Il Milan continua a non ingranare in Champions League e cade in casa del PSG nella sfida valevole per giornata 3 della fase a gironi, di cui a breve andremo a svolgere l’analisi tattica. I rossoneri disputano per alcuni tratti anche una buona gara, soprattutto nella prima mezz’ora, ma vengono bucati 3 volte dai colpi micidiali dell’arsenale offensivo di Luis Enrique. Apre le danze il solito Mbappé al minuto 32, poi nella ripresa i francesi servono il k.o. Il raddoppio porta la firma di Kolo Muani al 53′, mentre a ridosso dell’ultimo giro di orologio, Lee Kang-In chiude definitivamente i giochi. Andiamo a ripercorrere i momenti salienti di questo duello tra PSG e Milan con la lente d’ingrandimento dell’analisi tattica. Partiamo, come sempre, dalla presentazione delle formazioni ufficiali.
Padroni di casa in campo col 4-3-3. Tra i pali il grande ex Donnarumma, protetto dalla retroguardia composta dai terzini Hakimi e Lucas Hernández e dalla coppia centrale con Marquinhos e Skriniar. A centrocampo, Ugarte agisce da vertice basso affiancato da Vitinha e dalla giovanissima stella Zaïre-Emery. In attacco, tridente delle meraviglie con Kolo Muani riferimento centrale e Mbappé e Dembelé sugli esterni.
Pioli risponde con un modulo speculare, che vede i rientri di Maignan in porta e di Theo e Kalulu come esterni bassi rispetto alla partita contro la Juventus. In mezzo, invece, confermati Tomori e Thiaw. Mediana presidiata da Krunić con ai suoi lati le mezz’ali Musah e Reijnders. Nessuna modifica al trio offensivo che conferma le presenze di Giroud, Leão e Pulisic.
Analisi tattica PSG-Milan, il primo tempo: buona mezz’ora dei rossoneri
Se dovessimo scegliere una parola per sintetizzare l’analisi tattica della prima parte di gara del Milan in casa del PSG, quella sarebbe coraggio. La squadra di Pioli, infatti, approccia decisamente con grande personalità tanto nell’atteggiamento quanto nella predisposizione organizzativa. I rossoneri tengono la difesa molto alta, per rimanere corti e compatti, ma senza lasciarsi schiacciare. In questo modo riescono a portare un pressing avanzato molto efficace, con riferimenti a uomo. Krunić prende Ugarte, Musah e Pulisic escono sui terzini, mentre dietro il Diavolo accetta senza alcun timore l’uno contro uno con i giocatori offensivi parigini.
Dal canto loro, i padroni di casa si dispongono con uno spregiudicato 4-2-4, nel quale Vitinha agisce molto largo sulla sinistra, da ala praticamente, consentendo così a Mbappé di venire più dentro al campo. A centrocampo, dunque, restano soltanto l’uruguaiano e Zaïre-Emery, che finiscono così per soffrire l’inferiorità numerica. La squadra di Luis Enrique fatica in fase di prima costruzione contro la pressione alta milanista, commettendo vari errori tecnici, perdendo diversi palloni anche sulla propria trequarti ed è sovente costretta a cercare la profondità dei propri esterni.
Il Milan cerca di sfruttare le corsie, soprattutto quella destra, dove Pulisic sembra ispirato e può beneficiare dell’isolamento in uno contro uno con Lucas Hernández. In fase di possesso, dopo una sanguinosa palla persa da Krunić a metà campo, i rossoneri passano alla costruzione con la difesa a 3 (Kalulu stringe la propria posizione), concedendo a Theo di avanzare, con Musah diligentissimo a coprirgli le spalle. Questa buona organizzazione difensiva, consente agli uomini di Pioli ottime transizioni negative e permette di non soffrire più di tanto gli attacchi parigini. Nemmeno quando è Mbappé a prendere palla, dato che si accentra molto dove però è tutto chiuso. Qualche segnale di pericolo arriva quando l’azione francese si sviluppa a destra da Dembelé con gli inserimenti di Hakimi, tuttavia costantemente neutralizzati dal centrocampista statunitense.
Analisi tattica PSG-Milan: il coraggio diviene tallone d’Achille
Il Milan ha il demerito di non aver avuto un po’ di determinazione in più per sfruttare le occasioni nate da recupero palla e, soprattutto, quello che avevamo individuato come elemento-chiave di quest’analisi tattica della sfida col PSG rivela anche il suo lato negativo.
Giocare costantemente sui duelli in ogni zona del campo richiede un immane sforzo di concentrazione. Al minimo errore, infatti, contro avversari di quella qualità e velocità, si rischia di spianare la strada ad un’ineluttabile fatalità. Esattamente ciò che avviene poco dopo la mezz’ora. Zaïre-Emery, con uno dei suoi tanti guizzi, elude la pressione di Reijnders a centrocampo, guadagnando spazio per spaccare il Milan in due. Il classe 2006 resiste di forza al tentativo di recupero dell’olandese e serve Mbappé in verticale in una situazione in cui è assolutamente immarcabile. Ricezione dinamica al limite dell’area in uno contro uno senza possibilità di raddoppio. Entra in area, doppio passo fulmineo davanti a Tomori, si sposta la palla sul destro e la piazza all’angolino basso, dove Maignan non riesce neppure ad abbozzare il tuffo.
