Comincia decisamente bene il campionato della Juventus che regala ad Allegri la 250° vittoria sulla panchina bianconera grazie al netto 3-0 in casa dell’Udinese in una partita lungamente dominata e di cui a breve andremo a svolgere l’analisi tattica. Gli ospiti archiviano la pratica già nel primo tempo grazie a Chiesa, che apre le danze dopo appena 2 minuti, e a Vlahović, a segno su rigore. Ai due attaccanti fa eco uno dei bomber della scorsa stagione, Rabiot, che cala il tris nel terzo minuto di recupero. A facilitare le operazioni alla Vecchia Signora ci sono i friulani, apparsi lontani parenti dell’esuberante squadra che incantò appena un anno fa.
Andiamo ad individuare i fattori determinanti che hanno permesso alla Juventus di avere la meglio sull’Udinese attraverso la nostra analisi tattica. Prima, però, presentiamo come sempre le scelte dei due allenatori.
Padroni di casa in campo con il consueto 3-5-2, rinnovato dai nuovi innesti. In porta c’è Silvestri, protetto dalla linea difensiva capeggiata da Bijol, con Kabasele e Nehuén Pérez ai suoi lati. Cabina di regia affidata a Walace, affiancato da Lovrić e Zarraga, mentre a tutta fascia agiscono Ebosele a destra e Kamara a sinistra. Davanti, Thauvin in appoggio a Beto.
I piemontesi rispondono con uno schieramento speculare. Tra i pali Szczesny, retroguardia tutta brasiliana con Bremer in mezzo e Danilo e Alex Sandro da braccetti. Sugli esterni, confermato Weah da una parte e chance da titolare per Cambiaso sul lato mancino. Linea mediana classica con Locatelli davanti alla difesa e le mezz’ali Rabiot e Miretti. In attacco, Chiesa fa coppia con Vlahović.
Analisi tattica Udinese-Juventus, primo tempo: una sola squadra in campo
Come anticipato nella nostra introduzione a questa analisi tattica, la Juventus costruisce il proprio successo ai danni dell’Udinese praticamente già nella prima frazione. Tutto frutto del diverso atteggiamento messo in campo dalle due squadre. I padroni di casa sono distratti e poco reattivi, mentre gli uomini di Allegri approcciano fin da subito con voglia e determinazione.
Una differenza di concentrazione che si palesa immediatamente dopo neanche 2 minuti di gioco, quando gli ospiti passano in vantaggio. Sulla pressione di Rabiot, Zarraga perde ingenuamente il pallone sulla propria trequarti, lanciando una sanguinosa ripartenza juventina condotta da Vlahović. Il serbo trova centralmente Chiesa, che controlla, mira e calcia rapidamente, insaccando il pallone nell’angolino anche grazie ad una leggera deviazione di Bijol.
Il vantaggio consente alla squadra di Allegri di poter gestire con più calma la situazione. L’Udinese, invece, si ritrova costretta a fare la partita e qui emergono notevoli difficoltà. La Juventus tiene il baricentro molto alto in maniera tale da poter inibire Walace da una parte e limitare le imbucate per Lovrić dall’altra. Di conseguenza, la manovra friulana è affidata al giro-palla da dietro dei 3 difensori che possono solamente scavalcare il centrocampo con lanci lunghi in direzione Beto. Il portoghese si muove molto attaccando la profondità e cercando di defilarsi per portare fuori Bremer. Questa giocata, però, non sortisce alcun effetto. In primis perché il brasiliano è attentissimo in marcatura e in secundis poiché né Thauvin né qualche centrocampista seguono il compagno per poter battagliare sulle seconde palle.
Analisi tattica Udinese-Juventus: una sostanziale disparità a centrocampo
Oltre alla maggiore determinazione, c’è anche un altro fattore che consente alla Juventus di dominare l’Udinese e di cui andiamo subito a parlare a questo punto dell’analisi tattica. La supremazia degli ospiti si concretizza principalmente in due precise zone del campo: la corsia mancina e a centrocampo.
Sulla sinistra, agiscono sia Cambiaso che Chiesa. Con la loro velocità e i guizzi in dribbling del secondo, la squadra di Allegri riesce a fare letteralmente il vuoto da quella parte. Ebosele viene costantemente saltato o preso d’infilata alle spalle e il solo Pérez in seconda battuta non sempre riesce a mettere una pezza al disorientamento del compagno. L’ex laterale del Genoa, tuttavia, offre anche un’altra interessante soluzione tattica. Quella cioè di fungere all’occorrenza anche da mezz’ala aggiunta.
Per tutto il primo tempo, i centrocampisti piemontesi sono abili nell’interscambiarsi le posizioni per non dare punti di riferimento. Locatelli si abbassa per sottrarsi alla marcatura di Thauvin in fase di prima costruzione. Rabiot si accentra, affiancato dallo stesso Cambiaso. Miretti, infine, si alza, divenendo in pratica il trequartista che occupa lo spazio alle spalle di uno spaesato Walace, che non sa mai se uscire forte sul francese o restare basso a protezione della sua difesa. Quando la Juventus riesce a far circolare velocemente il pallone lungo questa dorsale verticale in mezzo trovando il classe 2003, arriva ad attaccare la difesa friulana in parità numerica, creando numerosi pericoli.
