Uomo spogliatoio: il giusto equilibrio alla squadra

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Tra i tanti aspetti del calcio, si può parlare di quello legato all’uomo spogliatoio e alla sua importanza, dato che spesso questo giocatore è capace di dare il giusto equilibrio alla propria squadra. Trasmettere fiducia, grinta, voglia di vincere e far bene, in ogni momento e in ogni situazione. Il cosiddetto “uomo spogliatoio” non è per forza il capitano della squadra, ma può essere il giocatore più “carismatico”, che viene seguito da chiunque in qualsiasi occasione. Nel bene e nel male, con un unico obiettivo: vincere. A volte è un fattore che passa in secondo piano, ma avere un giocatore di questo calibro in squadra può permettere di raggiungere persino le vittorie che sembrano impossibili.

Uomo spogliatoio: cosa lo contraddistingue dagli altri

A contraddistinguere l’uomo spogliatoio da tutti gli altri giocatori ci sono diverse caratteristiche: la prima è che è come se fosse un “allenatore aggiunto“, una guida – silenziosa e non – che cerca di dettare il gioco – e l’anima – dei propri compagni.

L’uomo spogliatoio è quel tipo di giocatore che riesce a mantenere il gruppo unito e compatto, quasi un collante, un intermediario. Un vero e proprio leader. Con un solo obiettivo, che accomuna tutta la squadra. Giocare per la vittoria.

Di seguito alcune “qualità” che lo distinguono dalla massa e degli altri giocatori:

  • Prima di tutto, è un vincente: uno che nella sua carriera ha vinto tutto (o quasi); un giocatore di questo tipo, capace di trionfare con squadre diverse, non può che essere seguito e visto come un punto di riferimento. (oltre a Ronaldo e Ibrahimovic, si potrebbero citare anche Dani Alves, Paolo Maldini e Leo Messi)
  • Sa sempre trasmettere positività: se, come giusto che sia, l’allenatore riporta pro e contro, l’uomo spogliatoio ha sempre la parola giusta al momento giusto; lo scopo è quello di valorizzare e confortare ogni singolo giocatore, in modo da far capire la sua importanza e spingerlo a fare ancora meglio.
  • Un aspetto che non può mancare è la coerenza: oltre a trasmettere grinta, voglia e fiducia, bisogna anche metterla in pratica, dai semplici allenamenti alle partite di estrema importanza; l’uomo spogliatoio è onnipresente.
  • Vero e proprio esempio: è il giocatore più puntuale e meticoloso, dedito alla squadra; l’uomo spogliatoio diviene un esempio da seguire e ammirare, guadagnandosi così il rispetto di tutti.

Si possono allora contare “appena” quattro caratteristiche, che portano così a distinguere un giocatore da un uomo spogliatoio.

Da non confondere invece con il capitano che ha, a suo modo, un grandissimo valore per la squadra. Infatti chi indossa la fascia si prende la responsabilità di gestire i compagni in mezzo al campo, placando gli animi, gestendo la situazione con l’arbitro e dando sempre coraggio.

Due riconoscimenti diversi, ma entrambi di estrema importanza. Uno dei due è la guida in campo, l’altro può essere il leader anche al di fuori del rettangolo di gioco, quella forma di saggezza e lucidità che, durante una sfida, può mancare. L’uomo spogliatoio ha così la capacità di rimettere la squadra in ordine, gestire il lato più “psicologico” trasmettendo comunque fiducia e grinta.

Il capitano è colui che, oltre ad essere attaccato alla maglia, ne rappresenta i colori, la maglia, la causa.

Uomo spogliatoio: il giusto equilibrio alla squadra

Alcuni esempi

Tra i casi più eclatanti degli ultimi anni, si possono citare Cristiano Ronaldo nella Juventus e Zlatan Ibrahimovic nel Milan. Due professionisti che hanno fatto del calcio il loro credo, vincendo, perdendo, ma soprattutto distinguendosi per classe, carisma, voglia di vincere. A confermarlo i loro ex – e attuali – compagni di squadra.

Non possono che essere definiti veri e propri “trascinatori”, a prescindere dalla maglia che indossino. In passato come in futuro, questi due calciatori rappresenteranno un punto di forza per il proprio club.

Un altro esempio da fare è quello di Gianluigi Buffon, vera e propria icona del calcio italiano e mondiale. Prima – in giovane età – con il Parma e negli ultimi anni (ben 19 stagioni) con la Juventus. Nonostante l’età che avanza (per il mondo del calcio), è rimasto un punto fermo della squadra e soprattutto è diventato, poco a poco, un vero e proprio uomo spogliatoio, grazie alla sua saggezza e alla sua voglia di fare sempre di più, conquistando trofeo, tagliando traguardi, raggiungendo record, personali e di squadra.

Uomo spogliatoio: il giusto equilibrio alla squadra

Dunque, a conti fatti, il capitano non è per forza l’uomo spogliatoio e, di conseguenza, l’uomo spogliatoio non è per forza il detentore della fascia. Entrambi, però, sono fondamentali e non ci si potrebbe immaginare un calcio senza questi due uomini chiave.

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