La consueta rubrica “Vecchie Glorie”, dopo aver trattato le vicende di Morgan De Sanctis, dedica l’odierno appuntamento a un altro indimenticato portiere della Serie A: Alberto Fontana. L’estremo difensore si è distinto con prodezze degne di nota indossando diverse casacche, da quella del Cesena a quella del Palermo, passando per Bari, Atalanta, Inter e Chievo Verona. Da riserva o da titolare la differenza non si è mai percepita. Infatti, con grande professionalità, il giocatore si è sempre fatto trovare pronto dall’allenatore di turno. E una volta smesso col calcio, la decisione di cambiare completamente la propria vita.
La carriera di Alberto Fontana: dalla gavetta all’affermazione con Cesena, Bari e Atalanta
Alberto Fontana nasce il 23 gennaio 1967 a Cesena, città in cui cresce umanamente e calcisticamente. In particolare, si distingue per la grande agilità tra i pali, nonché per la reattività sui tiri effettuati da qualsiasi distanza. Dopo due brevi esperienze tra Serie C2 e C1, rispettivamente con Vis Pesaro e Spal, torna a vestire la maglia bianconera, esordendo addirittura in Serie A, nella stagione 1990/1991. L’annata, tuttavia, non regala grandi soddisfazioni, vista la retrocessione finale della compagine romagnola. Di conseguenza, dopo un ottavo e un nono posto in Serie B, l’estremo difensore decide di mettersi in gioco lontano dalla propria terra, accettando la corte del Bari di Giuseppe Materazzi. I soli 21 gol subiti, uniti a 15 clean sheet, rappresentano una componente importante della promozione dei pugliesi in massima serie.
L’avventura con i galletti prosegue per altre tre stagioni, in cui vive una tranquilla salvezza, una nuova retrocessione e la pronta risalita in Serie A. Un trend quasi “ad ascensore” che si conferma anche quando passa all’Atalanta. Fontana, infatti, difende i pali della “dea” per tre anni e mezzo, partendo proprio dalla massima serie, retrocedendo in Serie B e tornando nel calcio che conta nel 2000. Per lui, in cadetteria, altre due annate da assoluto veterano e protagonista, con 14 e 17 partite a porta inviolata. In seguito, nel gennaio del 2001, si accasa al Napoli, ma nulla può per evitare agli azzurri la retrocessione dopo appena una stagione in Serie A.
Dall’Inter al Palermo, passando per il Chievo Verona
La compagine partenopea vorrebbe riconfermare il portiere cesenate anche in cadetteria, ma si fa avanti l’Inter di Hector Cuper, che cerca una riserva di sicuro affidamento a Francesco Toldo. Fontana accetta la corte nerazzurra e resta all’ombra della Madonnina per ben quattro anni, in cui gioca solo dieci partite in campionato. A queste si aggiungono gli esordi in Coppa Uefa e in Champions League, in cui gioca sei volte in totale. Inoltre, in questa esperienza, riesce a farsi ben volere dalla tifoseria, subendo solo 9 reti e dimostrandosi, a tratti, più efficace nei propri interventi anche rispetto all’inamovibile compagno di reparto.
Nel 2005, poi, con l’arrivo di uno sconosciuto Julio Cesar, l’estremo difensore decide di compiere il percorso inverso del brasiliano, trasferendosi al Chievo Verona in sostituzione di Luca Marchegiani, ritiratosi. Anche in terra veneta Fontana si rivela assoluto protagonista della squadra che, in seguito ai fatti di Calciopoli, viene “promossa” dal settimo al quarto posto. Di conseguenza il Chievo disputa, per la prima volta nella propria storia, i preliminari di Champions League. Tuttavia il portiere non prende parte a questa avventura perché, proprio quell’estate, accetta la corte dell’ambizioso Palermo di Maurizio Zamparini.
Con la compagine rosanero l’estremo difensore vive la sua ultima esperienza nel calcio giocato. Da incorniciare, resta senza ombra di dubbio il rigore parato a Kakà, nello 0-0 casalingo contro il Milan. Questo è solo uno dei 18 penalties respinti in carriera, 10 dei quali in Serie A, contro altri avversari eccellenti quali Zinedine Zidane e Alessandro Del Piero. Dopo due stagioni da titolare, tuttavia, cede il posto a Marco Amelia. Fontana non la prende molto bene, e di conseguenza si viene a creare una situazione di continue incomprensioni con la società. Alla fine, gioca l’ultima partita della propria carriera contro la “sua” Inter, all’età di 41 anni e 297 giorni. Attualmente, più longevi di lui in Serie A, sono stati solo Gianluigi Buffon, Francesco Antonioli e Marco Ballotta.
Alberto Fontana oggi: il legame inscindibile con la sua Romagna
Terminata la propria avventura sul rettangolo verde, Alberto Fontana ha deciso di dire definitivamente addio al mondo del calcio. Come confessato in una recente intervista a Tuttomercatoweb, la decisione è stata presa nonostante avesse ricevuto altre offerte dal Bari di Antonio Conte e dal Grosseto, entrambe militanti in Serie B. Il tutto per dedicarsi al primo vero amore della sua vita: il mare e la terra romagnola. L’ormai ex portiere, infatti, era figlio di Franco, di professione bagnino, che ha dedicato tutta la propria vita alle spiagge di Cervia, località in provincia di Ravenna.
Ed è proprio qui che Fontana ha deciso di aprire il suo bed and breakfast, occupandosi soprattutto della parte burocratica e accogliendo i tanti turisti che invadono ogni estate la riviera. Allo stesso tempo, la moglie Daria gestisce un hotel nella sua Cesena. Dalla loro unione sono nati due figli, Niccolò e Ludovica. Il primogenito, in particolare, sta seguendo le orme del padre, a difesa dei pali della formazione giovanile Cervia. Nella speranza di poter, un giorno, calcare palcoscenici importanti, senza però perdere di vista le cose che contano davvero. Esattamente come ha capito, molto prima, il suo papà Alberto.