Il Livorno calcio è in liquidazione. L’assemblea dei soci riunitasi il 9 luglio ha preso atto che non vi è stato l’azzeramento delle perdite con versamento in conto capitale. Ha perciò deliberato la messa in liquidazione della società nominando liquidatore il responsabile amministrazione, finanza e controllo Pier Paolo Gherlone. Di fatto si pagano, salvo che letteralmente i debiti dell’era Spinelli, approdato alla guida della società nel 1999. Ma anche, addirittura di gestioni precedenti. Sembra che il presidente in realtà abbia ancora le risorse per appianare l’ingente debito, ma non voglia farlo. È dal 2014 che cerca di vendere la società. Già l’anno passato ha cercato drasticamente di ridurre i costi non rinnovando il contratto a tutti i giocatori in scadenza al 30 giugno. Il problema è che, con una situazione di classifica già quasi compromessa, c’era ancora il prolungamento di campionato dovuto al Covid da giocare.
Allora la squadra retrocesse dalla serie B alla Lega Pro. Quest’anno è retrocesso nuovamente sul campo. Nuovamente 20° posto. Dopo 30 anni di professionismo, scivola nei dilettanti. Eppure nonostante l’epilogo tragico e grottesco, Spinelli resta probabilmente il miglior presidente che gli Amaranto abbiano mai avuto. Resta da capire come si sia arrivati a questa situazione dopo che nel 2013-14 ancora si stazionava in Serie A.
Il Livorno Calcio prima di Aldo Spinelli
La storia del Livorno Calcio è stata permeata da una robusta vena di esaltante follia e malinconica sfortuna sin dagli inizi.
Il club venne fondato il 17 febbraio 1915 dalla fusione delle due preesistenti realtà calcistiche cittadine, la Virtus Juventusque e la SPES Livorno. Le attività dovettero essere subito sospese per l’incombenza dell’entrata dell’Italia nella Grande Guerra.
Il primo campionato a cui partecipò fu quindi quello del 1919-20. Dove arrivò clamorosamente a un passo dallo scudetto. Si qualificò infatti alla finalissima come rappresentante del centro-sud. Grande merito dell’exploit al centravanti Mario Magnozzi. Allora appena 18nne, era un cannoniere in erba e già in fiore. Col Livorno Calcio segnerà 174 reti in 220 partite, con la nazionale 13 in 29 match. Ai tempi normalmente la finale coi vittoriosi dei gironi del nord era sempre una mera formalità. Il primo Livorno della storia però sorprenderà tutti.
Contro l’Inter, arrembante si conquista un rigore, sciupato proprio da Magnozzi. Poi si ritrovano costretti a giocare in 10 dall’infortunio di Innocenti I. Allora non c’erano le sostituzioni. L’Inter si porta quindi agevolmente sul 3-0 prima dell’intervallo. La ripresa però è un lungo assedio amaranto. Nei minuti finali una doppietta di Magnozzi accorcia il divario a un solo gol e a un migliaio di rimpianti.
Il secondo posto del 1942-43
Il Livorno Calcio fino all’avvento del Girone Unico, e oltre, non ripeterà più simili exploit. Ma si confermerà una delle squadre più forti del Centrosud. Riuscirà infatti a partecipare, senza retrocedere, al primo campionato di Serie A. In seguito si rassegna a fare un po’ di spola tra la massima divisione e la cadetteria.
Il 1942-43 però, nuovamente a sorpresa, si rivela uno di quegli anni assolutamente magici ventati da una punta di amaro sul finale.
Dopo due sofferte salvezze consecutive, la squadra era stata affidata a Ivo Fiorentini, ex tecnico dell’Ambrosiana Inter. Sei vittorie consecutive iniziali, tra cui il successo per 2-1 sul campo del Torino, promuovono le “Triglie” ad outsider per il titolo. All’ottava battendo l’Inter si aggiudicano la vetta, de facto sopra il Grande Torino. Granata e Amaranto sono campioni d’inverno appaiati. A sette turni dalla fine sono i toscani in vantaggio, di ben 4 punti. Alla quart’ultima giornata però il Livorno venne sconfitto dalla Roma e per la prima volta venne superato dal Torino. Solo un gol negli ultimi minuti di Valentino Mazzola contro il debole Bari che lottava per non retrocedere impedì al Livorno di vincere lo scudetto.
1946-1999: Il primo lungo baratro
La Seconda Guerra Mondiale spezza l’incantesimo e alla ripresa dei giochi il Livorno stenta. Nel 1948-49 scende in B. Non ritornerà in Serie A per altri 55 anni. Nel 50-51 col terzo posto sfiora la promozione, l’anno successivo col sedicesimo sprofonda in C. Questo rapido alternarsi di sorte diventerà una caratteristica del club. Nel 1964 torna stabilmente in B per un decennio, poi solo C. Sino alla C2 a inizio anni 80’. Al termine del 1990-91 la società è costretta a dichiarare il fallimento e a ripartire dall’Eccellenza, subito vinta. Uno scenario tornato pericolosamente attuale. Sostanzialmente a causa dell’uomo che è stato artefice della rinascita.
