Con non poca sofferenza l’Italia riesce a superare l’Olanda per 3-2 nella finale per il 3° e 4° posto della Nations League, di cui a breve andremo a svolgere l’analisi tattica. A Enschede, nello stadio del Twente, gli Azzurri disputano un ottimo primo tempo, amministrando senza patemi e arrivando all’intervallo davanti di 2 gol grazie alle marcature di Dimarco, con un meraviglioso sinistro, e di Frattesi, alla prima gioia in Nazionale. Nella ripresa, complice lo stravolgimento tattico di Koeman, gli uomini di Mancini subiscono il monologo oranje, che porta ad un accorciamento della distanza col neoentrato Bergwijn. Anche la nostra panchina, però, batte un colpo con Chiesa che capitalizza un contropiede al minuto 72. Gara finita? Per niente, perché all’89’ Wijnaldum riavvicina le squadre, lasciandoci un finale da brividi. Riviviamo tutte le emozioni e i momenti salienti di questo Olanda-Italia attraverso la nostra analisi tattica. Partiamo dalle formazioni.
Gli olandesi partono con quello che viene presentato come un 4-3-3, ma in realtà si rivela un 4-2-3-1 con una sola novità rispetto alla semifinale persa contro la Croazia. In porta confermato Bijlow, protetto dalla retroguardia composta dalla coppia centrale Van Dijk-Geertruida e dagli esterni bassi Dumfries e Aké. A centrocampo, agiscono De Jong e Wieffer. L’unica punta è Gakpo, assistito alle spalle dal tridente con Lang (preferito a Koopmeiners), Xavi Simons e Malen.
Mancini accantona il fallimentare 3-5-2 visto contro la Spagna e torna al 4-3-3 con diverse modifiche. Tra i pali Donnarumma, linea difensiva con Acerbi e il debuttante Buongiorno in mezzo e Toloi e Dimarco terzini. Cabina di regia affidata a Cristante, affiancato da Verratti e Frattesi. Davanti, ritrova spazio Retegui, con Gnonto e Raspadori esterni alti.
Analisi tattica Olanda-Italia, primo tempo: gestione vincente degli Azzurri
All’inizio di questa analisi tattica della finalina con l’Olanda è doveroso mettere in evidenza l’ottimo atteggiamento della nostra Italia. Anche questa volta ci troviamo di fronte un’avversaria che vuole fare la partita dominando attraverso il possesso. La squadra di Koeman imposta con la difesa a 3, stringendo i terzini e avanzando la posizione di Geertruida da centrocampista aggiunto. La manovra degli Oranje, tuttavia, fatica a decollare e il palleggio rimane sterile e orizzontale. De Jong, preso a uomo da Frattesi, non incide in costruzione, mentre il grande supporto degli esterni alti ai nostri terzini ci consente di non patire lo sviluppo sulle fasce.
Di converso, in fase di possesso, riusciamo ad essere particolarmente incisivi proprio sulle corsie. Raspadori e Gnonto vengono molto dentro al campo sia per liberare spazio ai terzini, sia per aiutare nella prima impostazione abbassandosi e portando superiorità numerica per superare la pressione avversaria. Il nostro lato forte è quello sinistro, dato che Dimarco spinge molto e beneficia del mancato rientro di Malen e dell’assenza di Dumfries, costretto a stringere per prendere il giocatore del Napoli. E così, dopo appena 6 minuti, passiamo in vantaggio proprio con l’esterno dell’Inter, che conclude un’azione da lui stesso avviata con un poderoso esterno sinistro sul secondo palo.
Passa poco meno di un quarto d’ora e gli uomini di Mancini vanno ancora a segno. Nasce tutto dal solito binario mancino e stavolta a finalizzare c’è Frattesi, sempre puntuale con i suoi inserimenti in area di rigore. Un rimpallo su Gnonto catapulta la sfera sul centrocampista del Sassuolo, che controlla e batte Bijlow in uscita.
Come detto in precedenza, l’Olanda muove molto il pallone, ma senza mai riuscire a bucarci centralmente. Anche esternamente i loro attacchi sono improduttivi, sia perché siamo attenti in chiusura, sia perché riempiono poco l’area di rigore. L’unico modo per impensierirci è attraverso i nostri soliti regali difensivi originati dalla troppa sufficienza nella gestione del pallone. Al netto di questa distrazione, però, gli Azzurri controllano senza affanno la gara e arrivano all’intervallo avanti 2-0.
Analisi tattica Olanda-Italia, secondo tempo: i cambi stravolgono la gara
Nella ripresa, il copione dell’analisi tattica di Olanda-Italia subisce una notevole sferzata. La mossa che spariglia le carte è effettuata da Koeman con un triplo cambio. Entrano Wijnaldum, Weghorst e Bergwijn, escono Malen, Lang e Geertruida. Quello che apparentemente sembra mantenersi un 4-2-3-1 si trasforma, in fase di possesso, in un 3-2-4-1. Gli Oranje sono completamente sbilanciati e stazionano progressivamente nella nostra metà campo. La difesa accetta il 3 contro 3 con i nostri attaccanti, con Van Dijk unico centrale e Aké e Dumfries molto aperti, in maniera tale da poter salire e accompagnare l’azione.
