È il 2 Giugno 1891, data in cui viene introdotta la regola del calcio di rigore. Viene decisa durante una riunione dell’International Football Association Board nella sede di Glasgow, l’organizzazione in grado di decidere e modificare il Regolamento del “gioco del calcio”, dal 1886. L’organismo è caratterizzato dai rappresentati che fanno parte delle quattro Federazioni del Regno Unito. All’IFAB, dal 1958, si aggiungono altri quattro rappresentanti, stavolta della FIFA. Nasce così il calcio di rigore, il cosiddetto “penalty kick” che da 132 anni fa parte del gioco del calcio.
Calcio di rigore: come nasce
Seppur la regola sia stata istituita nel 1891, l’idea del calcio di rigore è nata in precedenza, nel 1890, grazie all’idea di William McCrum, portiere irlandese che militava nel Milford Everton FC. La proposta venne fatta per regolamentare – e punire – la troppa foga che spesso i suoi compagni di squadra utilizzavano per fermare le avanzate avversarie, in area di rigore. A seguito di ciò, l’International Football Associaton Board decise di accettare la sua proposta e di istituirla e ufficializzarla a tutti gli effetti, proprio il 2 Giugno 1891, con la regola 14 del Regolamento del gioco del calcio.
Non ci sono dunque perplessità sulla nascita del calcio di rigore, ma quello che non è certo è chi sia stato il primo rigorista della storia. Tra le ipotesi più plausibili, spicca quella di Alfred Farman, calciatore inglese che il 5 Settembre 1891 andò dal “dischetto” nel match tra Newton Heath e Blackpool, battendo il portiere avversario. Sfida valevole per la Lancashire League.
Mentre il primo calcio di rigore in una partita ufficiale viene attributo al nome di Joseph Health, il 14 Settembre del 1891. Il match finì 5-0 in favore del Wolverhampton Wanderers ai danni dell’Accrington Stanley.
Regolamento
Il regolamento è chiaro: il calcio di rigore viene concesso nel momento in cui un giocatore commette un’irregolarità su un avversario in area. Questa infrazione può essere una trattenuta, uno sgambetto, qualunque cosa che arrechi – in modo irregolare – danno all’avversario, tanto da non permettergli di calciare.
Al momento del fischio che decreta il calcio di rigore, tutti i giocati – a parte rigorista e portiere – devono posizionarsi dietro la linea del pallone, che dista dalla porta ben 11 metri. Il pallone viene posizionato da colui che batterà il penalty kick.
Nel momento è tutto pronto, prima del fischio dell’arbitro, tutti gli altri giocatori devono essere:
- All’interno del campo di gioco;
- Dietro la linea del pallone, quindi del dischetto;
- Fuori dall’area di rigore.
Il portiere ha invece l’obbligo di rimanere sulla linea di porta, potendosi chiaramente muovere da un lato all’altro per deconcentrare il suo avversario, con l’obiettivo di fargli sbagliare il tiro e poterlo eventualmente parare. Una volta fischiato, appena il pallone viene calciato dagli 11 metri il portiere deve necessariamente avere almeno un piede sulla linea che delimita la porta. In caso di irregolarità, il tiro può essere ripetuto.
Spesso un fallo da rigore causa anche una sanzione, dal cartellino giallo al rosso, in base alla gravità e alla situazione.
Da non confondere con il “tiro di rigore“, che si ha nel momento in cui – dopo i tempi regolamentari e supplementari – non si è avuto un verdetto finale e dunque si passa alla serie di cinque penalty per squadra, così da decretare la vincitrice.
Una particolarità che caratterizza un calcio di rigore è che il pallone non deve essere necessariamente tirato in porta, ma spinto in avanti. Questo ha portato all’idea del “rigore a due” (in inglese chiamato tap penalty). Il rigorista tocca in avanti il pallone, così da far battere a botta sicura un suo compagno, fornendo l’assist e ingannando il portiere. Il primo a farlo fu Johan Cruijff nel 1982. Il più recente – e degno di nota – è invece quello di Messi e Suarez, in un duetto oggetto di polemiche.
Calcio di rigore: alcuni penalty entrati nella storia
Non sempre si vince e, spesso, i calci di rigore hanno portato ad amare delusioni. Sbagliare un rigore è sempre doloroso, poiché spesso compromette l’intera partita e, se ci si trova a battere un “tiro di rigore”, è ancora peggio. Lo sanno bene i giocatori della nazionale italiana, che grazie ai tiri di rigore hanno potuto sia gioire che piangere.
Due chiari esempi sono Roberto Baggio e Fabio Grosso, entrati nella storia passando sempre da quei maledetti 11 metri.
Dal rigore sbagliato, con rammarico e amarezza, a quello realizzato nel 2006, tanto bello quanto importante, valevole per la vittoria del Mondiale in finale contro la Francia. Protagonista in positivo, in questo caso, Fabio Grosso.
Ancora oggi, essere il rigorista di una squadra non è affatto semplice, è una grande responsabilità che spesso può rivelarsi spiacevole. Molte volte ci si trova anche di fronte a portieri “para rigori”, bravi non soltanto ad intuire ma anche a respingere, che complicano così il lavoro dei tiratori.
Con il passare degli anni, la regola del calcio di rigore è sempre stata sottoposta a critiche e lamentele, perché spesso considerata troppo decisiva sul risultato di una gara. Ciononostante, dopo 130 anni, le cose non sono cambiate e, seppur con non poche modifiche, rimane salda la sua importanza nel gioco del calcio.
Sebbene sia mutato – e continui a cambiare – nel tempo, questo sport non lo si può immaginare senza la regola del cosiddetto penalty kick. Anche se a volte è fin troppo decisiva ai fini del risultato finale, serve soprattutto a regolamentare, e punire, le irregolarità durante una partita.
Dunque, la regola del calcio di rigore ha fatto – e sta facendo – la storia di questo sport.