Il Benevento è la seconda protagonista della nuova rubrica targata 11contro11, dedicata all’analisi della stagione delle 20 squadre di Serie A. Un’annata dai due volti quella appena trascorsa dai giallorossi, reduci da una travolgente seconda promozione dalla Serie B, a tre anni dalla prima volta. Il girone d’andata a dir poco sorprendente, concluso all’undicesimo posto, infatti, non è bastato agli uomini di Filippo Inzaghi per mantenere la categoria. Un tonfo sicuramente non preventivato, che trova la propria origine in una serie di fattori, umani e non.
Benevento “doppia faccia”: una stagione “stregata”
Come accennato, l’avvio di stagione del Benevento lasciava presagire un epilogo ben diverso. In particolare, la prima partita sul campo della Sampdoria aveva regalato al club campano una travolgente vittoria per 2-3 in rimonta, sotto i colpi di Gaetano Letizia e di Luca Caldirola, autore di una doppietta. In seguito, la più che calcolata sconfitta casalinga contro i futuri campioni d’Italia dell’Inter, nel recupero della prima giornata. A dispetto del pesante 2-5, le streghe avevano confermato quanto di buono fatto vedere a Genova: reparti compatti, proiezione spiccatamente offensiva e paura di nessuna avversaria.
A conferma di ciò, successivamente, il Benevento batte il Bologna di misura, prima di inanellare una serie di quattro sconfitte di fila, contro Roma, Napoli, tenuto sotto per un’ora, Hellas Verona e Spezia. Il tutto fino al 15 novembre 2020, quando un gol di Riccardo Improta consente di ottenere un importante successo, il secondo esterno, sul campo della Fiorentina. I giallorossi confermano, così, di rispecchiare alla perfezione la peculiarità dei moduli adottati, il 4-5-1 e soprattutto il 4-3-3, micidiale in contropiede e perciò molto più insidioso in trasferta. E infatti le affermazioni esterne si ripetono in altre due circostanze, a Udine e a Cagliari.
Nel mezzo un’altra vittoria, contro il Genoa allo stadio Vigorito, quattro sconfitte, contro Sassuolo, Milan, Atalanta e Crotone, e quattro pareggi. Tra questi, spiccano due vittime eccellenti come la Lazio e la Juventus, fermate sull’1-1 nel capoluogo campano dai colpi del solito Letizia e di Pasquale Schiattarella. Al giro di boa, il Benevento ha totalizzato più punti di quanti ne avesse raccolto nella sua precedente esperienza in Serie A: 22 contro 21. Ciò che fa ben sperare sono soprattutto le 8 lunghezze sulla coppia Torino-Cagliari, terzultime. Ma l’harakiri incombeva dietro l’angolo.
Il girone di ritorno da film horror
Proprio in occasione dell’ultimo turno del girone d’andata, nel 2-2 interno contro il Torino, mister Inzaghi cambia volto alla sua squadra, ridisegnandola in un 3-5-2 ormai abusato a più livelli. Il mercato di gennaio, poi, porta in dote solamente il difensore Fabio Depaoli dalla Genova blucerchiata e la scommessa Adolfo Gaich in attacco. Dopo aver subito un’altra goleada dall’Inter, arrivano tre pareggi di fila contro Sampdoria, Bologna e Roma. Stesso risultato ripetutosi, in ordine sparso, altre cinque volte, contro Spezia, Parma, Genoa, Crotone e Torino. Ciò che peserà più di ogni altra cosa sarà la casella alla voce delle vittorie, sbarrata una sola volta, anche se in grande stile.
Proprio il succitato Gaich, infatti, punisce una Juventus sprecona e pasticciona, regalando alle “streghe” una vittoria di platino, che sembra dare il via alla risalita dalla zona pericolante, ricacciata a sette lunghezze a dieci giornate dalla fine. Tuttavia, nel frattempo, il Cagliari terzultimo ha chiamato Leonardo Semplici in sostituzione di Eusebio Di Francesco. Il tecnico toscano, in due momenti diversi, ha dato la scossa che serviva all’ambiente, portando a termine una rimonta che sembrava impossibile.
Momento chiave, manco a dirlo, lo scontro diretto tra campani e sardi, con questi ultimi che hanno la meglio tra mille polemiche per l’arbitraggio, condannando di fatto gli avversari alla retrocessione. Eventualità diventata certezza dopo il recupero tra Lazio e Torino, con lo 0-0 finale che sancisce la salvezza granata. Risultato che, perciò, ha reso inutile lo scontro diretto col Benevento in programma per l’ultima giornata. E così, dopo aver cullato a lungo il sogno della permanenza in massima serie, alla fine le altre dieci sconfitte subite condannano Gianluca Lapadula e compagni al ritorno in Serie B.
Giudizio complessivo: salvare ciò che c’è di buono
Puntare il dito sugli errori arbitrali del match contro il Cagliari, come fatto dal presidente Vigorito, o sull’andamento del match tra Lazio e Torino, rimandato a ridosso dell’ultimo turno, sarebbe decisamente riduttivo. Come sottolineato a più riprese, il leit motiv della stagione del Benevento è stato all’insegna della contraddizione. I giallorossi, indubbiamente, hanno confermato la tradizione delle ultime stagioni, con la retrocessione dalla Serie A da parte di almeno una delle neopromosse sempre verificatasi. Ma è anche vero che, pur essendo partito con gli sfavori del pronostico, avevano la salvezza in tasca a poche giornate dal termine. Dopo un girone d’andata da 8 in pagella, quello di ritorno non va oltre il 3, come i prestigiosi punti ottenuti a Torino. Facendo la media, ne esce un più che generoso 5,5.
Di certo, ciò che fa sempre la differenza a certi livelli è la fame di vittorie, nonché la cattiveria agonistica. Due ingredienti che, nel caso delle “streghe”, sono stati sopraffatti da altri fattori. Su tutti spicca la rilassatezza mentale, che va di pari passo con le responsabilità dell’allenatore, reo di aver cambiato l’assetto tattico nel momento peggiore, con un intero girone da disputare. Ora tuttavia, in vista della prossima stagione in Serie B, quasi certamente cambierà la guida tecnica e molti giocatori faranno le valigie. Ciò che non è mai mancata in questi ultimi anni è sicuramente la voglia di investire da parte della proprietà. Facile pensare che, anche in questo caso, verrà allestita una rosa che, partendo da uno zoccolo duro di elementi validi e senatori, possa puntare presto alla terza promozione in Serie A. Sperando che ci possa essere un finale migliore rispetto alle due esperienze precedenti.