Messa duramente sotto pressione tecnica e fisica, l’Udinese capitola nuovamente al minuto 20. Sugli sviluppi di un corner, guadagnato su un’ennesima transizione offensiva di cui sopra, la conclusione di Alex Sandro viene respinta con un braccio da Ebosele. Per Rapuano è calcio di rigore. Dal dischetto, Vlahović non sbaglia e porta a 2 le lunghezze di vantaggio dei suoi.
La squadra di Sottil cerca di rispondere al secondo cazzotto più con l’orgoglio che con idee chiare. Beto comincia a prendere le misure su Bremer e a vincere i duelli, mentre anche Lovrić alza il proprio raggio d’azione in supporto al portoghese. Ancora una volta, però, si tratta di situazioni estemporanee che non apportano particolari benefici. La Juventus, invece, continua a far danni sulla fascia destra difensiva dei padroni di casa e nel terzo minuto di recupero trova anche il tris. Solita combinazione Chiesa-Cambiaso, cross di quest’ultimo e incornata di testa di Rabiot, inseritosi perfettamente a riempire l’area di rigore.
Analisi tattica Udinese-Juventus, secondo tempo: la stanchezza fa da padrona
Nella ripresa, entrambi gli allenatori fanno ricorso a un doppio cambio. Nei friulani entrano Zemura e Samardzić per Kamara e Zarraga. Con il serbo, i padroni di casa acquistano più qualità e inventiva negli ultimi 25 metri. Per gli ospiti, invece, Fagioli e McKennie rilevano Miretti e Weah. A differenza dei due sostituiti, i subentrati giocano in tandem sulla destra, prediligendo costruire attraverso delle combinazioni. Tanto per l’Udinese quanto per la Juventus, però, le sostituzioni non apportano grandissime novità dal punto di vista dell’analisi tattica, dato che i neoentrati assumono le medesime posizioni di chi ha lasciato il campo, mantenendo inalterati i sistemi di gioco.
Gli uomini di Sottil sono però chiaramente chiamati a fare qualcosa di più per riaprire la partita. Molto del gioco dei padroni di casa si sviluppa nella fascia centrale e si conclude con svariati tentativi da fuori, sui quali Szczesny si dimostra attento. Praticamente inesistenti, almeno nella prima metà della seconda frazione, i rifornimenti dentro l’area di rigore col solo Beto a dover battagliare contro la retroguardia juventina. Vista la difficoltà dei suoi, il tecnico torinese manda prima dentro João Ferreira per Ebosele, fermato dai crampi. Poi, aggiunge muscoli e freschezza in attacco con Success al posto di Thauvin.
Segni di stanchezza cominciano a manifestarsi anche tra le fila della squadra di Allegri a partire dall’ora di gioco. Gli ospiti sono meno lucidi nelle ripartenze e nella gestione generale del possesso e si abbassano un po’ troppo dietro. Tanto da consentire qualche palla dentro l’area di rigore da cui nascono i veri e unici brividi di tutta la partita. Ad accusare maggiormente la fatica sono chiaramente Cambiaso, sostituito da Iling Jr al 69′, e Chiesa, rimpiazzato da Milik poco meno di 10 minuti dopo. Al polacco, il tecnico livornese chiede raziocinio e qualità e di fungere da raccordo tra centrocampo e attacco.
Sottil si gioca anche la carte Lucca per avere più peso davanti, ma ormai la partita si avvia verso il proprio epilogo. Resta soltanto da segnalare l’esordio in Serie A di Yildiz, entrato al minuto 84 al posto di Vlahović.
Udinese-Juventus, una prova al Max per la Vecchia Signora
Al termine di questa analisi tattica di Udinese-Juventus ci lasciamo con qualche considerazione. Gli ospiti hanno disputato un’ottima partita, con un primo tempo brillantissimo e una ripresa in calo graduale. Si può senza alcun dubbio affermare che alla “Dacia Arena” si è vista complessivamente una buona Juve. Preferiamo mantenerci ancora cauti coi giudizi visto che siamo all’alba della nuova stagione, ma negli ultimi 2 anni non sono state tante le occasioni in cui si è potuto affibbiare questo aggettivo al nome della Vecchia Signora. I bianconeri possono tornare a godersi Chiesa, che ha ritrovato non solo la miglior condizione fisica, ma anche la fiducia nei propri mezzi e una sicurezza che ha scacciato via l’inesorabile paura che può accompagnare i primi mesi successivi ad un grave infortunio.
Quanto ai friulani, invece, c’è l’impressione che la squadra abbia ancora, inevitabilmente, bisogno di amalgamarsi. I nuovi devono adattarsi ai ritmi del nostro campionato e, soprattutto, alle esigenti richieste di un perfezionista come Sottil. In casa Udinese, però, c’è anche bisogno di dissipare le incertezze riguardanti Samardzić. È difficile privarsi di un giocatore della sua qualità, anzi, la squadra sembra quasi non poterne fare a meno. Se rimarrà ad Udine, sarà un acquisto di lusso e allora tanto vale restituirgli il posto da titolare. Se invece deve andare via, occorre trovare un sostituto all’altezza quanto prima, perché la squadra fa molta fatica ad accendersi dalla cintola in su. Sta di fatto che questa situazione di stallo non giova né al giocatore né al club.