PSG-Juventus (2-1): analisi tattica e considerazioni

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Finisce con una sconfitta per 2-1 la prima in Champions League della Juventus in casa del PSG. I bianconeri ancora una volta presentano due volti totalmente contrastanti durante la gara. Un primo tempo assolutamente soccombente sotto ogni aspetto contro la superiorità tecnica dei francesi, che chiudono avanti sul doppio vantaggio firmato dalle reti di Mbappé. Nella ripresa, invece, la squadra di Allegri recupera un minimo di coraggio, che si traduce in una prestazione più decorosa, condita dal gol del subentrato McKennie, che accorcia le distanze e regala qualche flebile speranza per il finale. Delle mille sfaccettature di questo match intenso andiamo tra poco a parlarne nell’analisi tattica, subito dopo aver presentato le formazioni di questo PSG-Juventus.

I padroni di casa scendono in campo col 3-4-3. Tra i pali ovviamente Donnarumma, protetto dalla retroguardia guidata da capitan Marquinhos, con Sergio Ramos e Kimpembé ai suoi lati. Sugli esterni Hakimi e Nuno Mendes, mentre in mezzo al campo agiscono Verratti e Vitinha. Davanti, il trio delle meraviglie Neymar-Messi-Mbappé.

Allegri risponde col 3-5-2. In porta Perin, difesa comandata dal rientrante Bonucci, schierato in mezzo, con Danilo e Bremer accanto. Paredes confermato in cabina di regia, supportato dalle mezz’ali Miretti e Rabiot. Kostic e Cuadrado a correre sulle fasce. In attacco, il livornese si affida alle due punte di peso Vlahovic e Milik, in campo insieme per la prima volta dal primo minuto.

Primo tempo: l’onnipotenza del PSG annichilisce la Juve

Come anticipato nell’introduzione di questa analisi tattica di PSG-Juventus, la prima frazione di gioco vede la netta e schiacciante superiorità dei padroni di casa. Una supremazia che si concretizza non solo nel doppio vantaggio, ma anche in ogni aspetto del gioco. Tecnico, tattico, fisico e psicologico. Galtier può contare sia su fuoriclasse assoluti nel reparto offensivo, ma anche su giocatori estremamente duttili e versatili negli altri reparti. Il piano dei parigini mira a sfruttare una superiorità numerica in mezzo al campo che, apparentemente, non dovrebbero avere. Eppure riescono a costruirla attraverso una fluidità di movimento dei giocatori senza palla.

L’azione si avvia quasi sempre dalla parte destra del fronte d’attacco francese. In questa zona, infatti, agisce Messi, che si abbassa spesso per venire a giocare il pallone e attirando su di sé Paredes, che finisce spesso per sguarnire la protezione alla difesa. Quando la Pulga arretra il proprio raggio d’azione, è Vitinha a sganciarsi in avanti andando ad occupare lo spazio lasciato vuoto. Ancora, Hakimi parte sempre molto alto, costringendo Kostic a seguirlo: ciò consente a Ramos di avere libertà di salire portandosi sulla linea dei centrocampisti. In questo modo, i bianconeri si ritrovano a dover fronteggiare diversi giocatori estremamente tecnici e rapidi su questo lato del campo. Avviato il primo giro-palla, l’ex fenomeno del Barcellona va a posizionarsi nella zona centrale alle spalle della mediana juventina, dove, ricevuta palla, può dare sbocco alla manovra sul fronte opposto.

PSG-Juventus (2-1): analisi tattica e considerazioni

La Juventus, sbilanciata tutta sulla propria sinistra, si ritrova a dover accorciare su Neymar e Mbappé. Operazione assai difficile, dato che parliamo di giocatori di velocità e qualità tecniche tali da essere imprendibili, con e senza palla tra i piedi. A maggior ragione se possono contare su un po’ di libertà. Il brasiliano e il francese partono spesso vicini: si cercano, si trovano, si scambiano di posizione. Arrivati negli ultimi 20 metri però, il carioca riveste i panni del rifinitore, posizionandosi sul fianco di Rabiot e imbeccando i tagli in profondità del suo numero 7, che viaggia a una velocità insostenibile per la difesa ospite. Esattamente in questa maniera, al minuto 5, il grande rimpianto del Real mette a segno la rete del vantaggio dei parigini.

