Grazie alle reti di Raspadori e Dimarco, l’Italia vince in casa dell’Ungheria per 2-0 alla “Puskas Arena”. Gli azzurri conquistano così in un sol colpo primato nel Gruppo 3 e qualificazione alla Final Four della Nations League. A dispetto del risultato, la squadra di Mancini fatica molto per via dei tanti errori tecnici e per l’incessante aggressività dei magiari. La porta rimane inviolata grazie ad un superlativo Donnarumma, assoluto protagonista, nonché uno dei migliori in campo. Andiamo allora a scoprire in che modo l’Italia è riuscita ad avere la meglio contro un’ottima Ungheria nella nostra analisi tattica del match. Prima, però, diamo una rapida occhiata alle scelte di formazione dei due c.t.
Marco Rossi si affida al suo consueto 3-4-2-1, che prevede Gulacsi tra i pali, protetto dalla retroguardia composta da Lang, Orban e Attila Szalai. Sugli esterni agiscono Fiola e Kerkez, mentre in mezzo c’è la coppia formata da Nagy e Schafer. Davanti, il riferimento centrale è il capitano Adam Szalai, alla sua ultima partita con la maglia della Nazionale, supportato dalla fantasia dei trequartisti Nego e Szoboszlai.
Per quanto riguarda gli azzurri, invece, Mancini conferma il 3-5-2 e cambia un solo elemento rispetto alla gara contro l’Inghilterra. In porta ovviamente Donnarumma, difesa guidata da Bonucci, con Toloi e Acerbi ai suoi lati. In cabina di regia c’è Jorginho, con le mezz’ali Barella e Cristante e i due esterni a tutta fascia Di Lorenzo e Dimarco a completare la linea mediana. Il reparto offensivo vede la conferma di Raspadori a sostegno, stavolta, di Gnonto, in campo dal primo minuto.
Primo tempo: azzurri avanti contro una buona Ungheria
Come già accennato nell’introduzione di questa analisi tattica di Ungheria-Italia, la vittoria degli azzurri viene da una prestazione meno brillante rispetto al successo sugli inglesi. Ciò è dovuto sia ad alcune nostre pecche, sia soprattutto alla costante pressione attuata dai magiari, che mette spesso in difficoltà il palleggio italiano. Fin dai primi istanti, pertanto, i ritmi si mantengono molto alti. L’attenzione, in fase di non possesso, della squadra di Rossi si concentra prevalentemente sul contenimento di Jorginho.
Il centrocampista del Chelsea viene infatti schermato da Szalai, per impedire che gli possa arrivare il pallone dai difensori. In più, anche i due trequartisti partecipano alla marcatura sul nostro play, portandosi dentro al campo e costruendogli così attorno una vera e propria gabbia. Per sopperire all’estraniazione dal gioco del numero 8, è Cristante a ricoprire il ruolo di costruttore dell’azione, con la partecipazione anche del terzetto di dietro. Il giocatore della Roma, approfittando dell’accentramento di Nego, si defila sulla sinistra per poter ricevere e giocare con discreta libertà. Talvolta, invece, si alza per allungare la squadra, lasciando così la possibilità ad Acerbi di avanzare per portar palla.
I padroni di casa sono molto attenti in copertura, rimanendo compatti e affidandosi ad azioni di rottura per scatenare la qualità dei propri trequartisti in ripartenza. Più difficile, invece, la partita per il loro centravanti, quasi mai servito o trovato, anche per via della stretta marcatura di Bonucci e dell’ottimo posizionamento di Jorginho. Quest’ultimo è sempre pronto intercettare in anticipo i vari lanci lunghi che transitano da quelle parti.
Analisi tattica Ungheria-Italia: l’importanza degli esterni
Passare per le vie centrali non è facile contro una squadra ben organizzata e con due centrocampisti attenti a fare filtro davanti alla difesa. In più, gli azzurri faticano a servire Gnonto nei piedi quando viene incontro, per la notevole superiore fisicità dei difensori magiari. L’unico modo dunque per poter davvero far male all’Ungheria è sfruttare le corsie esterne, la soluzione meglio riuscita per l’Italia che incontreremo in questa analisi tattica.
Sia a destra con Di Lorenzo, imbeccato dai cambi di gioco di Cristante, che soprattutto con Dimarco a sinistra servito dai lanci lunghi in profondità da dietro, la nazionale di Mancini riesce a dare sbocco alle proprie azioni. In particolare, il giocatore dell’Inter viene esortato dal c.t. a rimanere sempre molto largo e alto, per poter prendere d’infilata alle spalle il diretto avversario Fiola, spesso colto disattento in copertura. Inoltre, il numero 3 azzurro dimostra una condizione fisica straripante, che gli consente di essere incontenibile.
La fase di non possesso degli azzurri
L’Italia ricambia l’aggressività dimostrata dall’Ungheria portando anch’essa un pressing offensivo molto deciso. Le due mezz’ali partecipano, insieme agli attaccanti, alla pressione sui tre difensori magiari quando sono in possesso di palla. Jorginho, invece, si alza sul suo omologo Nagy. La scelta di attaccare gli avversari si rivela assolutamente determinante, perché mette a nudo le carenze tecniche dei padroni di casa. Proprio da questa situazione, al minuto 27, gli azzurri costruiscono la rete del vantaggio.
