Ha battuto record su record. Ha segnato in ogni modo possibile. Ha fatto la storia del Barcellona e del ciclo di Guardiola. Ha vinto tutto, tranne quel mondiale che resta una macchia nonostante tutto. Lionel Messi è uno dei migliori giocatori della storia del calcio. Il suo talento è puro e innato.
Per questo molti talent scout e giornalisti hanno sognato di scovare un talento simile. L’etichetta del “Nuovo Messi” però ha rovinato la carriera di tanti piccoli, agili e dal baricentro basso. Ecco quali.
Bojan, il cugino raccomandato
Non si può non citare lui come primo flop come nuovo Messi. Bojan Krkic, classe ’90, di padre serbo (anch’egli calciatore) e madre catalana. Il quotidiano Segre svelò la parentela con Messi proprio da parte di madre. Bojan sarebbe cugino di quarto grado di Messi.
La pressione è già tanta, quasi quanto quella del figlio di Aguero che è anche nipote di Diego Armando Maradona e con lo stesso Messi come padrino.
Ad ogni modo di Bojan si parla un gran bene fin dai tempi della cantera del Barcellona. Di lui si dice abbia segnato centinaia di gol nelle giovanili. Chiamato in prima squadra dall’allora allenatore blaugrana Frank Rijkaard, Bojan continua a mostrare ottimi colpi.
Anche con Guardiola ci sono possibilità per il talento ma manca la continuità. Quella la troverà in Italia, alla Roma nel progetto di Luis Enrique. Da lì incomincia il crollo. Prestazioni evanescenti e fantasia a singhiozzo in un campionato più fisico. Bojan in pochi anni di Serie A riesce ad essere bullizzato da ogni difensore del campionato. Al Milan il copione sarà anche peggiore. Poi la migrazione in Olanda, all’Ajax, fino al tramonto in MLS, al Montreal.
92 gol in carriera per il primo nuovo Messi. Nulla in confronto agli 800 circa nelle giovanili.
Gabriel Torje, il Messi rumeno
Come analizzato in un precedente articolo, in cui si racconta la sua carriera in costante discesa, il classe ’89 è stato chiamato all’Udinese per sostituire Sanchez, trasferitosi proprio al Barcellona. Di Natale non si è mai lamentato da buon capitano ma con una spalla così ne aveva motivo.
Pozzo non si arrese, però. Encomiabile la fede in quell’etichetta fallimentare da erede della Pulce. Torje fu girato in prestito a mezza Europa con un tragico epilogo in 1. Lig. in Turchia. La speranza è l’ultima a morire e non è sempre un bene.
Marko Marin uber alles
Marko Marin è stata una delle grandi speranze del calcio tedesco. Piccolo, agile, baricentro basso e tanta fantasia che non si vedeva da tempo in Bundesliga.
Borussia M’Gladbach e Werder Brema le squadre che l’hanno lanciato. Poi il nulla. Anonimato. Basti pensare che passò anche per Firenze ma nessuno lo ricorda, zero minutaggio.
Anche lui classe ’89, di ruolo trequartista o esterno, esce ben presto dal giro della nazionale tedesca dopo esserne stato il talento d’oro. Segno che tra infortuni e atteggiamento non poteva far parte del progetto vincente di Low. La sua carriera sta volgendo al termine in Arabia Saudita. Non da calcio champagne.
Xherdan Shaqiri, un vincente che non è Messi
Xherdan Shaqiri non dovrebbe stare in questa galleria di flop. Almeno non per il rendimento e per il Palmarès. Il classe ’91 svizzero, infatti, ha ben 2 Champions League in bacheca e per un un po’ è stato uno dei talenti più interessanti del panorama calcistico europeo. Nel tempo non ha fallito ma si è normalizzato diciamo.
Esterno o ala, Shaqiri ha sempre mostrato talento, duttilità e capacità di saltare l’uomo. Nel Bayern Monaco si è tolto le sue soddisfazioni anche con sacrificio. Nel 2015 riuscì a fare mezza stagione in un’Inter disastrata. Quella dei vari Belfodil, Mudingayi e Dodò.
Questo è il caso di chi ha vissuto una carriera discreta ma che sarà sempre percepita come un flop. Le aspettative erano alte per il Messi svizzero. La speranza per lui è che sia ricordato in altro modo, magari per i polpacci titanici spesso inquadrati.
