No non è una storia d’amore, è una storia mancata, è una storia sbagliata scriveva De Andrè. La storia di Patrick Cutrone è la storia sbagliata, un po’ come quella di Paloschi. La storia di un giovane che sembrava essere una nuova stella nel cielo italiano. Quel cielo ancora buio dopo essere tato azzurro sopra Berlino.
Gli ultimi rumors inglesi danno Cutrone per partente dopo l’arrivo di William Josè dalla Real Sociedad alla corte di Nuno Espirito Santo, tecnico del Wolverhampton.
Da Cutrone a Paloschi, bruciare le tappe conviene?
Si era appena accasato ai Wolves e ora rischia già di essere di troppo. L’attaccante italiano non ha mai convinto il Wolverhampton. I ritmi della Premier sono diversi. Molti lì hanno fallito come i vari Jovetic, Borini, Torreira, Darmian. Talenti, promesse come quelle di padri assenti.
Ora il club inglese ha ufficializzato l’attaccante della Real Sociedad, Williamo Josè, per sostituire Jimenez vittima di un tremendo infortunio. Il messaggio è chiaro, Cutrone non è la prima scelta, forse neanche la seconda.
Riavvolgendo il nastro sulla carriera di Cutrone vediamo, di recente, l’esperienza alla Fiorentina. Nel caos viola e nel parco attaccanti in cui una domenica potevano giocare 5 pretendenti diversi (Ribery, Kouame, Vlahovic, Chiesa pre-juve), il classe ’98 non ha sfondato. Anzi probabilmente nessuno lo ricorderà.
Ma dove iniziano i guai di Cutrone. Questo non vuol essere un articolo di mera opinione e teoria, quindi servono dei riferimenti. Il primo che viene in mente è Alberto Paloschi, l’eterno ventunenne. I due, infatti, sembrano condividere lo stesso destino e la stessa origine.
La causa prima, infatti, è quel gol, quell’esordio col Milan che ha fatto accendere, troppo, gli occhi dei tifosi. Paloschi, ce lo ricordiamo segnò quel gol lampo. Cutrone, in un Milan ancora più incasinato dell’attuale Fiorentina, trascinò i rossoneri per quanto possibile.
Un altro denominatore comune era quel paragone, pratica che metaforicamente miete tante vittime sportive, con Pippo Inzaghi. Segnare così velocemente, per Paloschi fece intravedere l’opportunismo, l’istinto da rapace d’area che aveva Inzaghi. Superpippo poi stava invecchiando e l’erede, in questi casi pare necessario.
Cutrone giocò sotto la guida di Inzaghi e il paragone fu presto servito. Già lo si vedeva il giovane di Como ad apprendere dal suo idolo per migliorar un fiuto del gol che è andato scemando. Infatti i numeri raccontano l’esplosione di Cutrone nel 2017-2018 con 10 gol in campionato. Una doppia cifra che sa da predestinato (Cfr. Paloschi).
La stagione successiva era già il capro espiatorio di un Milan che non andava. Appena 3 gol in 34 presenze con i tifosi che ne elogiavano solo il grande impegno. Fine di una storia consumata in meno di quanto si immagini.
Qua vediamo la differenza tra i due attaccanti. Paloschi fu consumato dagli infortuni per poi girare mezza seria A in cerca di rilancio. Cutrone è ancora un giovane di 23 anni con più di qualche possibilità. In fondo Balotelli ne ha avuto fino a 30 anni.
Però l’ex-attaccante rossonero ha subito principalmente l’effetto della maxi-aspettativa che si riversa ogni giorno su chi va in gol prima dei 20 anni, magari. Questo meccanismo porta a carriere stroncate in un minor tempo, porta a scoraggiare certi giovani con caratteristiche interessanti. La storia di Cutrone è stata consumata velocemente, considerandolo davvero al pari di Paloschi e della sua carriera sfortunata e quasi esaurita.
La colpa è delle stelle, è di quei titoli che salviamo nella galleria del telefono, di quegli articoli che esaltano invece di descrivere, almeno inzialmente. La colpa è di stelle come Cutrone e Paloschi sì, ma che sono state inventate e osservate da altri. Con i telescopi di chi pensava di essere lungimirante, per dare il nome ad un stella che si riscoprirà cadente.