Dopo 180′ giocati fra l’andata al “Meazza” e il ritorno al “Maradona”, è il Milan di Pioli a spuntarla sul Napoli di Spalletti, conquistando così la qualificazione alla semifinale di Champions League a 16 anni di distanza dall’ultima volta. Non è bastato ai partenopei il gol di Osimhen nei minuti di recupero, dopo che i rossoneri nel primo tempo si erano portati in vantaggio con il gol di Giroud dopo un’azione funambolica di Leão. Da segnalare, inoltre, ben 2 rigori – uno per parte – sbagliati (da Giroud nel primo tempo e da Kvaratskhelia nella ripresa). Passiamo ora all’analisi tattica di Napoli-Milan.
Il Napoli, che si trova a dover rincorrere dopo aver perso per 0-1 all’andata, si schiera in campo con il consueto 4-3-3 di marca Spalletti. In porta gioca Meret, schermato dalla linea a 4 composta da Mário Rui, Juan Jesus (in luogo dello squalificato Kim), Rrahmani e il capitano azzurro Di Lorenzo. In cabina di regia agisce Lobotka, mentre come mezzali Spalletti sceglie Zieliński e Ndombele al posto di Anguissa, anch’egli assente per squalifica. Il tridente d’attacco è composto da Kvaratskhelia, Politano e il recuperato Osimhen.
In fiducia dopo la vittoria dell’andata, Pioli sceglie di affidarsi agli stessi 11 di San Siro, che per la maggior parte hanno riposato all’ultima giornata di campionato. Tra i pali è insostituibile Mike Maignan, con Calabria e Theo Hernández nel ruolo di terzini. Al centro torna la coppia – solida ma veloce – Kjær–Tomori. In mediana il Diavolo si affida a Krunić e Tonali, mentre Bennacer viene schierato sulla trequarti con il chiaro intento di schermare l’azione di Lobotka. Gli esterni d’attacco a supporto di Giroud risultano molto diversi per caratteristiche: a sinistra agisce il velocista Leão, mentre a destra Brahim Díaz, che spesso ama accentrarsi.
Analisi tattica Napoli-Milan: nel primo tempo il Milan si difende bene e si porta in vantaggio con Giroud
Come da pronostico, la gara si apre con il pressing furioso dei padroni di casa, che hanno il compito di cercare di ribaltare il risultato dell’andata. In pochi minuti, gli azzurri riescono a chiudere nella sua area di rigore il Milan, che inizialmente sembra un po’ intimorito. La squadra di Pioli, infatti, al di là dell’atteggiamento attendista con cui ha preparato la partita, fatica molto a ripartire e dà l’impressione di essere in affanno. A mettere in difficoltà i rossoneri è soprattutto l’arma dell’1vs1, spesso utilizzata dal Napoli. Kvaratskhelia e Politano puntano a ripetizione i diretti avversari, scodellando cross pericolosi che, però, Tomori e (soprattutto) Kjær addomesticano bene. Chi fatica ad entrare in partita è infatti Osimhen, che sembra fagocitato dalla coppia difensiva milanista.
Dopo una ventina di minuti di dominio territoriale e possesso palla fluido del Napoli, però, il Diavolo riesce ad escogitare l’espediente tattico che gli consente di mettere la gara in discesa. Se Brahim Díaz resta piuttosto basso per contenere la spinta di Mário Rui, Leão si sposta all’altezza della linea di metà campo vicino a Giroud, pronto a ripartire in contropiede. E sono proprio due iniziative dell’ala portoghese che segnano i momenti salienti della prima frazione di gioco.
Alla prima vera ripartenza pericolosa, infatti, il nº 17 rossonero si guadagna un rigore, che Giroud si fa parare da Meret. Complici diversi infortuni tra i partenopei (Mário Rui e Politano sono costretti a lasciare anzitempo il campo) e numerosi falli, il gioco si fa spezzettato e la spinta dei padroni di casa perde vigore. Il Milan diventa invece sempre più insidioso e, al 43′ gela il “Maradona” portandosi in vantaggio. Approfittando di uno stop errato di Ndombele, Leão recupera un ottimo pallone all’altezza della propria trequarti e, dopo aver saltato in successione lo stesso francese, Di Lorenzo e Rrahmani, serve a Giroud un assist al bacio. Gli ospiti vanno così a riposo con un 1-0 preziosissimo in ottica qualificazione.
