La città di Salerno, dopo 22 anni, torna a far festa: la Salernitana è in Serie A per la terza volta nella propria storia. Decisivo il rotondo 0-3 inflitto al Pescara già retrocesso, con le firme di André Anderson, Tiago Casasola e Gennaro Tutino. Tradotto, secondo posto dietro l’Empoli e promozione diretta. Inutili gli ultimi sforzi del Monza, arresosi in casa per 0-2 al Brescia. I brianzoli hanno tallonato i campani fino al minuto 67. Circostanza in cui, infatti, il giudice di gara ha concesso il penalty per fallo di mano di Rodrigo Guth, realizzato, in seguito, dal brasiliano col numero 18.
Una cavalcata caparbia e vincente che porta sicuramente la firma di Claudio Lotito, chiamato a scegliere con chi rimanere tra i granata e la Lazio, e del cognato Massimo Mezzaroma, comproprietari della società da 10 anni esatti. Questi, infatti, hanno risollevato i granata dalla cenere del secondo fallimento in sei anni, dopo aver compiuto tutta la trafila dalla Serie D alla Serie B nel giro di quattro anni, portando a casa una Coppa Italia di Serie C e assestandosi in cadetteria, fino alla grande soddisfazione odierna. A loro si aggiunge anche il direttore sportivo Angelo Fabiani, in passato già artefice del miracolo Messina. Ma la promozione porta la firma, soprattutto, di chi l’ha vissuta, credendoci fino in fondo, soprattutto quando nessuno ci avrebbe mai scommesso.
La promozione delle rivincite
In particolare, vanno evidenziati i grandi meriti dell’allenatore Fabrizio Castori, autore di una vera e propria rivincita personale. Infatti questa, per il marchigiano, non è solo la seconda promozione in Serie A, raggiunta già sei stagioni fa col Carpi, prima ancora che con la Salernitana. Il trainer di San Severino Marche, infatti, aveva già allenato i campani, nella stagione 2008/2009, dopo un’altra promozione, dalla Serie C1 alla Serie B.
Tuttavia un po’ per la rosa non all’altezza, un po’ per l’inesperienza nella categoria, dove aveva guidato in precedenza solo il Cesena, alla fine le strade si divisero e si riunirono due volte, prima del termine dell’annata. Ecco allora la voglia di rifarsi, con un bagaglio esperienziale e tecnico più ricco e pronto per tentare (e riuscire nell’impresa).
La rivincita dei singoli e della città
Rimanendo in tema di rivincite, queste hanno coinvolto anche diversi componenti della rosa di mister Castori. Infatti, oltre ad alcuni fedelissimi come il portiere Vid Belec, il difensore Norbert Gyomber, i centrocampisti Andrea Schiavone e Thomas Kupisz e l’attaccante Milan Djuric, ci sono anche molti elementi riusciti a riscattarsi in maglia granata. Spicca senz’altro il capocannoniere Gennaro Tutino, autore di 13 gol stagionali (record personale) e voglioso di raggiungere quella Serie A solo assaggiata con la maglia dell’Hellas Verona. Ma anche tutti coloro i quali giocano con la Salernitana da diverse stagioni, come capitan Francesco Di Tacchio, il difensore Valerio Mantovani e i già citati Casasola, Anderson e Djuric. Tutti accomunati da un minimo comun denominatore: lo stadio Adriatico di Pescara.
Questo campo, infatti, ha sempre avuto un sapore amaro per la Salernitana. Dalla sconfitta contro il Cosenza nello spareggio del 1991 per rimanere in Serie B, all’ultima giornata di due stagioni fa che condannò i granata ai playout, poi vinti contro il Venezia. Proprio quell’11 maggio 2019 erano tutti presenti i calciatori citati in precedenza. Tutti tranne Tutino, il quale invece, nel 2018, si confermò trascinatore proprio del Cosenza nella finale playoff vinta 3-0 contro il Siena per salire in cadetteria. Anche l’attaccante napoletano, tuttavia, voleva riscattarsi dopo una stagione in chiaroscuro tra Verona ed Empoli. Una storia, quindi, che sembrava irreversibile, almeno fino a oggi, 10 maggio 2021. Momento in cui il destino ha deciso di mescolare nuovamente le carte, tramutando l’amarezza in gioia, per giocatori, società e soprattutto città. Così come il 10 maggio 1947 e il 10 maggio 1998.
I precedenti della Salernitana in Serie A
Come già accennato, questa è la terza volta che la Salernitana raggiunge la promozione in Serie A, in quasi 102 anni di storia. Nelle altre due occasioni, poi, la permanenza è sempre stata sfiorata per una manciata di punti. Più precisamente, la prima volta fu nella stagione 1947/1948, quando la Salernitana di Gipo Viani, creatore del cosiddetto “Vianema”, antesignano del più comune “catenaccio all’italiana”, centrò la prima promozione in massima serie. Quella squadra, che affrontò anche il grande Torino di Valentino Mazzola e compagni, non riuscì a salvarsi per un solo punto di distanza dalla Roma, che la precedeva.
Ancora più controversa la stagione del ritorno in massima serie, cinquant’anni dopo, nel 1998/1999. La squadra era allenata da Delio Rossi, artefice di un campionato spettacolare in Serie B, dopo la precedente promozione dalla Serie C del 1994. La rosa, poi, annoverava, tra gli altri, giocatori che in seguito avrebbero fatto le fortune di tante altre squadre. Su tutti si possono ricordare Vittorio Tosto, il centrocampista Giacomo Tedesco, il fantasista Ighli Vannucchi e i bomber David Di Michele e Marco Di Vaio. Tuttavia, a causa di diverse vicende extra-campo e non solo, la squadra non riuscì a salvarsi, perdendo a Piacenza, all’ultima giornata.
In quella circostanza persero la vita quattro ragazzi che tornavano a casa dalla trasferta emiliana: Simone Vitale, Ciro Alfieri, Giuseppe Diodato ed Enzo Lioi. Il tutto a causa di un incendio che divampò sul treno di ritorno, non lasciando via di scampo a nessuno di loro. Il pensiero di tutti i tifosi della Salernitana, dopo questa promozione, va certamente a loro, così come a Fulvio De Maio, ex portiere e popolare opinionista locale, scomparso nella giornata di ieri, a 69 anni, dopo una lunga lotta contro un mare incurabile.
Salernitana: quali prospettive in Serie A
Ora la Salernitana si gode certamente il momento della promozione in Serie A. Tuttavia, a mente lucida, sorgono spontanee alcune domande sul futuro. In primis, come detto, il destino della società, con Claudio Lotito chiamato a fare chiarezza sul suo disimpegno o meno, a causa della doppia proprietà con la Lazio. Poi sulla squadra, con l’eventuale conferma di Fabrizio Castori in panchina e sulla rosa da costruire, contando sulla certezza di avere sicuramente ancora Tutino, per il quale vigeva l’obbligo di riscatto dal Napoli in caso di promozione.
Ad ogni modo, la speranza di tutti i tifosi è quella di poter vivere, finalmente, una stagione da protagonista nel calcio che conta. A dispetto di ogni statistica, che negli ultimi anni ha visto molte neopromosse compiere una sorta di “ascensore” tra Serie A e Serie B. Ai diretti protagonisti, dai sue presidenti, o chi li sostituirà, al magazziniere, il compito di continuare a lavorare con serietà e costanza. Con l’obiettivo di continuare a sognare e far sognare tutti i supporters della “Bersagliera” Salernitana.