Una rete del solito Benzema consente al Real Madrid di battere il Liverpool al “Bernabeu” nel ritorno degli ottavi di finale di Champions League. Grazie al gol del francese (il settimo in carriera contro i Reds) e al roboante successo dell’andata, gli uomini di Ancelotti approdano così ai quarti per la terza stagione consecutiva. Il risultato di misura non rispecchia esattamente quanto visto in campo, date le occasioni costruite e i lampi di classe ammirati. Tutto però va secondo i piani dei padroni di casa, sempre in controllo, a differenza degli inglesi, imprecisi e poco convinti. Di questo e molto altro, però, parleremo nel corso della nostra analisi tattica di Real-Liverpool. Dunque, non indugiamo oltre e partiamo subito con la presentazione delle due formazioni.
Blancos schierati con l’intoccabile 4-3-3. Tra i pali Courtois, linea difensiva composta dai terzini Nacho e Carvajal e dalla coppia centrale con Militão e Rüdiger. In cabina di regia c’è Camavinga, affiancato dalla qualità e dall’esperienza di Modrić e Kroos. Davanti, a completare il tridente assieme a Benzema ci sono Vinicius e Valverde.
Gli ospiti, invece, viste le assenze in mezzo al campo e la necessità di una partita offensiva per ricucire lo svantaggio, partono con un 4-2-3-1. A protezione di Alisson troviamo Konaté e Van Dijk, con Robertson e Alexander-Arnold sugli esterni. In mediana, Milner e Fabinho a coprire le spalle al poker d’assi, le cui rispettive disposizioni saranno oggetto di questa analisi tattica di Real-Liverpool. Per il momento, limitiamoci a riportare la presenza in contemporanea nel set offensivo di Gakpo, Salah, Jota e Núñez.
Primo tempo: ritmo alto e occasioni non sfruttate da entrambe
Almeno per quanto concerne la prima frazione, l’asse portante dell’analisi tattica di Real Madrid-Liverpool si concentra sui tanti duelli nelle varie zone di campo. In particolare, però, divengono predominanti e determinanti quelli che avvengono su una precisa dorsale del rettangolo verde. Quella, cioè, coincidente con la fascia destra offensiva dei Reds e difensiva dei Blancos. La corsia opposta alle panchine, per intenderci. Qui, infatti, sono i continui uno contro uno tra Salah e Nacho, da una parte, e Vinicus e Alexander-Arnold, dall’altra, a infiammare la partita e a procurare i maggiori pericoli.
Al di là di questo determinatore comune, però, le due squadre approcciano in maniera un po’ diversa. Vediamo come nello specifico. Partiamo dagli ospiti.
L’esigenza di recuperare lo svantaggio costringe gli uomini di Klopp a una partita d’attacco. Da qui la scelta di ricorrere a 4 giocatori estremamente offensivi e ad un pressing molto alto, anche a scapito di una copertura efficiente. Tutti gli uomini coinvolti alternano le proprie posizioni, provando a non dare punti di riferimento alla retroguardia spagnola. Tuttavia, alla lunga emergono in maniera un po’ più chiara quelli che sono i ruoli e i compiti. Salah parte largo a destra, come suo solito. Diogo Jota agisce da falso nove, con Gakpo a fungere da trequartista di raccordo e da mezz’ala destra aggiunta in fase di non possesso. Núñez parte invece largo a sinistra, anche se la costante spinta di Robertson gli consente di poter entrare più dentro al campo.
La tattica del Liverpool per provare a far male al Real e che rileviamo in questa analisi è quella di sviluppare il gioco esternamente per poi riempire l’area con i suoi 4 attaccanti.
Analisi tattica Real-Liverpool: le difficoltà dei Reds dovute all’atteggiamento dei padroni di casa
Come dicevamo poc’anzi, l’assetto spregiudicato degli ospiti ha come contraltare la difficoltà nell’assicurare un’adeguata protezione alla difesa. I soli Fabinho e Milner, infatti, si ritrovano in inferiorità numerica contro il centrocampo a 3 di Ancelotti. Senza contare che la qualità del movimento di uomini e palla è di livello superiore, per cui la prima pressione degli uomini di Klopp viene agevolmente aggirata con un palleggio veloce e accurato.
Valverde si abbassa molto per aiutare nella prima costruzione, mentre lo spazio lasciato da lui libero viene attaccato dall’inserimento di un centrocampista (generalmente Modrić) o di Carvajal. Le posizioni molto larghe sia di Vinicius da una parte che dell’esterno opposto dall’altra costringono la linea inglese a rimanere aperta, lasciando così molto spazio a Benzema. Il francese adopera i suoi straordinari mezzi tecnici per ricevere tra le linee e fungere quasi da playmaker alto, premiando i tagli da destra dello stesso Valverde o appoggiandosi sulla sinistra dal brasiliano. Questi si dimostra l’uomo più pericoloso con i suoi spunti in velocità contro cui né Alexander-Arnold né Konaté hanno modo di opporsi.
