Protagonista del progetto Roma Cares – che si dedica ai bambini affetti da disabilità intellettiva dai 6 ai 16 anni – Antonio Mirante ha parlato di quello che è il mondo del calcio, rendendosi protagonista del programma A Scuola di Tifo – Willy Monteiro. Tra i vari argomenti trattati, si è soffermato sul tema del bullismo, frutto anche delle sue esperienze. In base a quello che ha vissuto, nelle diverse squadre di calcio, ha confessato di aver assistito ad episodi di bullismo, evidenziandone il problema. Cercando anche di far capire agli studenti dell’Istituto Ormea (attraverso un incontro online) che sia sbagliato e che lo scopo dello sport sia quello di unire.
Roma Cares, le parole di Antonio Mirante
Grazie al progetto Roma Cares – in collaborazione con l’ASD Accademia del Calcio Integrato – il portiere classe ’83 (e attuale giocatore della Roma) ha avuto modo di evidenziare e portare all’attenzione un tema sempre delicato. Quello del bullismo, il quale si verifica – e si è verificato – anche a grandi livelli, a volte persino tra gli stessi compagni di squadra.
“Una squadra di calcio è un po’ come una classe: ci sono tanti ragazzi che vengono da altri Paesi, che professano altre religioni, che parlano lingue diverse. Sta anche a noi compagni aiutarli nel processo di integrazione. Anche nel calcio ci sono stati in passato episodi di bullismo, ma credo che il movimento sia cresciuto e che i calciatori avvertano la responsabilità di essere sotto i riflettori.”
Ha poi concluso il suo discorso, esortando ad intervenire: “Se un nostro compagno assume atteggiamenti sbagliati verso un avversario noi sentiamo la necessità di fermarlo”.
L’incontro telematico ha trattato anche altri temi, positivi e negativi, in un meeting interessante e sicuramente stimolante per i ragazzi. Dimostrando, ancora una volta, la grande importanza dell’unione, della sportività e del senso di umanità tra giocatori ed avversari.