Non ne possiamo più: il razzismo ferma la Champions

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Nel corso della partita di Champions League tra PSG e Basaksehir è successo di nuovo ciò che nessuno vorrebbe nel 2021 per il calcio e in generale. Parliamo di razzismo. In particolare di un insulto razzista che coinvolgerebbe l’assistente dell’allenatore del Basaksehir, Pierre Webo, in zona tecnica al Parco dei Principi.

La cosa ancor più grave rispetto ad una tematica, che ormai è una piaga sociale massima espressione dell’ignoranza, è che l’insulto non sia arrivato da una persona qualunque. Si tratta del quarto uomo.

Quando il razzismo arriva da chi vigila in Champions

Il quarto uomo collabora con l’arbitro e gli assistenti per le faccende burocratiche e per la vigilanza sui comportamenti nella zona tecnica, nelle panchine. In caso di necessità sostituisce anche l’arbitro indisponibile per malessere o infortunio. La figura denota una certa responsabilità arrivando anche a dirigere.

Sebastian Coltescu era stato designato come quarto uomo della partita tra PSG e Basaksehir. Le accuse provengono da Demba Ba che si è subito esposto e per questo è stato espulso. 

Nei fatti Ba si è infuriato dopo che Pierre Webo, assistente dell’allenatore della squadra turca, sarebbe stato chiamato con appellativo razziale. Il quarto uomo avrebbe riferito all’arbitro la persona da ammonire, ovvero Webo indicandolo – “the black guy”- cioè in maniera dispregiativa con il colore della pelle.

Prontamente le due squadre si sono rifiutate di continuare la partita abbandonando il terreno di gioco. La solidarietà proviene dallo stesso PSG che, soprattutto con la rappresentanza di Mbappé, ha deciso di non lasciare il compito solo alla squadra turca.

Il gesto è eticamente giusto e necessario per lanciare il messaggio di rifiuto di fatti di questa gravità. Ora la partita risulta sospesa e attende risvolti che sicuramente sono in secondo piano. La scena è rubata da ciò che rovina, ancora amaramente, questo sport.

Il calcio, lo ricordiamo, non è fatto solamente di questi episodi e una buona parte di tifosi sono persone istruite o comunque coscienti, appassionate di uno spettacolo tra tattica atletismo. Il calcio non è ignoranza, non è razzismo e non lo sarà mai finché qualcuno, dai bambini per strada fino ai chi gioca la Champions, sarà sempre capace di giocarlo con passione e rispetto. 

No to racism.

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