A complicare ulteriormente la situazione del Liverpool c’è poi una qual certa difficoltà nel trovare situazioni pericolose che non nascano da errori in uscita dei padroni di casa. Ciò perché la squadra di Ancelotti si difende con un ordinato 4-4-2, in cui Benzema e Modrić si alternano nella schermatura dei due centrocampisti e nella pressione sui centrali. Salah viene ben contenuto da Nacho, mentre a sinistra le incursioni di Robertson vengono sempre assorbite da Valverde. In inferiorità numerica, la squadra di Klopp cerca in Alexander-Arnold il terzo uomo in mezzo al campo. Preoccupato da Vinicius, nel primo tempo il terzino inglese spinge pochissimo, per cui, avendo il piede per farlo, si assume la responsabilità di innescare qualche giocata in profondità.
In generale, la partita rimane frizzante, con ritmi alti, sprazzi di grande giocate individuali e portieri protagonisti. Ciò nonostante perdura lo 0-0.
Secondo tempo: il Liverpool non ci crede più e il Real va in vantaggio
Nella ripresa, il copione dell’analisi tattica di Real-Liverpool subisce alcune modifiche. L’incapacità di sbloccare la gara induce la squadra di Klopp a perdere progressivamente fiducia. Il deficit di convinzione si traduce via via in errori banali e continui in ogni zona del campo e in uno sfilacciamento sempre più marcato tra i reparti.
Gli uomini di Ancelotti provano ad approfittare del momento giocando molto di più in verticale attaccando con i tempi giusti lo spazio tra i due centrali. Solo al minuto 57, grazie ad un doppio cambio, gli ospiti ritrovano un minimo di energia. Escono gli evanescenti Núñez e Jota, entrano Firmino ed Elliott. Il primo va ad occupare stabilmente la posizione di punta centrale, con conseguente passaggio a sinistra di Gakpo. Il secondo, invece, agisce da mezz’ala destra con compiti di incursore in un più definito 4-3-3.
Il Real riesce comunque a resistere senza troppa fatica, complice la scarsa convinzione e pericolosità degli ospiti. Anzi, riesce anche a trovare la via del gol grazie al solito Benzema. Al minuto 78, il francese viene imbeccato dalla verticalizzazione di Camavinga, ma sul controllo viene ostacolato da Van Dijk. Sul rimpallo, la palla arriva a Vinicius che s’incarta, ma da terra riesce con un guizzo a servire il suo capitano. Appoggiarla dentro è dunque un gioco da ragazzi per il numero 9.
Negli ultimi 10 minuti, Ancelotti consuma tutte le 5 sostituzioni a disposizione per far rifiatare i suoi uomini di punta in vista del Clásico. Entrano Ceballos, Rodrygo, Asensio, Tchouameni e Lucas Vázquez in luogo di Modrić, dello stesso Benzema, Vinicius, Kroos e Carvajal. Nel recupero, c’è infine spazio anche per Tsimikas e Carvalho tra le fila degli inglesi. Tutti questi cambi non apportano ulteriori modifiche da segnalare nell’analisi tattica di Real-Liverpool. Col punteggio di 1-0, i Blancos volano ai quarti.
Analisi tattica Real-Liverpool: le considerazioni finali
I padroni di casa festeggiano nel migliore dei modi la partita numero 300 della loro storia in Champions League. Gli spagnoli si confermano insuperabili tra le mura amiche in questa edizione con 4 successi in altrettanti match. Anche stasera la vittoria dimostra la forza e la grandezza della squadra di Ancelotti, sempre in controllo della situazione e cinica quando si tratta di azzannare la preda. Ora tutto l’ambiente può concentrarsi con maggiore serenità e consapevolezza sull’imminente sfida col Barcellona per tentare di mantenere ancora aperti i giochi in campionato.
Nella trasferta del “Bernabeu” il Liverpool mette invece in scena tutte le fragilità di questa anonima e altalenante stagione. Poca convinzione e determinazione, indicibile fragilità difensiva, con Alexander-Arnold e Van Dijk irriconoscibili, mancanza di quella fame e voglia di dominare gli avversari. L’unico a riuscire a mettersi in partita stasera è Klopp, tra rabbia, proteste e sorrisi beffardi di chi sa di essere ormai giunto alla fine di un ciclo, avendo perso quell’identità di squadra e di gioco che ha portato i Reds a competere e vincere in Inghilterra ed Europa negli ultimi 8 anni.