Il Livorno Calcio e Aldo Spinelli
“U sciou” Aldo, come era soprannominato nella sua Genova, aveva già guidato il Genoa, la squadra per cui tifava, con alterne fortune dal 1985 al 1996. Un’esperienza importante per il Livorno, perché negli anni in Toscana porterà molti degli uomini conosciuti nella Superba. Un parallelo tra le due avventure con molte convergenze.
Spinelli al Genoa aveva cominciato malissimo, costruendo squadre per vincere la Serie B che poi invece rischiavano sistematicamente la retrocessione. Riuscì però a portare il Vecchio Grifo alla prima qualificazione in Europa della sua storia e alle semifinali di Uefa. Per molti versi i migliori risultati dei rossoblù nel dopoguerra sono avvenuti nella sua gestione. Aveva però un rapporto bizzoso con gli allenatori e praticamente si fece scacciare a furor di popolo quando permise che Montella di fatto passasse dal Genoa all’altra squadra di Genova, la Sampdoria.
Nel 1999 vuole riprovarci su una piazza con meno pressioni. Imprenditore dei container, è sui porti che ci tiene a ben figurare. In 5 anni orchestra il ritorno in Serie A, con qualche passaggio a vuoto. Spicca la semileggendaria coppia Lucarelli-Protti.
Gli anni d’oro del Livorno calcio
Gli Amaranto in teoria devono soffrire per rimanere in Serie A. Di fatto, guidati dall’abile mano di Roberto Donadoni, e con qualche innesto di qualità, come il portiere Marco Amelia, nell’anno di Calciopoli a causa delle famigerate esclusioni importanti dall’Europa, sono proprio loro a qualificarsi alla Uefa.
Sono anni di exploit isolati ma suggestivi. Lucarelli capocannoniere, Amelia Campione del Mondo e goleador contro il Partizan, Donadoni che diventa allenatore della Nazionale. In 3 anni tra il 2008 e il 2010 si scende, si risale e si riscende dalla A alla B. In cadetteria splendono il veterano Tavano e il giovane rampante Diamanti. Qui però il gioco comincia a rompersi.
Spinelli vende Diamanti negli ultimi giorni di mercato e per questo gli viene imputata la retrocessione. Allora a fine anno prova a venderla, senza riuscirci.
L’ultimo barlume di grandezza prima del baratro
Mancato l’immediato ritorno in Serie B, e arrivati a rischiare la retrocessione in C1, sarà Davide Nicola a sorpresa a riportare la squadra in Serie A nel 2012-13. Una gioia illusoria: la squadra retrocede subito con l’ultimo posto. Da quel momento, senza troppa fortuna, il Livorno è in vendita.
Il 2015-16 è una stagione allucinante: Con il confermato allenatore Panucci bottino pieno nelle prime 4 giornate di campionato e la testa della classifica. Alcuni infortuni e la crescente difficoltà dell’ambiente con Spinelli che non riesce a vendere la società fanno precipitare la squadra nei bassifondi. Il 20 maggio 2016 è retrocessione in Lega Pro dopo quattordici anni. Per la prima volta nella storia della Serie B una squadra che era stata capolista solitaria retrocede sul campo alla fine del torneo.
Spinelli taglia i fondi il più possibile. Eppure si sale in B dopo una stagione caotica nel 2017-18.
L’allenatore Sottil a causa di un’impressionante serie di risultati negativi dopo che aveva colto 15 vittorie nelle prime 20 partite. Richiamato, coglierà la promozione al fotofinish.
L’anno del Covid però finisce in farsa. Retrocessione con metà della rosa costretta ad abbandonare a campionato in corso. Nel settembre 2020 dopo 21 anni Spinelli vende la società a Rosettano Navarra (21%) altri imprenditori (69%) tenendo per sé il 10% delle quote. Ma la nuova cordata non ha le risorse per andare avanti. Lo storico presidente fa di tutto per non immettere più il denaro necessario, anche se cerca con intensità acquirenti esteri. Senza fortuna. In sintesi, la storia del Livorno Calcio.
Scenari futuri per il Livorno Calcio
Gherlone adesso ha due strade: portare la società allo scioglimento o trovare investitori che procedano al rifinanziamento della società o alla sua vendita con consequenziale revoca della liquidazione.
Sulla liquidazione ha confermato: «È stato un atto dovuto previsto dal codice civile. Il mio compito sarà quello di trovare un nuovo soggetto a cui veicolare, in base alle norme federali, il compendio aziendale incluso il titolo sportivo e il diritto all’affiliazione o in alternativa far revocare, entro il 19 luglio, la liquidazione qualora si perfezionasse accordi oggi in divenire per garantire la continuità aziendale”.