I rossoneri accusano il colpo, perdono tranquillità e barcollano sotto gli affondi di un PSG rivitalizzato. A mancare alla squadra di Pioli sono soprattutto gli spunti di Leão e, in generale, le combinazioni sulla corsia mancina. Il povero Giroud, oltre alla consueta generosità, non può così beneficiare di assistenze degne di nota dentro l’area di rigore che lo mettano nelle condizioni di battere a rete.
Analisi tattica PSG-Milan, il secondo tempo: tracollo rossonero
Nella ripresa, il tecnico emiliano manda subito dentro Calabria, che si colloca sulla destra, al posto di Thiaw, con conseguente spostamento di Kalulu al centro accanto a Tomori. Oltre a mantenere l’assetto presentato nella prima parte dell’analisi, il Milan prova a rendersi vivo con una soluzione tattica poco adoperata nella prima frazione e che in più di un’occasione coglie la difesa del PSG impreparata. Ovvero sia l’attacco della profondità alle spalle della lenta e talvolta distratta retroguardia francese. Anche in questo caso, però, i rossoneri non riescono a concretizzare le chance costruite.
Di converso, la squadra finisce per perdere un po’ di distanze e, attaccando con tanti uomini, si espone di continuo alle terrificanti ripartenze parigine, molte delle quali condotte anche in superiorità numerica. Il deficit di concentrazione rimane comunque il male più grave del Diavolo. Ne è una perfetta esemplificazione la rete del 2-0 arrivata al minuto 53 e nata dagli sviluppi di un corner. Con tutti i giocatori rossoneri in area a difendere, Marquinhos e Kolo Muani si ritrovano inspiegabilmente da soli davanti a Maignan. Il portiere respinge la conclusione di Dembelé, ma sulla ribattuta l’ex attaccante del Francoforte non può esimersi dallo spingere comodamente il pallone in porta.
A questo punto, forte del doppio vantaggio e con un Milan mentalmente alle corde, i padroni di casa si rannicchiano dietro, lasciando l’iniziativa agli ospiti, in attesa di un loro errore per scatenarsi in contropiede. Per alzare il livello della gestione del pallone, al 71′ Luis Enrique manda dentro Fabian Ruiz e Lee Kang-In per Ugarte e Dembelé. Solo 6 minuti più tardi arriva una doppia mossa di Pioli, con l’inserimento di Pobega e Adli per Krunić e Musah. I cambi non apportano modifiche agli assetti né del PSG né del Milan presentati in questa analisi tattica. L’ingresso dei due centrocampisti rossoneri cerca di garantire maggiore velocità nella circolazione e soprattutto centimetri dentro l’area di rigore con gli inserimenti dell’ex Torino.
La penultima carta dell’allenatore spagnolo riguarda nuovamente il reparto avanzato. All’82’ dentro Gonçalo Ramos e fuori Kolo Muani. I padroni di casa cercano di approfittare di ogni spazio concesso dai rossoneri e al minuto 89 trovano la giocata che chiude il match. Lee e Zaïre-Emery combinano sulla destra, incrociandosi di posizione. Il francese mette palla dietro, geniale velo dell’attaccante portoghese che lascia scorrere per il coreano, il quale piazza il gol del definitivo 3-0.
PSG-Milan, le considerazioni finali
Concludiamo questa analisi tattica di PSG-Milan con qualche breve riflessione. Serata decisamente amara per i rossoneri, che incappano nella seconda sconfitta consecutiva tra campionato e Champions e, soprattutto, ancora non riescono a rimuovere lo 0 dalla casella dei gol segnati in questa stagione europea. Delle 32 squadre impegnate nella Coppa, solo il Benfica condivide questo triste primato col Diavolo quando siamo ormai giunti a metà della fase a gironi.
Varie possono essere le concause rintracciabili nella disfatta parigina. Da un lato una fase offensiva troppo spuntata, come testimonia l’indecoroso dato appena evidenziato. L’attacco rossonero risente della prestazione di Leão, stasera molto opaco, con poche idee e anche confuse. Se l’uomo barometro tende al negativo, la squadra lo segue senza che qualche altro leader riesca a invertire l’andamento caricandosi i compagni sulle spalle. Dall’altro lato c’è un’esigenza di organico dovuta ai troppi problemi muscolari, che al “Parco dei Principi” ha raggiunto fattezze tragicomiche con l’infortunio di Jović, unica cartuccia offensiva in panchina, addirittura durante il riscaldamento pre-ingresso.
Infine, come già sottolineato nel corso di questa analisi tattica contro il PSG, il Milan, benché coraggioso e foriero di personalità, in campo internazionale, in trasferta e contro degli avversari di livello superiore, non può pensare di resistere 90 minuti accettando la sfida dell’uno contro uno in ogni zona del campo se non si ha una solidità psico-fisica tale da sopperire al divario tecnico. O comunque una fase offensiva produttiva che controbilanci i pericoli dietro.