Una Roma dalle due facce, come vi spiegheremo nella nostra analisi tattica, all'”Olimpico”, vince per 3-1 contro il Ludogorets. Nell’ultima giornata della fase a gironi dell’Europa League, con questo successo i giallorossi chiudono al secondo posto e andranno ora a disputare i playoffs contro una delle squadre retrocesse dalla Champions. In una serata non semplice, gli uomini di Mourinho giocano un primo tempo poco brillante, chiudendo in svantaggio. Di Rick la rete del momentaneo 0-1 per i bulgari. Nella ripresa, però, l’ingresso di Zaniolo suona la carica, trascinando i capitolini al trionfo. Prima si guadagna ben due calci di rigore, egregiamente trasformati da Pellegrini, in meno 10 di minuti. Poi, sigla lui stesso la rete del definitivo 3-1 al minuto 85.
Passiamo ora rapidamente in rassegna le formazioni ufficiali di Roma-Ludogorets e immergiamoci poi nell’analisi tattica del match. I padroni di casa vengono presentati disposti con un 3-4-2-1. Rui Patricio tra i pali, Vina (e non Kumbulla) sostituisce lo squalificato Mancini e va a completare la linea difensiva con Smalling e Ibanez. Sugli esterni giocano Karsdorp ed El Shaarawy, mentre Matic e Camara agiscono centralmente. Davanti, Abraham e Belotti, supportati da Pellegrini.
Per gli ospiti un 4-2-3-1 sotto le mentite spoglie di un 4-3-3. In porta c’è Padt, reparto arretrato con Witry e Cicinho terzini e Verdon–Nedyalkov coppia centrale. A centrocampo, Pedro Naressi e Piotrowski coprono le spalle alle tridente composto da Rick, Tekpetey e dal centravanti Igor Thiago. Cauly, invece, funge da trequartista.
Primo tempo: la Roma parte forte, ma si spegne
All’inizio di questa analisi di Roma-Ludogorets, andiamo subito a capire la disposizione tattica della squadra di Mourinho. Come poc’anzi detto, c’è una leggera variazione rispetto alle ipotesi di 4-4-2 o 3-4-1-2 antecedenti al fischio d’inizio. L’uomo-chiave da cui pende l’assetto organizzativo dei capitolini è Lorenzo Pellegrini. Questi non agisce né da esterno destro, né da trequartista a supporto delle punte. Bensì parte come mezz’ala sinistra in quello che è a tutti gli effetti un 3-5-2.
Chiarito questo dettaglio, concentriamoci ora sulla partita. I giallorossi devono vincere se vogliono continuare il loro percorso in Europa League, per cui approcciano con grande intensità. La squadra porta fin da subito un pressing feroce sul giro-palla da dietro dei bulgari. Pellegrini va in marcatura su Piotrowski, il regista basso del Ludogorets. El Shaarawy e Karsdorp escono molto alti in pressione sui due terzini.
Gli ospiti, però, non hanno la fama di essere dei grandi palleggiatori, preferendo piuttosto un gioco fatto di attesa e ripartenza. La velocità e la tecnica dei due esterni offensivi Rick e Tekpetey e la fisicità di Thiago, che sa lavorare coi compagni, rappresentano le armi principali a loro disposizione.
E così gli uomini di Simundza lasciano l’iniziativa alla Roma e si difendono bassi e in maniera ordinata. Cauly, agendo da trequartista, ha il compito di tenere d’occhio Matic, impedendogli di tessere le trame d’attacco dei giallorossi. La grande aggressività sui portatori, procura ai padroni di casa diversi recuperi, con alcune occasioni annesse.
Quando però devono impostare, l’azione ristagna, è lenta e poco efficace. Pellegrini e Camara a turno si abbassano per venire a giocare coi difensori, ma così facendo la squadra di Mourinho perde uomini tra le linee che possano offrire delle tracce verticali. Di conseguenza, l’unico modo per affacciarsi in avanti è quello di appoggiarsi sulle punte, che attaccano la profondità, lavorano il pallone e lo smistano esternamente.
Analisi tattica Roma-Ludogorets: una seconda parte di tempo difficile per i giallorossi
Il lato forte dell’attacco capitolino è quello sinistro, dove agisce El Shaarawy, supportato da sporadiche sovrapposizione di Vina. A destra, Karsdorp è più timido, ma anche piuttosto impreciso nelle rifiniture. A parte qualche situazione da calcio d’angolo o conclusioni da fuori di Pellegrini, la Roma punge poco. Non dà mai l’impressione, nel corso del primo tempo, di avere la partita in pugno o sotto controllo, pur prendendo l’iniziativa.
