Porto-Juventus, Pirlo: «Approccio sbagliato dal primo minuto»

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Serata negativa per la Juventus di Andrea Pirlo che nella sfida di Champions League contro il Porto perde 2-1. La squadra di casa impiega solo due minuti per segnare il primo gol; non solo: la mancata reazione della Juventus rende facile anche la seconda rete che arriva al 46′ minuto. Solo al minuto 82 Federico Chiesa riesce ad accorciare le distanze. La Juventus è quindi obbligata a vincere nella gara di ritorno contro i portoghesi, in programma il prossimo 9 marzo a Torino.

Pirlo su Porto-Juventus: «Approccio sbagliato dal primo  minuto»

Dopo la sconfitta il tecnico bianconero commenta la gara. Pirlo ammette che la Juventus ha giocato male dall’inizio del match: «L’approccio è diventato sbagliato dopo il primo minuto, perché quando prendi un gol così dopo un minuto di partita è normale che un po’ di paura ti viene, ti mancano le sicurezze che non dovrebbero mai mancare quando giochi un ottavo di finale, però i ragazzi si sono un po’ abbattuti perché non è sicuramente l’inizio che volevamo fare, abbiamo preso un gol strano, poi è stata messa in piedi la partita che volevano fare».

Pirlo spiega anche il motivo di non aver inserito Alvaro Morata nella formazione iniziale: «Non è al meglio. Da quando è rientrato dall’influenza non si è più ripreso. È entrato nel momento del bisogno, quando è finita la partita si è dovuto sdraiare. Ha avuto uno svenimento, non era al meglio»

Il tecnico bianconero sulla gara: «Non è facile mantenere lo stesso ritmo»

Per Andrea Pirlo una delle cause della sconfitta è di sicuro la stanchezza per i troppi impegni: «La stanchezza dopo tante partite impegnative c’è, non è facile mantenere lo stesso ritmo, ma in un ottavo di finale non doveva succedere. Fortunatamente l’abbiamo rimessa in pista, adesso ci concentreremo sul ritorno».

Infine un’osservazione tattica: «L’avevamo preparata per attaccarla con gli attaccanti e con gli esterni, ma quando ricevi palla e la tocchi sempre tre o quattro volte perdi il tempo e loro riuscivano sempre a rientrare. Dovevamo essere più lucidi, c’era tanto spazio per allargare il gioco ma il movimento con la palla era troppo lento».

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