Roma, sicura di poter fare a meno di Dzeko?

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Il tormentone è di quelli che accompagna ormai tutte le sessioni di mercato: Dzeko e la Roma ad un passo dall’addio. Questa volta sembra quella buona, soprattutto dopo che Fonseca ha tenuto il bosniaco in panchina per tutti i 90 minuti giocati a Verona. Proprio la gara di ieri ha mostrato quali potrebbero essere i limiti della squadra giallorossa, privata della sua punta di diamante.

Dzeko e la Roma: 106 gol ma non solo…

I 106 gol segnati da Edin Dzeko in cinque stagioni con la maglia della Roma raccontano solo in parte l’importanza di questo giocatore per la squadra della capitale. Il bosniaco non è solo un centravanti che finalizza il gioco, un classico numero 9; è un giocatore che fa giocare bene la sua squadra, manda in porta i compagni, fa respirare la difesa nei momenti di difficoltà. I 50 assist realizzati nelle 222 presenze con la maglia giallorossa parlano per lui.

Eppure Edin Dzeko non è sempre stato esente da critiche. Memorabili gli errori sotto porta nella prima stagione italiana, in cui il bottino realizzativo del bosniaco si fermò a sole 10 reti in 39 presenze. Troppo poche, per il top player arrivato direttamente da Manchester. Ai tifosi romanisti, però, è bastato aspettare la stagione successiva per vedere il loro numero 9 ritrovare la vena realizzativa e marcare 39 reti, fra tutte le competizioni disputate.

Questa Roma può fare a meno di Dzeko?

La completezza tecnica e tattica di Edin Dzeko è palese: è un giocatore che riempe gli spazi e li crea per i compagni. A centrocampo o sugli esterni, dove la Roma ha bisogno di lui, Dzeko c’è sempre. Il fisico gli permette di vincere gli scontri fisici, i piedi a servire i compagni con una precisione da regista. E in una squadra incompleta come la Roma, già priva di Zaniolo, un uomo così è fondamentale. Soprattutto per sfruttare il doppio trequartista che Fonseca schiera ormai costantemente. Ieri, alla Roma, senza Dzeko, sono mancati gli spazi per gli inserimenti, lo scarico semplice per bypassare le difficoltà della manovra da dietro e per rifiatare. E alla fine, dopo tutto, sono mancati i gol.

L’importanza di Edin non si ferma al campo: è il primo straniero ad indossare la fascia da capitano giallorossa dal 1998, quando Aldair la passò ad un certo Francesco Totti. Quello di Dzeko è un legame profondo con la Roma e con Roma, rinsaldato dal suo rifiuto di lasciare la squadra a metà campionato due stagioni fa, di fronte alla ricca offerta del Chelsea.

Roma, sicura di poter fare a meno di Dzeko?

Dzeko-Milik: la staffetta per la svolta?

Se Dzeko è un giocatore così importante per la Roma, entrato ormai nella storia del club, come mai la società (anche con il cambio di proprietà) continua a volersene privare? La prima ragione è sicuramente di carattere economico: a 34 anni Dzeko ha un contratto pesante, fresco del rinnovo della scorsa stagione. La seconda è l’occasione che si è presentata sul mercato, ovvero Arkadius Milik, in rotta col Napoli e possibile erede del bosniaco. Il paragone fra i due è impossibile, senza dubbio; troppo importante la carriera di Dzeko, che si è imposto da attaccante top in Bundesliga e Premier League, prima di approdare in Serie A. Eppure, la scheda anagrafica è dalla parte del polacco, che, a 26 anni, cerca una squadra che punti in maniera decisa su di lui. A Napoli gli infortuni e l’esplosione di Mertens come centravanti hanno messo in ombra le sue qualità, ma Arkadius ha comunque dimostrato il suo valore. Grande capacità di smarcarsi, un mancino potente e preciso, anche su punizione (riempirebbe il vuoto lasciato da Kolarov), un ottimo colpo di testa: quello di Milik è l’identikit del centravanti ideale. Perfetto per una maglia numero 9. Tranne se quella maglia è indossata da un centravanti che fa anche l’ala, la seconda punta ed il regista. Tranne se il numero 9 della Roma è stato un certo Edin Dzeko.

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