È il 14 Aprile 2012 e durante il match di Serie B tra Pescara e Livorno, al 31′ minuto Piermario Morosini cade improvvisamente. Dopo diversi tentativi – falliti – di rialzarsi, rimane steso per terra per quella che è una crisi cardiaca. A soccorrerlo immediatamente lo staff medico di entrambe le squadre; il calciatore viene portato d’urgenza in ospedale, anche se le speranze sono minime. Infatti, alle ore 16:45 dello stesso giorno, viene data la triste notizia della sua morte. Oltre alla sospensione di quella partita, vengono interrotte le sfide di ogni campionato italiano. La notizia, tanto triste, è poi arrivata persino in Spagna, dove, prima della sfida al Bernabeu tra Real Madrid-Sporting Gijon, si è osservato un minuto di silenzio. Il Barcellona è invece sceso con la fascia nera, in segno di lutto.
Piermario Morosini: per ricordarlo nove anni dopo
Stroncato da un malore improvviso, Piermario Morosini perde la vita dopo appena 25 anni e un’adolescenza molto difficile. Nato a Bergamo il 5 Luglio 1986, ad appena 15 anni perde la mamma e nel 2003 (dopo appena due anni) viene a mancare anche il padre. Qualche tempo dopo, il fratello disabile si toglie la vita, suicidandosi, lasciando così Morosini con sua sorella, a sua volta disabile.
Un’adolescenza complicata che ha costretto il giovane calciatore a reagire e responsabilizzarsi prima del previsto, senza una vera e propria figura di riferimento.
Riesce a trovare il giusto equilibrio grazie al calcio, la sua più grande passione fin da ragazzino. Gran tifoso della Sampdoria, comincia a muovere i primi passi con l’Atalanta, vincendo – nel 2001/2002 – il Campionato Allievi Nazionali. Il suo esordio in Serie A è con la maglia dell’Udinese, nella stagione 2005/2006. Dopo quella brevissima esperienza, è in cadetteria che trova la sua dimensione, giocando con diversi club, dal Bologna fino al Vicenza, riuscendo a siglare una sola rete nel “calcio che conta”, proprio con la maglia vicentina.
Dopo un po’ di gavetta – partendo dall’Italia U-17 – il giovane ragazzo bergamasco riesce a ritagliarsi un po’ di spazio con la Nazionale U-21, ottenendo un posto in squadra per partecipare all’Europeo U-21 del 2009, svolto in Svezia.
A Gennaio del 2012 arriva proprio al Livorno, club che aveva grandi aspettative, sia sul giovane centrocampista che sul progetto della società. Purtroppo, le cose non sono andate come ci si sarebbe aspettati. Nonostante le mille difficoltà affrontate da Piermario Morosini, la vita è spesso ingiusta e il 25enne non è riuscito a continuare a realizzare il suo sogno. Come lui, ci sono stati diversi lutti a livello calcistico, di morti premature e sconvolgenti, che ancora oggi lasciano l’amaro in bocca. Si può infatti menzionare anche Davide Astori, di cui si ha un gran ricordo.
In sua memoria, le società di Vicenza e Livorno – due dei club con i quali ha giocato – hanno ritirato la maglia con il numero 25.
Le cause della sua morte
Qualche mese più tardi dalla sua scomparsa, sono stati pubblicati i risultati conclusivi dell’autopsia; a causare il decesso del giovane centrocampista è stata una malattia molto rara, e a quanto pare ereditaria, la cardiomiopatia aritmogena. Si tratta di una malattia congenita del cuore che coinvolge soprattutto il ventricolo destro; chiamata infatti anche displasia ventricolare destra aritmogena.
Una vita spezzata a soli 25 anni. Un ragazzo che, in poco tempo, ha conosciuto la tristezza e il dolore, affrontando tutto questo rimanendo vicino a sua sorella. Lo stesso ragazzo che, però, è riuscito a conoscere anche la passione per uno sport, passione che spesso aiuta a curare le ferite, ad affrontare tutte le disgrazie della vita.
Una passione che spesso è vita stessa, perché riesce a farci dimenticare dei problemi, delle ingiustizie e di tutto ciò che c’è di male. Proprio come tanti altri ragazzi – in ricordo anche di Marco Simoncelli – Piermario Morosini ci lascia prima ancora di poter realizzare del tutto il suo sogno, ma insegnandoci una dura lezione di vita: affrontare qualsiasi disgrazia, lottare per quello che si vuole e provare a dare, e a trovare, sempre il meglio di ciò che ci accade.