Da Rubinho a Pinsoglio: i mai titolari con palmarès da invidia

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Se si pensa alla rosa completa di una squadra, spesso non ci si sofferma sulle “eterne” riserve, quei “mai titolari” che, nonostante tutto, vincono lo stesso. Un caso evidente è quello di Rubinho e Pinsoglio – in casa Juventus – con pochissime apparizioni, ma molti trofei nel proprio palmarès. Un po’ per fortuna, un po’ per merito, si tratta di due portieri che in bianconero hanno comunque vissuto un periodo intenso. L’ex portiere brasiliano ha vestito la maglia della Juventus dal 2012 al 2016, riuscendo così a vivere il massimo splendore dell’era bianconera degli ultimi anni. L’estremo difensore italiano è invece arrivato a Torino nel 2017 e, attualmente, fa ancora parte del gruppo.

Rubinho e Pinsoglio: due vincenti dalla panchina

Ci sarebbero molti casi da analizzare, pensando a panchinari che possono vantare diversi titoli, senza mai effettivamente scendere in campo. Prendendo però in esame la Juventus, questi sono i due nomi che subito vengono in mente, pensando soprattutto agli ultimi dieci anni. Si tratta così di due veri e propri vincenti dalla panchina, poco utilizzati – e con pochissimi minuti sulle gambe e sui guantoni – ma comunque sempre disponibili come eventuali jolly, da sfruttare in caso di estrema necessità.

Per questo la loro carriera, almeno con la maglia bianconera, non può passare inosservata, visto che pur disputando pochissime gare, hanno festeggiato diversi trionfi, per più anni.

Da Rubinho a Pinsoglio: i mai titolari con palmarès da invidia

Rubinho e il suo percorso

Arrivato in casa Juventus il 29 Agosto 2012 – da svincolato – Rubinho firma inizialmente un contratto di un anno, scegliendo la maglia numero 34. Giocatore di esperienza e pacatezza, utile alla squadra come “uomo in più” in panchina e nello spogliatoio. Arrivato nel periodo vincente della Juventus, pensare di giocare era quasi un’utopia.

Il portiere classe ’82 diventa così la terza scelta, dietro a due grandi portieri come Gigi Buffon e Marco Storari. Il primo campionato si conclude con la vittoria dello scudetto con tre giornate d’anticipo, ma con zero minuti all’attivo. Il suo esordio in bianconero arriva poco dopo, il 18 Maggio 2013, nella sconfitta interna contro la Sampdoria, per 3-2, all’ultima gara di campionato, subentrando a Storari.

L’anno dopo firma un altro accordo con i bianconeri, giocando una sola volta – il 18 Maggio 2014 – sempre da subentrato e senza subire gol per 45 minuti. Altro campionato e altro scudetto.

Le altre due stagioni non fanno registrare presenze, ma trofei in abbondanza: altri due scudetti, due Coppa Italia e un’altra Supercoppa italiana (una vinta già nel 2013).

Presente – sempre dalla panchina – anche nella finale di Champions League 2014/2015 persa contro il Barcellona per 1-3.

Due apparizioni – con nemmeno un’ora di gioco – senza gol subiti. Poi mai più messo in campo, e in discussione, ma comunque “vincente” insieme ai compagni di squadra. Ben quattro stagioni e otto coppe.

Il suo palmarès dimostra quanto detto, nonostante il suo sporadico utilizzo:

4 Campionato italiano

2 Coppa Italia

2 Supercoppa italiana

Il percorso di Carlo Pinsoglio

Il percorso di Carlo Pinsoglio con la Juventus è vicino, a livello di minutaggio e trofei, del suo collega di reparto, il brasiliano Rubinho.

Ben quattro stagioni già vissute, con la quinta in arrivo, quella di Serie A 2021/22, dato il rinnovo dell’estremo difensore classe ’90, attualmente terzo portiere, dietro al polacco titolarissimo Wojciech Szczęsny e Mattia Perin, tornato alla Juventus dopo il prestito al Genoa.

A differenza di Rubinho, Pinsoglio ha iniziato la sua avventura in bianconero addirittura nel 1999, giocando così prima nei pulcini, poi nelle giovanili e con la primavera, vincendo – tra il 2007 e il 2010 – prima la Supercoppa Primavera e poi due Tornei di Viareggio, risultando addirittura il miglior portiere della seconda edizione, quella del 2010.

Per questo, nella stagione 2009/2010 giunge in prima squadra, in panchina, a causa delle assenze sia di Buffon che di Manninger.

Dopo quella chiamata, comincerà un giro di prestiti, tra Serie D e Serie B, prima di tornare – definitivamente – alla Juventus, nel 2017/2018, ormai abbastanza maturo per il ruolo di terzo portiere. Nella prima e seconda stagione gioca una sola partita all’anno, vincendo però due scudetti, una Coppa Italia e una Supercoppa italiana.

Nelle annate successive continua a condurre la sua carriera dalla panchina, facendo sentire la sua voce, trasmettendo grinta e fiducia ai compagni, diventando, poco a poco, un vero e proprio uomo spogliatoio, capace di fare da collante tra le riserve e i titolari.

Una presenza a stagione, per un totale di 4 gettoni – e altrettanti gol subiti – in quattro stagioni, con molti titoli conquistati, ben sette.

Anche qui, il palmarès mette in mostra una carriera da “riserva vincente”:

3 Campionato italiano

2 Coppa Italia

2 Supercoppa italiana

Sebbene con il ruolo da “relegato” in panchina, Carlo Pinsoglio ha rappresentato – e rappresenta tuttora – un valore aggiunto per la squadra, sempre pronto a lottare per il club, con un attaccamento alla maglia per nulla scontato, soprattutto in un periodo dove i soldi ne fanno da padrone.

Rubinho e Pinsoglio: due strade diverse

Seppur con bacheche molto simili, i percorsi dei due portieri, Rubinho e Pinsoglio, sono completamente diversi. Il primo, arrivato alla Juventus da svincolato, probabilmente si aspettava un maggior impiego, riuscendo comunque a riempire un palmarès fino a quel momento scarno.

Carlo Pinsoglio, invece, ha fatto più una scelta di cuore e di tifo, avendo mosso i primi passi – nel calcio che conta – proprio con i bianconeri, e dunque legato all’ambiente juventino.

Due strade diverse, ma con esperienze simili (se si guarda soltanto ai trofei), due percorsi differenti e due idee completamente opposte: un periodo di transizione, quello di Rubinho, e un periodo duraturo, con la ferma convinzione di voler chiudere la propria carriera con quella maglia che lo ha lanciato e cresciuto, affidandosi poi a lui, per un ruolo spesso sottovalutato, ma da non ritenere così banale.

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