Papa Francesco: lo sport come metafora di vita

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Pochi giorni fa il Papa, attraverso un’intervista alla Gazzetta dello Sport, s’è voluto soffermare sul ruolo che le discipline sportive hanno all’interno delle nostre vite. Egli ha anche più volte avvicinato il mondo della fede a quello degli allenamenti e del calcio. Dalle parole del Santo Padre sono stati estratti degli spunti profondi ed interessanti: invettive contro esempi sbagliati, elogi verso coloro che hanno migliorato il mondo con le proprie azioni. Da queste pagine si può constatare quanto Papa Francesco e lo sport siano vicini e quanto possa essere, quest’ultimo, fonte d’ispirazione per la vita d’ognuno.

I temi affrontati sono stati disparati e numerosi, certe volte spinosi e non di semplice trattazione. Quel che è certo è che nulla di banale è stato “messo in campo”. Dallo sport affiancato alla fede allo “sportivo che cambia il mondo”; dalla dicotomia “vittoria-sconfitta” all’importanza dell’impegno e dell’aver un allenatore abile e capace; infine, è stata compiuta una considerazione sull’universo sportivo nella sua totalità.

Papa Francesco e lo sport come paradigma di fede

Alla domanda relativa allo sport come sorta di liturgia, Papa Francesco risponde: Quando si svolge una competizione, è come se scomparisse tutto, come se il mondo fosse appeso a quell’istante. Lo sport, quando è vissuto bene, è una celebrazione: ci si ritrova, si gioisce, si piange, si sente di “appartenere” a una squadra. “Appartenere” è ammettere che da soli non è così bello vivere, esultare, fare festa”. La fede del pontefice in ambito calcistico è legata alla formazione del San Lorenzo. Il ricordo che Papa Francesco porta nel cuore è, infatti, la vittoria del campionato del 1946 da parte della squadra argentina.

Papa Francesco: lo sport come metafora di vita

Secondo Bergoglio, ma non solo, la storia di numerosi atleti ha avuto inizio nei pressi delle chiese, nelle piazzette degli oratori: “Pensiamo a don Bosco e agli oratori salesiani ma pensiamo a tutte le parrocchie del mondo, anche e soprattutto le più povere, nelle quali c’è sempre un campetto a disposizione per giocare e fare sport. Attraverso la pratica sportiva si incoraggia un giovane a dare il meglio di sé, a porsi un obiettivo da raggiungere, a non scoraggiarsi, a collaborare in un gruppo”

Lo sportivo deve dare l’esempio

Uno sportivo, però, non può essere soltanto colui che eccelle nella propria disciplina: egli deve essere anche protagonista di vita. Il Papa ha infatti dichiarato:Seguo con interesse tutte quelle storie di sport che non sono fini a se stesse, ma provano a lasciare il mondo un po’ migliore di come lo trovano (…). Gino Bartali, il leggendario ciclista che, reclutato dal cardinale Elia Dalla Costa, con la scusa di allenarsi in bicicletta partiva da Firenze alla volta di Assisi e faceva ritorno con decine di documenti falsi, nascosti nel telaio della bici, che servivano per far fuggire e quindi salvare gli ebrei (…). Si dice che ne aiutò circa ottocento a salvarsi durante la barbarie a cui vennero sottoposti. Diceva che il bene si fa e non si dice, se no che bene è?”.

Papa Francesco: lo sport come metafora di vita

Oltre ad essere un grande uomo, l’esempio che il campione dà agli altri può fare la differenza. Anche il Papa lo riconosce: Il campione diventa, per forza di cose, modello d’ispirazione per altri, una sorta di musa ispiratrice, un punto di riferimento. È importante che gli sportivi e i campioni abbiano la consapevolezza di quanto una loro parola, un loro atteggiamento, possa incidere su migliaia di persone”.

Allenarsi e saper vincere: la sconfitta è maestra

“Vincere e perdere sono due verbi che sembrano opporsi tra loro: a tutti piace vincere e a nessuno piace perdere. La vittoria contiene un brivido che è persino difficile da descrivere, ma anche la sconfitta ha qualcosa di meraviglioso (…). Ecco perché, da certe sconfitte, nascono delle bellissime vittorie: perché, individuato lo sbaglio, si accende la sete del riscatto. Mi verrebbe da dire che chi vince non sa che cosa si perde“. 

Per Papa Francesco gli sforzi da compiere sono fondamentali per raggiungere i propri obiettivi e per completare un percorso di crescita personale. Cruciale è dunque la figura dell’allenatore: compagno e maestro, assistente silenzioso ma pronto a far sentire la propria voce nei giusti istanti. “Nel momento della vittoria di un atleta non si vede quasi mai il suo allenatore: sul podio non sale, la medaglia non la indossa, le telecamere raramente lo inquadrano. Eppure, senza allenatore, non nasce un campione: occorre qualcuno che scommetta su di lui, che ci investa del tempo, che sappia intravedere possibilità che nemmeno lui immaginerebbe. Che sia un po’ visionario, oserei dire. Non
basta, però, allenare il fisico: occorre saper parlare al cuore, motivare, correggere senza umiliare. Più l’atleta è geniale, più è delicato da trattare: il vero allenatore, il vero educatore sa parlare al cuore di chi nasce fuoriclasse”.