Analisi tattica: nella ripresa il Napoli ci prova, ma riesce a segnare al Milan solo al 90’+3
Come era avvenuto ad inizio partita, anche dopo l’intervallo i partenopei cercano di pressare alti i meneghini, ma rispetto alla prima frazione – complici le numerose assenze rispetto alla formazione tipo – sembrano da subito più sfiduciati. Lozano a destra non riesce ad impensierire Theo Hernández come faceva Politano nel primo tempo e sull’altro lato Kvaratskhelia viene costantemente raddoppiato da Tonali, che aiuta Calabria in fase difensiva. Nonostante il capitano rossonero sia molto bravo nell’affrontare con la giusta concentrazione l’esterno georgiano, quest’ultimo sembra essere l’unico in grado di impensierire con la sua rapidità l’arcigna difesa rossonera.
I minuti trascorrono inesorabili sul cronometro e il ritmo della partita sembra – stranamente – adagiarsi, un po’ come era successo nel corso della gara d’andata. Pioli sostituisce gli esausti Brahim Díaz e Giroud con Messias e Origi, mentre Spalletti non vuole snaturare il proprio gioco e decide di inserire (ruolo su ruolo) Elmas al posto di Ndombele.
Il cambio tattico vero e proprio della squadra di casa arriva per disperazione, a 15′ dalla fine. Al 74′ fanno infatti ingresso in campo Østigård (per l’acciaccato Rrahmani) e soprattutto Raspadori (per Zieliński, che da diversi minuti era uscito dalla partita). La seconda punta azzurra viene molto incontro a legare il reparto d’attacco con il centrocampo e, in seguito ad un bel fraseggio sul lato sinistro dell’area di rigore, Di Lorenzo si guadagna un rigore grazie ad un fallo di mano di Tomori. Sul dischetto va Kvaratskhelia, fino a quel momento il migliore per il Napoli. Il georgiano si fa però ipnotizzare da un monumentale Maignan.
Mancano ormai solo pochi minuti e i padroni di casa sono costretti a sperare nel gioco aereo. In tal senso, diversi brividi percorrono la schiena dei rossoneri, su tutti due colpi di testa fuori di M. Olivera e la deviazione mancata di pochissimo da Østigård su uno spiovente di Kvaratskhelia dalla trequarti. Alla fine, il gol del Napoli arriva, con il solito Osimhen. La precisa apertura di Kvaratskhelia serve sulla destra Raspadori, che punta Theo Hernández e crossa alto per il nigeriano, abile ad anticipare di testa Messias insaccando il pallone. Ma è troppo tardi: l’ultima confusa azione dei padroni di casa si perde sul fondo dopo un cross fuori misura, decretandone l’eliminazione dalla Champions League.
Analisi tattica Napoli-Milan, le considerazioni finali
Nella cornice della stupefacente stagione vissuta sinora dal Napoli, l’esclusione dalla UCL subita ad opera del Milan stona parecchio. In 4 partite giocate contro i rossoneri, l’unica vinta (in modo rocambolesco) dagli azzurri è stata la prima, giocata nel settembre dell’anno scorso. Nelle 3 gare disputate ad aprile, invece, i risultati dei partenopei contro i rossoneri sono stati piuttosto deludenti. Questa sera si è rivissuto, con alcune variazioni, lo stesso canovaccio seguito nella partita di San Siro. Il Napoli, incapace di abbandonare i propri schemi di gioco, che tanto gli hanno fruttato in Serie A, si è reso in fin dei conti troppo prevedibile. E, quel che è peggio, non è stato in grado di cambiare a gara in corso, quando la morsa annichilente del Milan gli si stringeva attorno. Prevedere una pesante ripercussione della delusione europea sul campionato sarebbe ora, se non azzardato, per lo meno avventato. Il vantaggio sulla Lazio 2ª è di ben 14 punti e il prossimo avversario non è di quelli che si possono sottovalutare: si tratta infatti della Juventus.
Dal canto suo, il Milan di Stefano Pioli è riuscito esattamente in quello che, dal punto di vista dell’analisi tattica, era il suo intento contro il Napoli. I rossoneri, dopo alcuni minuti di sofferenza iniziale, hanno resistito agli assalti dei campani, e tutte le loro mosse tattiche hanno dato gli effetti sperati. La coppia difensiva composta da Kjær e Tomori ha garantito la necessaria fisicità e la giusta rapidità per contenere un centravanti completo come Osimhen e lo schermo di Bennacer su Lobotka ha impedito al regista polacco di giocare con tranquillità, come accaduto a San Siro. Importantissimo è stato anche il lavoro in ripiegamento di Tonali e Brahim Díaz, che insieme a un attentissimo Calabria sono riusciti a contenere l’estro di Kvaratskhelia. Il merito più grande della squadra di Pioli è stato però quello di non chiudersi in difesa, bensì di ripartire in contropiede grazie alla velocità di Leão. L’ottima qualificazione conquistata – oltre a lasciare aperto il sogno Champions – darà ai rossoneri lo slancio giusto per riprendere con vigore anche il percorso in campionato, dove al prossimo turno affronteranno il Lecce.