Sassuolo-Juventus 3-3, Sarri: «Troppi momenti di passività»

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Il discorso scudetto non è ancora chiuso: la Juventus di Sarri si ferma a Reggio Emilia contro il Sassuolo e non può dormire sonni tranquilli. Un periodo non proprio idilliaco per i bianconeri, che alternano ottime giocate a clamorosi momenti di blackout: è già successo contro il Milan ed è accaduto anche con i neroverdi. Dopo undici minuti è già doppio vantaggio Juve firmato DaniloHiguain, ma dopo un primo quarto d’ora da Vecchia Signora si spegne la luce e il Sassuolo si affaccia spesso dalle parti di Szczesny, che salva i suoi con tre grandi interventi. E nel secondo tempo, gli emiliani completano la rimonta, poi vanificata dal pareggio definitivo di Alex Sandro che evita ai bianconeri un brutto stop in chiave scudetto.

E’ un momento delicato della stagione, in cui i bianconeri non approfittano del momento negativo della Lazio. La vittoria manca da tre partite e tra Milan, Atalanta e Sassuolo sono ben nove le reti subite. La Juve cede così all’Inter il trono di miglior difesa del campionato e deve guardarsi proprio dal ritorno dei nerazzurri, che vincendo stasera si porterebbero a sei punti dalla vetta. E lunedì prossimo c’è lo scontro diretto all’ “Allianz Stadium” contro la Lazio, decisivo per chiudere il discorso scudetto o riaprirlo clamorosamente.

Sarri: «Facciamo fatica ad avere continuità. Il Sassuolo può essere l’Atalanta del futuro»

Nel dopopartita, ai microfoni di Sky Sport, il tecnico bianconero Maurizio Sarri commenta il risultato di Sassuolo-Juventus. «Un allenatore pretende sempre continuità dalla squadra. In questo momento però facciamo fatica ad averla dal punto di vista fisico e mentale. Sta succedendo a tutte le squadre comunque, tranne rare eccezioni. Anche oggi abbiamo avuto momenti di passività difficili da comprendere, ma è anche vero che ultimamente stiamo incontrando squadre in un grande momento. Il Sassuolo può diventare l’Atalanta del futuro se mantiene questa continuità nelle prossime stagioni».

Sarri analizza la gara della sua Juventus al “Mapei Stadium” contro il Sassuolo. «Se li lasci palleggiare davanti alla porta diventano pericolosissimo. Abbiamo fatto fatica e loro ci hanno tirato fuori, con i trequartisti si aprivano gli spazi e venivano a giocare dentro. I nostri due difensori esterni sono stati conservativi negli ultimi venti minuti del primo tempo. Negli ultimi trenta hanno invece cominciato a difendere bene in avanti giocando d’anticipo e riconquistando il pallone molto alti.

Dopo lo 0-2 non abbiamo fatto strappi in avanti per andare a segnare il terzo gol con due passaggi. E’ chiaro, altrimenti, che si apre il campo e sprechiamo energie. Invece come squadra dobbiamo saper palleggiare e tenere gli avversari nella loro metà campo, cosa difficile se strappi subito e rimani con il resto della squadra negli ultimi 30-40 metri. Ci sono momenti della partita in cui il palleggio serve per far alzare la squadra e creare i presupposti per stare nella metà campo avversaria».

Il tecnico spiega la sua Juve a due facce: «Momenti dal potenziale elevato e attimi di blackout»

Quella delle ultime partite è una Juve dalle due facce. «Non c’è un qualcosa che non funziona, ma che va e viene. A livello mentale dobbiamo avere un’applicazione più costante durante la partita. A tratti la squadra dà la sensazione di avere un potenziale molto elevato, poi ci sono momenti di passività in cui gli avversari arrivano troppo facilmente in area di rigore. Tutto sta a diventare una squadra più equilibrata e ordinata mantenendo le qualità e potenzialità che abbiamo».

Il tecnico bianconero spiega la scelta di schierare Chiellini dal 1’: «Giorgio sembrava stesse bene negli ultimi giorni. Oggi ha sentito un indurimento al polpaccio e ha chiesto il cambio dopo venti minuti, ma è riuscito a tirare fino alla fine del primo tempo. Forse era un po’ presto per buttarlo dentro, ma non avendo la disponibilità di Bonucci ci serviva un giocatore di personalità».

Nonostante i 7 punti di vantaggio (6 se l’Inter dovesse vincere stasera), a cinque giornate dalla fine il discorso scudetto non è affatto chiuso. «L’obiettivo o lo centri o non lo centri. Abbiamo questo vantaggio – spiega Sarri – di 6-7 punti e bisogna farne nove nelle prossime partite. Tutti gli altri discorsi lasciano il tempo che trovano».

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