Papa Francesco: lo sport come metafora di vita

Cuore e organizzazione: i due segreti per realizzarsi

Il vero fuoriclasse, molte volte, ha bisogno di attenzioni maggiori, necessita di tempo aggiuntivo per sbocciare e per rivelarsi tale. Il diamante grezzo va lavorato per poter manifestare il gioiello che custodisce al proprio interno. Se il fisico dunque, nello sport, è importante, altrettanto centrali sono i ruoli del cuore e dell’organizzazione: “Se guardiamo alla storia del talento, ci accorgiamo che tanta gente di talento si è perduta proprio a causa del disordine. Un cuore ordinato è un cuore felice, in stato di grazia, pronto alla sfida. Penso che se chiedessimo a qualche sportivo il segreto ultimo delle sue vittorie, più di qualcuno ci direbbe che vince perché è felice”.

Il cuore ordinato e la piena felicità compongono la ricetta per la realizzazione dei propri progetti. Questi due valori, poi, vanno affiancati, come già detto, da un valido e temprante esercizio: esteriore ed interiore il lavoro da svolgere, perché, del resto: “Nessun campione si costruisce in laboratorio”.

Il mondo dello sport non è solo sinonimo di positività

Dopo aver esaltato e celebrato i valori delle discipline sportive ed olimpiche, il Papa si è voluto anche soffermare sugli angoli bui di questo affascinante mondo. Egli non ha avuto peli sulla lingua nel condannare aspramente le malattie che lo affliggono. Non ha risparmiato i rimproveri a coloro che possono provare a cambiare la rotta: “Nessun campione si costruisce in laboratorio. A volte è accaduto, e non possiamo essere certi che non succederà ancora, anche se speriamo di no! Ma il tempo smaschera i talenti originali da quelli costruiti: un campione nasce e si rinforza con l’allenamento. Il doping nello sport non è soltanto un imbroglio, è una scorciatoia che annulla la dignità”.

Papa Francesco: lo sport come metafora di vita

La critica ulteriore è stata rivolta alla deriva economica che sembra aver coinvolto soprattutto il mondo del calcio: La ricchezza, il guadagno facile, rischiano di far addormentare la passione che ha trasformato un ragazzo qualunque in un fiore all’occhiello. Personalmente credo che un po’ di “fame” in tasca sia il segreto per non sentirsi mai appagati, per tenere accesa quella passione che, da bambini, li ha affascinati. È triste vedere campioni ricchissimi ma svogliati, quasi dei burocrati del loro sport: facciamo di tutto perché sia salva la dimensione amatoriale dello sport”.

Papa Francesco sa che il calcio è compagno di vita

Papa Francesco sa che lo sport può essere un vero compagno di vita e le sue riflessioni sono state anche relative e riferite a quest’aspetto: Dello sport mi piace l’idea di inclusione, quei cinque cerchi che si inanellano tra loro finendo per sovrapporsi: è un’immagine splendida di come potrebbe essere il mondo”. 

Infine, la riflessione sull'”amato” calcio, sport che fin da piccolo lo ha accompagnato e che gli ha anche donato uno dei primi soprannomi: “Pata dura” (gamba dura). “Sappiamo che in ogni angolo del mondo, anche in quello più nascosto e più povero, basta una palla e tutto comincia a popolarsi e a sorridere (…). Ho un altro ricordo, quello del pallone di stracci, la “pelota de trapo”: il cuoio costava e noi eravamo poveri, la gomma non era ancora così abituale, ma a noi bastava una palla di stracci per divertirci e fare, quasi, dei miracoli giocando nella piazzetta vicino a casa. Da piccolo mi piaceva il calcio, ma non ero tra i più bravi, anzi ero quello che in Argentina chiamano un “pata dura”, letteralmente gamba dura”.

Papa Francesco: lo sport come metafora di vita

Cosa ci lasciano davvero le frasi di Papa Francesco?

In questi ultimi anni, poche volte abbiamo potuto beneficiare di un’intervista così profonda e articolata. Ulteriore valore lo acquisisce dal fatto che il protagonista di tali dichiarazioni sia una figura di tale riferimento in campo ecclesiastico, ma non solo. Papa Francesco è infatti riuscito ad avvicinare lo sport alla Chiesa e, così facendo, si è anch’egli accostato intimamente a tutti coloro che vivono il calcio come se fosse una vera e propria fede.

Per stessa ammissione del Santo Padre, infatti, se il “Fùtbol” (ma anche tutte le altre discipline) riuscisse ad essere sempre genuino ed autentico, potrebbe pensare di accogliere perennemente al suo interno i valori portanti della Chiesa che egli regge e, quindi, i capisaldi dell’intera civiltà occidentale.

Papa Francesco: lo sport come metafora di vita

Fedeltà, passione, onestà, festa, liturgia: tutti sostantivi che, se declinati nei giusti termini, possono far affiancare due universi distanti solo all’apparenza. Dunque lo sport, nella sua manifestazione più pura, potrebbe essere (e certe volte già é) la spalla forte e decisa per poter compiere un percorso di crescita e di maturazione interiore. Anche il Papa, con le sue frasi, fa capire quanto quest’aspetto, troppe volte relegato a mero comprimario, debba diventare la pietra miliare dell’educazione agonistica.

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