Fetfatzidis il Messi greco
Il suo nome è un codice fiscale. Sono quelli che al fantacalcio incuriosiscono di più, ovviamente. Il calciatore greco classe ’90 sembrava il colpo dell’anno per il Genoa. Preziosi fiutava già la plusvalenza.
La carriera racconta un deposito al Chievo per poi finire con l’epilogo in Qatar, patria calcistica delle delusioni ben pagate. Fetfatzidis mostrava come Shaqiri una duttilità in zona offensiva capace di farlo svariare su tutta la trequarti. Velocità e dribbling alla Messi non sono bastati per lasciare il segno in Liguria. Per lui 40 gol in 280 presenze, troppo pochi entrambi.
Patrick Roberts prima di Phil Foden
Per un Phil Foden che è acclamato come il nuovo talento del Manchester City e del calcio inglese ce n’è un altro che grida vendetta. Patrick Roberts è solamente un classe ’97, ha ancora molti anni di carriera davanti a sé. Eppure sembra essere già considerato una meteora.
Il trequartista o esterno inglese viene accostato a Messi già ai tempi del Manchester City nel 2015-2016. Il paragone sembra esaltarlo inizialmente. In realtà da lì in poi Roberts viene girato in prestito ovunque tra Spagna, Scozia e Championship. Talento bruciato anzitempo?
Ryan Gauld, il Messi scozzese
Roberts fu parcheggiato in Scozia al Celtic. La terra del Kilt però aveva già il proprio nuovo Messi. Si parlava di Ryan Gauld come un predestinato. Naturale controllo palla come se fosse incollata l piede. Mancino e capace di giocare come esterno destro. Di Messi non ci sono altre tracce.
Anche lui è ancora giovane. Ha solo 25 anni, è un classe ’95 tanto osannato in patria. Ci si chiede come sia possibile che sia stato scartato anche lì per mandarlo in terra lusitana.
Infatti Guald sembra aver trovato la sua, piccola dimensione, in Portogallo, in Seconda divisione. Il suo Palmarès racconta successi portoghesi più che scozzesi. Tradito dalla patria.
Alen Halilovic, il futuro del Barcellona
Halilovic è, volutamente, l’ultimo di questa serie di flop accostati a Messi. Viene considerato per anni l’intuizione da talent scout del secolo. Croato classe ’96, cresciuto in patria nella Dinamo Zagabria. Viene prelevato presto, nel 2014, dal Barcellona.
Sono i tempi dei fenomeni esaltati su Youtube. Girano video di ragazzini delle giovanili capaci di colpi fuori dal normale. Halilovic è uno di questi e il Barcellona ne rimane folgorato. Il fisico, le movenze e l’età precoce dicono un solo nome “Messi“.
La gestione di Halilovic mostra la prudenza riservata ai potenziali fenomeni. Ambientamento con la prima squadra e poi l’esperienza allo Spoting Gijon sempre in Liga. In spiegabile poi la migrazione in Bundesliga, all’Amburgo. L’inizio della fine. La storica squadra tedesca è in declino. Halilovic affonda con essa, non proprio la piazza per crescere sereno.
Poi vari prestiti come al Las Palmas, altra esperienza incolore. Gli anni passano e sembra essere un’eterna promessa gestita malissimo. Arriva al Milan in un’Italia che lo consoce già di fama. Nobile decaduto ma soprattutto talento da Fifa. Non convince i rossoneri con cui gioca solo 3 partite in Europa League. Poi arrivano i fallimenti in Olanda e Belgio, per non farsi mancare nulla.
Halilovic forse è uno dei talenti più clamorosamente sprecati a causa del fattore mediatico. Tra i vari personaggi accostati a Messi lui sembrava essere il nome più credibile dai tempi di Bojan. La pessima gestione e le prestazioni conseguenti dicono altro. Ovviamente, anche lui ha ancora e solamente 24 anni.
Conclusioni
L’unica conclusione possibile è quella di sconsigliare certi paragoni. Maggiore è la figura a cui viene paragonato un giovane talento più alto, magari probabile, sarà il flop. Questi nomi ma soprattutto le loro carriere mostrano una pressione non indifferente che può aver giocato un ruolo.
Aspettative alte, gestioni poco accurate e fretta di crescere il nuovo Messi, il nuovo potenziale fenomeno. Dietro, purtroppo, la questione economica può essere forte. Senza illudersi di un calcio romantico e fatto di sola passione, le motivazioni che generano questi paragoni vedono una spinta mediatica decisiva e capace di giocare un ruolo negativo.