Vecchie Glorie: parliamo di Emanuele Belardi

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La rubrica “Vecchie Glorie” targata 11contro11 giunge al suo ultimo appuntamento prima della pausa estiva. Dopo aver trattato le gesta di Luca Bucci e Gianluca Pegolo, oggi è il turno di Emanuele Belardi. L’estremo difensore vanta un curriculum di tutto rispetto, con le esperienze più longeve vissute con la Reggina e l’Udinese, passando, tra le altre per Napoli e toccando l’apice con la maglia della Juventus, tra Serie B e Serie A. Esperienze, quelle in amaranto e con la compagine bianconera, che si ripeteranno una volta appesi i guantoni al chiodo.

La carriera di Emanuele Belardi: l’ascesa alla Reggina

Emanuele Belardi nasce il 9 ottobre 1977 a Eboli, in provincia di Salerno. Dopo aver mosso i primi passi sul rettangolo verde nel proprio paese d’origine, a tredici anni arriva la chiamata della Reggina. La società calabrese vede in lui un grande potenziale e lo aggrega al settore giovanile. E l’esordio tra i professionisti avviene in occasione del match casalingo vinto 4-0 contro il Palermo, in Serie B, nella stagione 1995/1996, quando subentra al titolare, Alessio Scarpi.

In seguito viene mandato a maturare in Serie C1, con la maglia della Turris. Nella prima esperienza da titolare, Belardi si disimpegna bene, totalizzando 18 presenze, 14 gol subiti e ben 6 clean sheet. Questi numeri, tuttavia, non sono sufficienti per salvare la squadra campana dalla retrocessione. Ma bastano per ritornare nella “punta dello stivale”. Nella stagione 1998/1999, inoltre, la Reggina raggiunge la sua prima storica promozione in Serie A, e il portiere ebolitano viene chiamato in causa in 5 occasioni. Ciò che resta memorabile, tuttavia, è l’esordio in massima serie, al cospetto del Milan campione d’Italia. La squadra allenata da Franco Colomba si sta rivelando essere matricola terribile, e si conferma tale anche a San Siro, fermando i rossoneri sul 2-2

È la partita che sintetizza tutta la carriera di Emanuele Belardi. Dopo il vantaggio firmato Mohamed Kallon, infatti, l’estremo difensore non è impeccabile né in occasione del pareggio firmato Andriy Schevchenko né del vantaggio dei padroni di casa, propiziato da una sua autorete. Tuttavia, dopo il pareggio agguantato nuovamente dall’attaccante della Sierra Leone, gli amaranto rischiano di soccombere per un rigore concesso al Milan nel finale. Pericolo scongiurato proprio da Belardi, che ipnotizza Schevchenko e preserva l’importante punto ottenuto dalla sua squadra, che a fine campionato ottiene un importantissimo dodicesimo posto.

Una sfortunata parentesi tra Napoli e Modena

Dopo la retrocessione in cadetteria, la Reggina decide di puntare con decisione su Emanuele Belardi, promuovendolo titolare. E l’estremo difensore campano ripaga con la sua migliore stagione in riva allo stretto, giocando tutte le partite, subendo solo 33 gol e mantenendo la porta inviolata in 16 occasioni. Numeri che significano l’immediata risalita in Serie A. Il portiere resta in amaranto altre due stagioni, risultando sempre importante per la permanenza in massima serie della squadra. Nel 2004, poi, accetta la corte dell’ambizioso Napoli di Aurelio De Laurentiis, che vuole risorgere dalle ceneri del fallimento. È un doppio salto all’indietro non indifferente per Belardi, che però accetta di buon grado la destinazione, contando sulla presenza di compagni come Francesco Montervino e Nicola Pozzi.