PSG-Juventus (2-1): analisi tattica e considerazioni
Coordinazione impeccabile e destro fulmineo, che non lascia scampo a Perin: la rete sublime del vantaggio parigino firmata da Mbappé.

Analisi tattica PSG-Juventus: bianconeri in balia degli avversari

La partenza turbo dei padroni di casa costringe la Juventus a correre ai ripari. Dopo una fase di pressing alto, la squadra di Allegri abbassa gradualmente il proprio baricentro, facendo densità in mezzo al campo e difendendo con quasi tutti gli effettivi dietro la linea della palla e con i reparti molto serrati. Questo atteggiamento, unito all’aggressione feroce a uomo dei parigini (vedi la marcatura di Neymar su Paredes) sui portatori di palla, impedisce ai bianconeri di manovrare efficacemente in uscita. Vani sono i lanci a cercare gli scatti di Vlahovic contro un Marquinhos sempre attento e puntuale in copertura.

PSG-Juventus (2-1): analisi tattica e considerazioni

Il PSG, però, sembra aver trovato una nuova maturità, perché è una squadra che legge i momenti della partita e capisce che non bisogna sempre andare a tutta birra. Dopo il primo quarto d’ora ad altissima intensità, i padroni di casa optano per una fase di stallo, lasciando il possesso agli uomini di Allegri. Tuttavia, si tratta di un palleggio piuttosto sterile, perché i francesi difendono bassi, in modo da non concedere la profondità a Vlahovic. Inoltre, sbarrano la strada centralmente, con Vitinha a tallonare Milik. Il centrocampo si dispone a 3, dato che gli uomini del tridente offensivo a turno arretrano per dare una mano: si preclude così ogni possibilità di filtranti tra le linee.

Miretti, come di consueto, in fase di possesso si sgancia in avanti, mentre Rabiot rimane in linea con Paredes. Milik, invece, gioca alle spalle di Vlahovic e viene spesso incontro per fare da raccordo. Purtroppo per loro, però, non ci sono varchi in cui essere innescati. L’unica strada da percorrere è quella sugli esterni. Qui la Juventus riesce a costruire la sua occasione più importante del primo tempo con Milik. Tuttavia, in maniera del tutto inspiegabile, i bianconeri ricercano poco questa soluzione. A sinistra, Kostic non riceve praticamente mai. A destra, Cuadrado trova qualche pallone in più, ma manca coraggio nel tentare l’uno contro uno. Una scelta non derogabile quando ti trovi di fronte una linea difensiva a 5

Ciò che rimane degli ospiti dunque, è un possesso palla sterile, rallentato dai troppi tocchi e finalizzato sempre a giocare nel mezzo, dove gli spazi sono chiusi. In più, una fase difensiva troppo fragile, dove i 3 fenomeni parigini fanno il bello e (soprattutto!) il cattivo tempo. I transalpini legittimano il proprio dominio trovando, al minuto 22, la rete del raddoppio, ancora una volta con Mbappé. Stavolta però, nasce e si concretizza tutto sulla fascia destra dallo zampino dello straripante Hakimi.

PSG-Juventus (2-1): analisi tattica e considerazioni

Secondo tempo: finalmente segnali di vita dalla Juventus

Nella ripresa, Allegri si gioca una carta che cambia il volto dell’analisi tattica di PSG-Juventus. Dentro McKennie al posto di Miretti. L’ingresso del texano consente a Rabiot di tornare sul lato sinistro, ma soprattutto dà una scossa alla squadra in termini di dinamismo. I francesi, allentando troppo presto l’intensità, decidono di lasciare nuovamente l’iniziativa ai bianconeri, per poi sfruttare la velocità in campo aperto di Neymar e Mbappé. Gli uomini di Galtier si allungano e portano un pressing meno organizzato e coeso. Gli ospiti ne approfittano allora per far male in questi spazi. Rispetto alla prima frazione, i bianconeri riescono finalmente a trovare gli esterni con maggiore rapidità

Il pressing a vuoto dei transalpini lascia un buco in mezzo. La difesa juventina trova in questo spazio una traccia verticale per Milik che, venendo incontro, può appoggiare sulle mezz’ali. Queste, trovano posizione nei corridoi intermedi, ai fianchi dei 2 centrocampisti avversari, e possono o dettare il passaggio in avanti o smistare loro stessi per Kostic da una parte e Cuadrado dall’altra. È la Vecchia Signora stavolta a far valere la superiorità numerica a centrocampo

Lo sbocco sugli esterni procura agli ospiti diverse situazioni importanti. Ma soprattutto mette a nudo una pecca grave dei parigini: l’imbarazzante difesa sulle palle alte in mezzo all’area. La Juventus è brava a sfruttare questa lacuna al minuto 53, quando proprio il neoentrato McKennie realizza di testa, sugli sviluppi di un calcio d’angolo, il gol del 2-1 che riapre la partita.

