Il sabato della penultima giornata di campionato si conclude con un inaspettato pareggio per 1-1 tra Roma e Venezia. Nonostante l’aritmetica certezza della retrocessione già prima del fischio d’inizio, in virtù del pari tra Empoli e Salernitana, i lagunari giocano con grande orgoglio. Passano anche in vantaggio dopo appena 48 secondi con Okereke. A causa dell’espulsione di Kiyine poco dopo la mezz’ora, però, la partita si riduce, fino al 90°, ad un sostanziale attacco contro difesa. La squadra di Mourinho colleziona calci d’angolo e traverse (addirittura 4!). Il forcing ininterrotto viene alla fine premiato col gol di Shomurodov. Vediamo allora insieme gli spunti di questo avvincente Roma-Venezia attraverso la nostra analisi tattica. Cominciamo dando uno sguardo agli schieramenti di partenza.
Un po’ di turnover nel 3-4-2-1 di Mourinho. Rui Patricio in porta, linea difensiva comandata da Smalling, assieme a Ibanez e Kumbulla. A destra gioca Maitland-Niles, mentre la corsia mancina riabbraccia Spinazzola, al rientro da titolare in serie A dopo più di 400 giorni. Cristante e Veretout formano la coppia di centrocampo. In attacco, Abraham, supportato alle spalle da Pellegrini e Carles Pérez.
Soncin risponde con un modulo speculare. Maenpaa tra i pali, con Ceccaroni, Caldara e Ampadu a comporre il terzetto difensivo. Vacca e Crnigoj in mezzo al campo, con Mateju e Haps sugli esterni. Aramu e Kiyine agiscono dietro l’unica punta Okereke.
Primo tempo: un Venezia senza remore gioca un brutto scherzo alla Roma
L’analisi tattica di Roma-Venezia ci presenta una partita molto frizzante fin dai primissimi istanti. Tutto merito degli ospiti che si portano in vantaggio al primo minuto di gioco. Tutto nasce da un buono sviluppo sulla destra, dove all’azione di Aramu si affianca la sovrapposizione di un intraprendete Mateju. Il numero 10 pennella un perfetto cross col mancino, pescando il colpo di testa vincente di Okereke, bravo ad approfittare della disattenzione in marcatura di Ibanez.
La squadra di Mourinho, colpita a freddo, tenta subito di reagire, riversandosi ferocemente in avanti. In fase d’attacco, i giallorossi alzano molto gli esterni, ma il lato prevalentemente cercato è quello sinistro. Qui Spinazzola viene isolato nell’uno contro uno con Mateju, sfruttando anche i movimenti ad allargarsi in sovrapposizione di Veretout. A destra anche Maitland-Niles spinge costantemente, ma viene servito meno. Maggiormente trovato da questa parte è invece Carles Pérez. Anche lo spagnolo prova ad accendere la scintilla con le sue doti nel dribbling. Unica soluzione per scardinare il castello difensivo veneto.
Mentre l’ex Barça riceve quasi sempre palla nei piedi e parte da fermo, l’altro uomo a supporto della prima punta, Pellegrini, si muove molto di più. Il centrocampista della nostra Nazionale alterna movimenti ad abbassarsi sulla linea dei centrocampisti, per costruire lui l’azione, a tagli in verticale per sorprendere la retroguardia avversaria. Anche Abraham viene spesso incontro ai portatori per partecipare alla manovra. Il dato di fatto, però, è che i padroni di casa faticano a trovare spazi, perché il Venezia copre molto bene il campo col suo 5-3-2 in fase di non possesso.
Gli uomini di Soncin, pur rimanendo molto bassi e schiacciati, non concedono nulla nell’area di rigore, protetta da un attentissimo Caldara. In più, i lagunari provano comunque anche a farsi vedere in avanti. Okereke è ovviamente il riferimento principale, ricercato sia in profondità, sia col pallone addosso. Su di lui, però, vi è un’attenta marcatura da parte dei giallorossi per limitarlo. Ad assumersi la responsabilità di far respirare la squadra è allora Aramu, bravissimo nel congelare il possesso con la sua qualità tecnica.
L’ottimo primo tempo dei veneti è però macchiato da un po’ di nervosismo. Per ingenuità e, forse, frustrazione, spendono falli e cartellini assolutamente evitabili. Al minuto 32, Kiyine decide di iscriversi alla lista dei cattivi dell’arbitro Sozza e scalcia scelleratamente Pellegrini. Il cartellino rosso per il marocchino è automatico. Squadra in 10 e costretta a chiudere la prima frazione asserragliata all’indietro sotto la pressione feroce dei giallorossi. Aramu si sacrifica andando a ricoprire la posizione di mezz’ala sinistra per mantenere un 5-3-1 in fase di copertura.