In mediana, De Jong rimane l’unico frangiflutti, col compito di assorbire gli inserimenti di Frattesi sul ribaltamento di fronte. Con l’ingresso di un centravanti fisico e puro come Weghorst, Gakpo si defila a sinistra, dove finalmente può mettersi in ritmo. Non a caso, la manovra olandese transita sempre dalla sua parte per sfruttarne l’uno contro uno e le rifiniture. Bergwijn si colloca, invece, sulla destra, mentre alle spalle della prima punta agiscono ora due uomini. Uno è Simons, che svaria molto per ricevere palla nei piedi, e l’altro è Wijnaldum, che si muove senza palla a ridosso dell’area.
L’Italia subisce in maniera evidente il baricentro altissimo degli avversari e al tempo stesso, paradossalmente, non riesce a imbastire ripartenze degne di nota per beneficiare delle praterie che si originano da un tale sbilanciamento. Tutto merito dell’atteggiamento aggressivo dei tre difensori, che giocano sempre sull’anticipo. In particolare Van Dijk, che annulla Retegui, l’uomo a cui affidarci per salire. Al minuto 63, Koeman rinforza ulteriormente il proprio arsenale offensivo rilevando Simons con Koopmeiners. Mancini, invece, cerca energie fresche per il nostro attacco e manda dentro Chiesa e Zaniolo per Gnonto e Raspadori.
La pressione e il monologo olandese vengono appagati al minuto 68, quando un cross di Gakpo viene spizzato sulla destra, dove Bergwijn, con una gran giocata, mette a sedere Dimarco e batte Donnarumma, accorciando le distanze.
Analisi tattica Olanda-Italia: la reazione degli Azzurri e la contro risposta Oranje
I cambi nella ripresa sono senza ombra di dubbio la svolta più importante dell’analisi tattica di Olanda-Italia, sia per l’una che per l’altra. E così, 4 minuti dopo aver subito il gol, gli Azzurri rialzano immediatamente la testa, riuscendo finalmente a distendersi in contropiede. Dimarco è bravissimo a fermare la progressione di Dumfries e a servire Frattesi. Il centrocampista del Sassuolo lancia immediatamente in velocità Chiesa che sulla sinistra ha un’autentica prateria. Lo juventino entra in area, ubriaca Van Dijk e batte Bijlow con un sinistro sporco che bacia il palo e s’infila all’angolino.
L’Italia denuncia comunque fatica e stanchezza, soprattutto sugli esterni e in mezzo al campo. Al 74′, Spinazzola fa rifiatare Dimarco, mentre Koeman cambia Wieffer con Veerman, per dare ulteriore supporto e qualità all’azione offensiva. A 5 minuti dal termine, Mancini rivoluziona ancora l’attacco, inserendo Barella e Pellegrini per Retegui e Verratti. Tatticamente non cambia nulla, ma Zaniolo passa a fare il centravanti, con Chiesa dirottato a destra e il romanista neoentrato a sinistra.
L’Olanda non arresta la propria spinta e all’89’ trova ancora il gol con Wijnaldum, il cui inserimento viene premiato dall’imbucata di Veerman. Il finale è infuocato, anche per via dei 10 minuti di recupero, nei quali l’area di rigore italiana diviene un’autentica tonnara. Van Dijk abbandona la linea difensiva per trasferirsi stabilmente in attacco, con De Jong a fungere da ultimo uomo. Gli Azzurri non sempre sono bravi a mantenere il pallone lontano dalla propria area, assediata dai continui cross degli Oranje. Alla fine, però, i nostri tengono, portando a casa il terzo posto.
Le considerazioni finali di questa “finalina”
A conclusione di questa analisi tattica di Olanda-Italia, bisogna sottolineare il successo della nostra Nazionale. Non soltanto per questo terzo posto in una manifestazione che fatica ancora ad entrare nel cuore degli addetti ai lavori, ma anche per il fatto che torniamo a battere una Nazionale che ci precede nel ranking FIFA dopo quasi un anno. L’ultima volta era stato contro l’Inghilterra nel settembre dello scorso anno proprio nel girone di Nations League.
Per il resto, la squadra conferma di trovarsi maggiormente a proprio agio col 4-3-3, un modulo che esalta le caratteristiche dei nostri giocatori esterni e che riesce a darci quella fluidità e imprevedibilità che non ci assicura il più coperto 3-5-2. Molto positivi l’esordiente Buongiorno e Frattesi, alla prima gioia con la maglia azzurra e sempre più inserito nelle trame di gioco di Mancini.
Quanto all’Olanda, rimane una formazione con tanto potenziale visti i tanti giovani, ma ancora non sufficientemente pronti per compiere quel salto di qualità definitivo per essere pienamente protagonisti e competitivi ad altissimi livelli.