Tuttavia, come ammesso dal diretto interessato, pur non rimpiangendo i sei mesi all’ombra del Vesuvio, l’esperienza in maglia azzurra è stata contraddistinta da diversi errori tecnici, dovuti alle difficoltà di ri-adattamento alla Serie C1. A Napoli, allo stesso tempo, resta memorabile il match vinto contro il Benevento per 2-0, in cui riesce a parare un rigore col piede, nonostante fosse stato spiazzato. Allo stesso tempo la riserva Matteo Gianello scala le gerarchie, e nella sessione di mercato invernale i campani puntano sul belga Olivier Renard, proveniente dal Modena. Belardi, di conseguenza, compie il percorso opposto, ma non riesce mai a insidiare il titolare, Giorgio Frezzolini

La risalita vertiginosa, dal Catanzaro alla Juventus

Una delle esperienze più sfortunate nella carriera di Emanuele Belardi è senza dubbio quella di Catanzaro, in termini di gol subiti, 49, sia per l’epilogo, la retrocessione in Serie C1 come ultima della graduatoria. Come si dice in questi casi, una volta toccato il fondo, non si può far altro che risalire. E quella dell’estremo difensore ebolitano è una risalita a dir poco vertiginosa.

Vecchie Glorie: parliamo di Emanuele Belardi
Emanuele Belardi con la maglia della Juventus, stagione 2006/2007.

Nell’estate del 2006, infatti, arriva la chiamata della Juventus, appena retrocessa d’ufficio in Serie B, in seguito allo scandalo di Calciopoli, dove diventa il terzo dietro un mostro sacro come Gianluigi Buffon e a un giovane Antonio Mirante. Dopo una prima stagione vissuta senza mai giocare, in seguito al ritorno in Serie A viene impiegato 9 volte, contribuendo al ritorno in Champions League dei bianconeri, in seguito al terzo posto in campionato.

Da Udine al doppio ritorno a Reggio, girando per l’Italia e non solo

Dopo il bianconero torinese, Belardi dal 2008 al 2011 indossa quello dell’Udinese. L’impiego dell’ex portiere della Reggina diventa sempre più centellinato, viste le sole 14 presenze in tre anni e mezzo, tant’è che nel gennaio 2012 decide di tornare a indossare ancora una volta la maglia amaranto calabrese, senza però lasciare il segno. Scaduto il contratto, l’estate successiva si trasferisce a Cesena, prima di risolvere consensualmente il contratto a fine dicembre, dopo 15 presenze in campionato. Stesso epilogo anche per l’esperienza successiva, a Grosseto, durata nemmeno sei mesi.

Nella stagione 2013/2014 Belardi si accasa a Pescara, dove riprende a giocare con maggiore continuità, prima di vivere la sua prima e unica avventura fuori dai confini nazionali col Pune City, nella Indian Super League. In questa circostanza ritrova i suoi ex compagni Bruno Cirillo e David Trezeguet, nonché il proprio ex allenatore Franco Colomba.

Prima di appendere i guantoni al chiodo, decide di concedersi la sua ultima stagione, ancora una volta, lì dove tutto era iniziato, a Reggio Calabria. Nonostante le tante difficoltà, la squadra allenata dal suo ex compagno Giacomo Tedesco riesce a salvarsi, anche grazie al suo contributo, in seguito ai playout vinti contro gli eterni rivali del Messina. Le sue ultime due partite, contro i peloritani, alza la saracinesca per l’ultima volta, riuscendo a mantenere la rete inviolata.

Emanuele Belardi oggi: alla ricerca di giovani talenti

Dopo aver lasciato il calcio giocato, Emanuele Belardi decide di dedicarsi ai ragazzi che vogliosi di seguire le sue orme oltreché quelle dei propri colleghi. Nel 2018 comincia questa “nuova vita”, tanto per cambiare, nella Reggina, diventando responsabile del settore giovanile. Lasciata ancora una volta la Calabria, a causa di alcuni dissidi con la dirigenza, l’anno successivo fa ritorno alla Juventus, dove entra a far parte dell’Area scouting. Attualmente ricopre il ruolo di consigliere del CONI in Campania.

Nel frattempo Belardi ha dato vita a una propria scuola calcio, a Campagna, in provincia di Salerno. Il tutto all’insegna di quelli che sono stati i valori che hanno contraddistinto l’uomo oltreché il calciatore: l’umiltà di conoscere i propri punti di forza e soprattutto i propri limiti, e la lealtà sportiva, dentro e fuori dal campo. Un bagaglio da trasmettere alle nuove generazioni attraverso la comune passione per il gioco del calcio.

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