Ma quanto ci manca il sinistro di El Loco Vargas?

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La memoria calcistica funziona in maniera strana. Non agisce sempre con logica, non ricorda sempre in ordine chi ha segnato un certo numero di gol e collezionato un determinato numero di presenze. Per fortuna forse. A volte si ricorda un dettaglio, una partita, una sola azione, una caratteristica. Io ricordo il sinistro di Juan Manuel Vargas. 

Peruviano classe ’83, ex-esterno offensivo associato principalmente al nome della Fiorentina. 147 presenze con i viola condite da 25 gol. Poca cosa per chi gioca là davanti, direte. Probabilmente avete ragione considerando il fattore di incisività.

Ma qui non stiamo parlando di numeri, di score per determinare un campione o meno. Saremmo sempre in quella dannata logica. Qui parliamo di un’immagine, una volée potente che si stampa su una traversa o che per una delle venticinque volte in viola si insacca. 

Vargas, il sinistro della memoria sudamericana

Non è dato sapere perché tra le tante cose che possiamo imparare e ricordare, in una domenica triste – con l’incubo dello stop del calcio – ippocampo, lobo frontale e compagnia ci rimandino ai video su YouTube di gol e skills El Loco Vargas. 

Sarà quella nostalgia che alberga nei tifosi più vecchi, quelli del mondiale ’82 o dei fuochi d’artificio degli anni ’90 tra Sacchi, Maradona e Batistuta. Avrà avuto ragione Marquez, in L’amore ai tempi del colera, pensando che “la memoria del cuore elimina i brutti ricordi e magnifica quelli belli”?

Oppure è tutto più vicino e attuale, come il 2-2 della Fiorentina con lo Spezia. Sarà che una squadra talentuosa non ha ancora trovato la quadra. Dalla venerazione assoluta di un 22enne che centravanti, come il padre, non era, fino a un modulo intoccabile. 

Quindi la miscela finale ci dice niente 4-3-3 e Biraghi come esterno che, pur avendo giocato nell’Inter, non è pazzo quanto il peruviano ex Fiorentina, Catania e Genoa. 

Ma quanto ci manca il sinistro di El Loco Vargas?

Juan Manuel Vargas ricorda quante gioie in secondo piano c’erano in un campionato che ha dovuto rivedere la sua identità. Ricordiamo con piacere la Sampdoria di Cassano e Pazzini, un’Udinese europea con il recordman Di Natale fino a storie di successo come Atalanta e Sassuolo. Ora, invece, i nuovi pilastri del mercato ci hanno portato Cristiano Ronaldo che nell’ultima parte di carriera è più seguito che mai. 

Sono gli anni della speranza dopo un bel calcio ricordato con troppa nostalgia e che si cerca di riesumare cozzando con ingaggi e sponsorizzazioni stratosferiche.

Sono anni in cui emozionano eccessivamente storie genoane come quella di Piatek o quell’endorsement inspiegabile di Mastour. Vargas e il ricordo che abbiamo di quei tiri di sinistro, obbligatoriamente da fuori area, sono lontani da queste nuove logiche e forse per questo quel video ogni tanto torneremo a guardarlo.

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