Secondo tempo: il monologo giallorosso si conclude con un sorriso
Per la ripresa, Mourinho prepara subito un triplo cambio per infoltire l’arsenale offensivo. Entrano Karsdorp, Zalewski ed El Shaarawy ai posti di Maitland-Niles, Spinazzola e Kumbulla. La Roma passa ad un più spregiudicato 4-2-3-1, con Pellegrini alle spalle di Abraham e il faraone a sinistra. I neoentrati sugli esterni giocano altissimi e garantiscono l’ampiezza. I giocatori sulla trequarti, invece, tendono a rimanere più interni, convergendo verso il centro per arrivare alla conclusione.
Il Venezia si affida a qualche raro momento di gestione del possesso per respirare. Gestione che, almeno nei primi istanti del secondo tempo, viene portata anche con discreta qualità. Cresce però la sofferenza sul piano difensivo. Gli esterni giallorossi, freschi e motivati, sono pericolosissimi nell’uno contro uno e accerchiano la retroguardia veneta. L’area si riempie di più, ma i lagunari continuano a resistere. Ciò spinge però gli uomini di Mourinho a cercare insistentemente la conclusione da fuori, dando avvio ad un vero e proprio tiro al bersaglio.
Le statistiche dei giallorossi, in termini di corner e tiri crescono, ma di fatto non ci sono vere e nitide occasioni. Al netto delle diverse (e tante) traverse colpite. All’ora di gioco, il portoghese si gioca un’altra carta offensiva dalla panchina. Dentro Shomurodov al posto di Veretout. Pellegrini scala in mediana, di fianco a Cristante. L’uzbeko, invece, va a supportare Abraham al centro dell’attacco.
La Roma staziona stabilmente nella metà campo avversaria, portandovi anche i propri difensori centrali. Il Venezia, invece, è tutto schiacciato e con le linee compatte a protezione degli ultimi 20 metri. Anche Soncin si affida alla panchina per supportare i suoi. Al minuto 65, rinforza il centrocampo con Peretz e la corsia di destra con Svoboda, rilevando Aramu e Mateju. 10 minuti dopo, però, la Roma riesce finalmente a colpire, grazie ad una bella giocata nella parte centrale. Palla verticale di Cristante per Shomurodov, che con un geniale colpo di tacco libera Pellegrini davanti al portiere. Maenpaa si oppone, ma sulla ribattuta il più lesto di tutti è ancora l’uzbeko, che di forza manda dentro il tap-in.
Il Venezia va ancora alla ricerca di energie fresche. A 10 dal termine, entrano Johnsen, per avere un po’ più di gamba in ripartenza, ed Ebuehi a rinforzare ulteriormente il lato destro, per provare a contenere uno scatenato Zalewski. Mourinho, invece, ci crede e si affida al giovanissimo Volpato in luogo di Carles Pérez. L’ennesima traversa e uno straordinario Maenpaa arrestano, però, la corsa dei giallorossi verso i 3 punti.
Analisi tattica Roma-Venezia: le considerazioni finali
Mourinho ha parlato di una squadra stanca, che paga sicuramente gli sforzi profusi in campo europeo. Ciò è vero, ma i giallorossi non vincono in campionato da ormai 5 giornate. In queste partite, la Roma ha segnato appena 3 gol. E questo è sicuramente uno dei problemi in questo finale di stagione. Pesa il digiuno di Abraham, giunto ormai alla settima gara senza reti. A onore del vero, nella partita di stasera c’è anche tanta sfortuna, viste le 4 traverse colpite. In ottica finale di Conference League, arrivano comunque liete notizie per la buona condizione dimostrata da Spinazzola. La Coppa diventa sempre più decisiva per il destino europeo dei giallorossi per la prossima stagione, vista l’attuale situazione di classifica. I giallorossi rischiano infatti di scivolare all’ottavo posto in caso di doppio successo di Atalanta e Fiorentina.
Concludiamo la nostra analisi tattica di Roma-Venezia dicendo che la squadra ospite merita invece tanti complimenti per come onora questi suoi ultimi scampoli di Serie A. Vista la prestazione contro la Roma nasce sicuramente il rammarico per non essere riusciti a profondere lo stesso impegno, guadagnando così una dignitosa salvezza. Eppure anche stasera la squadra dimostra di avere un grande spirito di sacrificio, ma anche qualità importanti nei giocatori offensivi. Come Okereke o lo stesso Aramu. Il rovescio della medaglia rivela però la gioventù e l’inesperienza di una rosa che in questo 2022 ha vinto una sola volta, dopo aver inanellato una tremenda serie di 10 sconfitte consecutive. Ora però, può ancora vestire i panni di giudice della salvezza, dato che nell’ultimo turno saluterà la Serie A davanti al proprio pubblico, ospitando il Cagliari.