PSG-Juventus (2-1): analisi tattica e considerazioni
Donnarumma esce a vuoto e McKennie è il più pronto di tutti a colpire il pallone: 2-1 e match riaperto.

Analisi tattica PSG-Juventus: una nuova fase della gara dopo il 2-1

Accorciate le distanze, Allegri si gioca, al minuto 68 una nuova carta, che scuote nuovamente l’analisi tattica di PSG-Juventus. Dentro Locatelli e fuori Milik. I bianconeri ritornano così al 4-3-3, abbassando Cuadrado da terzino destro, con Danilo che si allarga dall’altra parte. McKennie si alza, invece, a fare l’ala destra. L’obiettivo è chiaro: sfruttare ancora di più l’ampiezza, a costo, però, di perdere una punta. Appena 5 minuti dopo, poi, è il colombiano a lasciare il campo per De Sciglio, che va a posizionarsi a sinistra, con nuovo trasloco per Danilo a destra. Ridisegnata con un nuovo assetto ed energie fresche, la Vecchia Signora si lancia all’assalto.

La fonte principale di gioco diviene chiaramente la fascia sinistra, con Kostic che viene continuamente cercato per mettere palloni dentro. Ad accompagnare Vlahovic in area ci sono il solito McKennie e Locatelli. Spinge meno, invece, Danilo, preoccupato di rimanere vicino ai propri centrali per aiutarli contro le sempre letali ripartenze del trio parigino. Che deve però fare i conti anche con un attento Perin

Per il forcing finale, Allegri torna a giocare con due attaccanti, sostituendo Rabiot con Kean e passando al 4-4-2. Galtier capisce il momento non ottimale dei suoi e immette sostanza con Danilo e Mukiele prima, e nuova vitalità con Renato Sanches e Soler poi. Lo sforzo però non basta e non produce gli effetti sperati dai bianconeri. Vincono i parigini 2-1.

Analisi tattica PSG-Juventus: le considerazioni finali

Ogni volta che ci ritroviamo ad approfondire un’analisi tattica della Juventus rinveniamo la solita prestazione a due facce, e anche questa sfida col PSG non fa eccezione. Al di là degli aspetti tecnici, però, il primo tempo deludente dei bianconeri sembra riflettere uno stato psicologico che affonda le proprie radici nel post-partita di Firenze. La consapevolezza di venire a Parigi con un solo risultato possibile, cioè la sconfitta, toglie morale e fiducia. La squadra scende in campo con poco coraggio, poco mordente, poca voglia di combattere. Eppure, se non si ha nulla da perdere, tanto vale giocarsela fino in fondo, quanto meno per la dignità e l’orgoglio!

E invece no. Solo nella ripresa, la squadra ritrova un minimo di convinzione e gioca usando le armi rimastele a disposizione dopo aver perso i suoi due migliori giocatori. Insomma, prima i bianconeri riusciranno a recuperare il proprio DNA guerriero, prima miglioreranno gioco e prestazione.

I parigini, dal canto loro, si confermano una squadra attualmente a un livello troppo superiore, in grado di demolire chiunque con i colpi dei suoi fenomeni. Tuttavia, per poter arrivare fino in fondo, deve ancora migliorare su alcuni aspetti. In primis, come già sottolineato in questa analisi tattica della sfida con la Juventus, il PSG deve rivedere alcune situazioni in fase difensiva e sperare, soprattutto, che Donnarumma ritrovi sicurezza e fiducia nei propri mezzi. In secundis, la squadra deve rimanere maggiormente dentro la partita a livello mentale. Fare accademia e colpi stucchevoli nel primo tempo, seppur avanti di 2 gol contro un’avversaria incapace di rispondere se non con livellate al suolo, senza chiudere definitivamente il risultato, può compromettere seriamente l’esito della gara. In modo particolare quando si passerà alla fase ad eliminazione diretta, dove i livelli tecnico e agonistico degli avversari crescerà.

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