Tutto nasce da un disastroso retropassaggio del centrocampista del Pisa, sul quale si avventa Gnonto. L’uscita del portiere Gulacsi ferma il classe 2003, ma sulla palla vagante arriva Raspadori, che con grande freddezza segna la rete dello 0-1.
Sbloccato il risultato, la squadra di Mancini ha il demerito di staccare le mani dal volante troppo presto. L’Ungheria non accusa il colpo, anzi ne ricava nuova energia per premere maggiormente, soprattutto sulla fascia destra con la spinta di Fiola e sulle palle inattive. A preoccupare il nostro c.t. è però soprattutto il cattivo trattamento del pallone da parte dei suoi giocatori, che genera troppi recuperi in favore degli avversari.
Secondo tempo: Italia ancora in gol, ma non in controllo
La ripresa si apre con un cambio per parte. Nell’Italia, Acerbi fa spazio a Bastoni. Nell’Ungheria, invece, entra Styles per Nagy. Una sostituzione che apporta più dinamismo e presenza negli ultimi metri alla Nazionale di Rossi.
L’approccio degli azzurri è comunque molto positivo, con una ritrovata qualità nel palleggio e con una maggiore partecipazione al gioco anche di Raspadori, trovato più facilmente tra le linee ora che i padroni di casa non hanno più uno dei due filtri. Il pallone si muove bene, soprattutto grazie ai centrocampisti, e gli esterni non fanno mancare il proprio apporto. Al minuto 52, l’Italia trova anche il gol del raddoppio con Dimarco, presente a chiudere sul secondo palo una bella azione tutta in verticale rifinita dall’assist di Cristante.
Come già abbiamo visto in questa analisi tattica della sfida contro l’Ungheria, però, la costante negativa dell’Italia è quella di abbandonare la gara troppo presto. Anche sul doppio vantaggio, infatti, gli azzurri perdono il bandolo della matassa a causa dei troppi e continui errori tecnici. L’inconsistente gestione del pallone porta la squadra a faticare a superare il centrocampo, infondendo fiducia negli ungheresi, che possono così spostare il baricentro in avanti.
La squadra di Mancini si ritrova schiacciata nella propria metà campo, incapace di ribaltare l’azione e senza riuscire a respirare. Gnonto e Raspadori infatti non tengono palla contro l’aggressività dei difensori avversari. Inoltre si fatica a trovare un argine a Styles, la cui posizione tra le linee e la capacità di inserirsi in area con i tempi giusti creano qualche problema. Soltanto uno strepitoso Donnarumma riesce a tenere la porta inviolata dai tentativi dei padroni di casa.
Mancini cambia nella speranza di invertire il trend
Dopo aver invertito Cristante e Barella, l’ex tecnico di Inter e Lazio decide di dare più peso al reparto avanzato. Entrano prima Gabbiadini per Gnonto e poi Scamacca, insieme a Pobega, per Raspadori e Jorginho. Cristante va a ricoprire la posizione in mezzo al campo davanti alla difesa, mentre la maggiore fisicità in attacco induce gli azzurri a potersi affidare anche al lancio lungo per uscire dalla pressione ungherese.
Rossi, invece, rinfoltisce la sua squadra di forze fresche per provare a concretizzare il momento favorevole. Al minuto 57, c’è l’ingresso di Gazdag per Kerkez, con conseguente spostamento di Nego sulla fascia destra. Poi, una decina di minuti dopo, è il turno di Bolla e Adam per lo stesso giocatore di origini francesi e il capitano Szalai.
Solo negli ultimi minuti, l’Italia riesce a respirare, complice anche il calo inevitabile dell’Ungheria. Si crea così l’occasione per far debuttare al 90° Mazzocchi, al posto di un Di Lorenzo uscito malconcio.
Analisi tattica Ungheria-Italia: le considerazioni finali
La squadra di Rossi non smette di sorprendere, al netto della sconfitta. I magiari confermano la loro costante crescita terminando al secondo posto in un girone molto complicato, con squadre sulla carta ampiamente più forti. La permanenza nella League A di Nations League testimonia il nuovo status raggiunto dall’Ungheria nello scenario calcistico continentale. E cioè, non più la mera Cenerentola che incanta ed emoziona, ma una vera e propria outsider infiltrata tra l’élite d’Europa.
Per quanto concerne gli azzurri invece, la seconda qualificazione consecutiva alle semifinali della competizione rappresenta il giusto premio per una squadra che, nonostante gli alti e bassi, sta cercando di ritrovarsi. Passando anche attraverso una fase primordiale di rinnovamento. Il 3-5-2 si conferma un sistema solido, che mette in risalto le qualità di alcuni singoli, e non solo un esperimento temporaneo dovuto alle defezioni dell’organico. Tuttavia, la prestazione risulta meno brillante dell’ultima uscita. Come ampiamento ribadito in questa analisi tattica del match contro l’Ungheria, l’Italia è troppo approssimativa nel palleggio. Così facendo, la squadra non riesce mai a prendere pieno possesso della partita, a dominare e a entrare sotto pelle all’avversaria. Un aspetto da migliorare assolutamente in vista delle prossime sfide.