dove rendere fruibili a tutti le proprie meraviglie.
Pennellate di classe per Di María in Nantes-Juventus
L’aspetto tattico, tuttavia, rappresenta solo un antipasto di quella che è l’essenza della prestazione di Di María durante Nantes-Juventus. I gol e le giocate dispensate per 82 minuti assumono le fattezze di capolavori, che ci proiettano nuovamente in un parallelismo con gli artisti francesi.
Monet e compagni non sono avvezzi ai disegni preparatori, né a linee di contorno da riempire con i colori. No, loro vogliono catturare la primissima impressione e materializzarla sulla tela, spennellando direttamente il colore. Un po’ come fa il Fideo, che al minuto 5, ricevuta palla da Fagioli, decide di non controllare il pallone, di non dare una linea precisa alla sua giocata. Preferisce anche lui cogliere la prima impressione, dare ascolto all’istinto che gli suggerisce di disegnare una pennellata morbida, ampia, dalla bellezza stordente, che muore sul secondo palo, lasciando attonito il povero Lafont.
La galleria dell’argentino ha appena spalancato le proprie porte ai visitatori. Distribuisce qua e là dribbling di spessore, che mandano in tilt mezza Nantes. Persino il povero Pallois, che contro la sua volontà squarcia con il braccio un nuovo tentativo di capolavoro. Poco importa, però: espulsione, rigore, trasformazione. Meno sublime certo, ma pur sempre un gol che vale il raddoppio.
Nella ripresa, le pennellate diventano piccoli tocchi sparsi, per permettere anche agli altri di rifulgere. Ma quando vede che i compagni non riescono ad andare oltre il tiro al bersaglio con l’estremo difensore dei francesi, rieccolo riprendersi il proscenio. Stavolta, al minuto 78, col pezzo meno pregiato dell’arsenale: il colpo di testa. È la rete del definitivo 3-0 che chiude partita e discorso qualificazione. E sancisce che Di María, più che mai, è la luce, è il colore che anima il quadro della vittoria della Juventus oltre il Nantes. È il trascinatore del passaggio di un turno ad eliminazione diretta in una competizione europea. Un obiettivo che i bianconeri non centravano dalla stagione 2018/2019.
Un Di María rinato nel 2023
La sontuosa prestazione in Europa League certifica uno stato di forma eccellente per Di María in questi primi mesi del 2023. L’argentino, dopo il trionfo al Mondiale, è tornato a Torino con tutt’altra carica, voglioso di prendersi la squadra sulle spalle, dopo una prima parte di stagione con troppe ombre. In primis, il giocatore ha trovato un benessere psico-fisico che gli ha consentito di giocare con maggiore continuità. Ciò gli ha permesso di salire gradualmente di condizione per poter essere sempre più decisivo. Partita e tripletta contro il Nantes a parte, nel nuovo anno il numero 22 ha collezionato altre 10 presenze, mettendo a referto 3 gol (contro Napoli, Atalanta e Spezia) e 2 assist.
Numeri importanti per lui, ma ovviamente anche per la squadra che, tra l’infortunio di Milik, le condizioni precarie di Vlahovic e Chiesa e un Kean altalenante e troppo spesso impalpabile, ha dovuto aggrapparsi al suo fuoriclasse. La stagione è ormai ad uno snodo cruciale. Da questo momento in poi, ogni gara può valere una finale. Per la rimonta in campionato e l’imminente impegno contro il Friburgo, la Juventus ha finalmente ritrovato il faro che può fugare le sue ombre.