Una vita da giocatore passata a macinare gol. Tanti gol, quelli di Gerd Muller. 569 con la maglia del Bayern Monaco in 611 presenze, 88 in 62 apparizioni con la Nazionale della Germania. Ora nel dimenticatoio della malattia.
Gerd Muller, una carriera di successi
Ne ricorda le gesta la sua triste moglie, che ricorda come sia colpito dall’Alzheimer, patologia cancellatrice dei ricordi e delle azioni. Nel suo caso specifico le reti e i trofei. Muller nasce nel 1945 a Nordlingen, una cittadina in Baviera di quasi 20 000 abitanti. Proprio qui l’attaccante muove i suoi primi passi calcistici, le cui statistiche nel 63′-64′ fanno stropicciare gli occhi: 51 gonfiature di rete in 31 occasioni. Allora è il momento della grande chiamata del Bayern Monaco, il sogno di ogni bambino tedesco. E lui farà sognare anche i tifosi: col Bayern vince quattro Bundesliga, quattro Coppe di Germania, una Coppa delle Coppe, tre Coppe dei Campioni e una Coppa Intercontinentale
Anche nella compagine teutonica farà vibrare tutto il mondo grazie ai suoi gol. In particolare, il leggendario 4-3 del Mondiale messicano contro l’Italia lo rende protagonista. Una doppietta che però non basta a domare l’Italia di Riva e Rivera, capace di arrendersi solo in finale al grande Brasile di Pelé. Riuscirà a trionfare quattro anni dopo, 1974, nella competizione giocata in casa, nella grande vittoria sulla temibile Arancia Meccanica di Cruijff. Segna un gol, oltre a due delle tre reti con cui la Germania stende l’Unione Sovietica, nella finale dell’Europeo di due anni prima. La sua bacheca annovera anche un Pallone d’Oro e due Scarpe d’Oro.
La vita dopo il ritiro
Il poi è solamente un calvario. Muller, afflitto da problemi di alcolismo e depressione, verrà soccorso dai suoi vecchi compagni che lo avvicineranno ad alcune cliniche di riabilitazione. Nel 2011 è addirittura ritrovato disperso per le vie di Trento, in pieno stato confusionale, dopo essere dato per scomparso per quindici ore. La traiettoria è sempre più in discesa, con la scoperta della malattia e il ricovero in un istituto di sanità mentale. Con le parole di un altro campione di altri tempi, Karl-Heinz Rumenigge: “Senza di lui il Bayern e il calcio tedesco non sarebbero quello che sono oggi“. Senza i suoi 735 gol in carriera, forse, staremmo parlando di un calcio diverso. Da cui bomber del nostro tempo come Klose, Podolski, Werner, cercano e hanno cercato di trarre ispirazione.