Inoltre, i velocisti bulgari, in particolare Tekpetey, si dimostrano estremamente temibili quando hanno campo per puntare i diretti avversari nell’uno contro uno. Nella seconda metà del tempo, il Ludogorets cresce, anche perché i giallorossi si sfilacciano tatticamente. I reparti non mantengono distanze equilibrate, il pressing dei giocatori offensivi non viene accompagnato dalla salita della linea difensiva. Con Matic spesso molto in avanti, la squadra si allunga e concede tanto spazio nella zona centrale del campo, dove possono infilarsi i trequartisti avversari.
Al minuto 41, infatti, i bulgari sfruttano questa situazione. Rick riceve completamente da solo nella propria metà campo e s’immola verso l’area giallorossa. Avanza con grande forza e velocità e lascia partire un destro da fuori su cui Rui Patricio non può nulla.
Secondo tempo: i cambi ribaltano la partita per la Roma
Ad inizio ripresa, Mourinho si gioca una carta determinante per le sorti di Roma-Ludogorets e che aggiunge un quid all’analisi tattica del match. Un triplo cambio che porta agli ingressi di Zaniolo, Volpato e Cristante. Escono Karsdorp, Camara e Belotti. I giallorossi passano ad un 3-4-1-2 a trazione decisamente anteriore. Pellegrini alza il proprio raggio d’azione, portandosi alle spalle delle due punte, più libero di muoversi da incursore. Il classe 2003 parte invece largo sulla destra. La squadra cambia passo e innesta le marce alte, sfruttando la qualità, l’energia e la fisicità dei nuovi innesti.
I due esterni rimangono sempre molto alti, estraniandosi quasi del tutto dalla fase difensiva. La Roma si ritrova così stabilmente almeno 5 giocatori nella metà campo avversaria, pronti a premere. L’italo-australiano si dimostra ispirato, seminando il panico non appena riceve palla e inizia a puntare la difesa bulgara. Zaniolo, invece, si rende protagonista attaccando la profondità, ma soprattutto procurandosi i due penalty trasformati da Pellegrini che sanciscono la rimonta dei padroni di casa. In mezzo ai due gol, Mourinho manda dentro Zalewski al posto di Matic, spostando così Volpato sulla trequarti e abbassando l’ex Sassuolo sulla linea mediana vicino a Cristante.
Anche Simundza corre ai ripari, affidandosi alle energie fresche dalla panchina. Al minuto 71 arriva un triplo cambio. Despodov, Tissera e Nonato rilevano Piotrowski, Thiago e Tiekpetey, scomparso dai radar della gara nel secondo tempo. La Roma non gestisce benissimo il vantaggio acquisito e torna a commettere gli stessi errori evidenziati nella prima parte di questa analisi tattica, concedendo delle ripartenze sanguinose al Ludogorets. A 10 minuti dal termine, il tecnico portoghese decide di rinforzare il centrocampo, sostituendo Volpato con Bove. Pellegrini torna così in posizione più avanzata.
A cavare le castagne dal fuoco ci pensa definitivamente Zaniolo, che certifica il suo momento di grazia segnando la rete del 3-1. Azione personale straripante e tocco di punta a beffare Padt che consente ai giallorossi di proseguire il proprio percorso in Europa League.
Analisi tattica Roma-Ludogorets: le considerazioni finali
La Roma centra il primo importantissimo obiettivo stagionale non senza difficoltà. Il gioco non entusiasma, le punte fanno una fatica incredibile a trovare la via del gol e nel corso dei 90 minuti la squadra ogni tanto si disorienta, complicandosi la vita da sola. Nonostante questo, il primo passo è compiuto. Determinante è proprio il giocatore che 5 mesi fa regalò con una sua rete la vittoria nella finale di Conference League. Zaniolo è l’uomo che, se riesce a mantenere un certo equilibrio, può far fare il definitivo salto di qualità ad un club che sta cercando nei suoi talentuosi giovani il punto fermo a partire dal quale costruire qualcosa di importante.
Il Ludogorets, invece, viene beffato dopo un primo tempo giocato in maniera ottimale. Pochissimi pericoli corsi e vantaggio acquisito col minimo sforzo. Poi però, appena la Roma nella ripresa inizia ad andare a 100 all’ora, la squadra bulgara fa emergere tutti i propri limiti e ingenuità difensive, fino a quel momento coperte dalle prestazioni non entusiasmanti di Abraham e Belotti. Alcuni spunti offensivi interessanti, ma poca solidità. La sconfitta dell'”Olimpico” si traduce nel terzo posto nel girone con conseguenti playoffs di Conference League.