Come un fulmine a ciel sereno, in un calciomercato atipico che andrà avanti fino a ottobre, era piombata la notizia di un possibile addio tra Alejandro “Papu” Gomez e l’Atalanta. Difatti l’Al Nassr, squadra dell’Arabia Saudita, si era detta pronta all’offerta di un contratto faraonico da 8 milioni l’anno. Una di quelle occasioni che non capitano tutti i giorni, specie a 32 anni e con una carriera che forse poteva chiedere palcoscenici più blasonati. Tentazioni forti, dunque, per prendersi quella fortuna meritata, eppure la passione e il senso d’appartenenza sembrano saper prevalere ancora nel mondo del calcio.
Gomez e l’Atalanta, una carriera da Catania a Bergamo
L’avrebbe mai immaginato un tifoso dell’Atalanta, dal lontano 2011 anno del ritorno in massima serie, di poter provare emozioni europee e di ammirare giocatori di caratura internazionale? Probabilmente no. Non poteva immaginare neanche che tali giocatori poi fossero capaci di rifiutare ricche offerte dall’oriente sulla scia di giovani come Oscar e veterani a fine carriera come Xavi e Iniesta. Ebbene il Papu è riuscito a farsi amare ancor di più dal tifo bergamasco dopo gli straordinari risultati sul campo. Un giocatore che è partito in sordina, uno dei tanti buoni innesti di una dirigenza dotata di visione più che dell’attitudine spendacciona di altri club.
L’argentino, infatti, arriva nel 2014 dagli ucraini del Metalist Charkiv. Era la sua seconda volta in serie A, dopo l’esplosione avvenuta a Catania, un sapore di seconda chance dopo un trasferimento, quello in Ucraina, che aveva lasciato l’amaro in bocca a molti suoi estimatori. Da qui avviene l’ascesa del Papu tra gol (46), dribbling sopraffini grazie al suo baricentro basso, nuovi balli (diventò virale Baila como el Papu) e tanti assist nonché una leadership guadagnata, sudata sul campo. Il Papu è quel giocatore che può sbagliare un passaggio, un gol davanti alla porta o una partita intera ma sai che alla seconda occasione non deluderà.
Forse questo ha pensato il capitano che ha portato storicamente la Dea in Champions League, forse ha pensato che la sua seconda chance non doveva interrompersi qui, non ora che c’è ancora da ballare.